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sabato 14 aprile 2018

38 anni fa ci lasciava Gianni Rodari, il padre delle filastrocche che tutti abbiamo imparato

Il 14 aprile del 1980 moriva Gianni Rodari, lo scrittore che ha accompagnato il mio percorso scolastico infantile, proprio lui che mi ha fatta innamorare della poesia, e della scrittura in genere.
Tantissime le filastrocche imparate alle elementari, firmate da lui che riusciva a mettere in rima temi caldi e cruenti, rendendoli quasi meno dolorosi, ma densi di riflessione.
Proprio oggi, all'indomani dell'ennesimo episodio bellico in Siria, ho trovato questa poesia che non leggevo da un pezzo.
"Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra".
E invece no, mio caro Gianni.
La guerra si fa, ancora oggi, per mano di uomini che antepongono i propri interessi economici alle vite di migliaia di innocenti.
Non ho scritto nulla in merito, nella mia rubrica dedicata all'attualità e alla cronaca.
Non l'ho fatto per scelta.
Perché la guerra è molto più grande di me. Perché mi fa paura. Perché una parola sarebbe poca, e due troppe.
Poi, però, un quotidiano mi ha ricordato che oggi ricorre il 38esimo anniversario della tua morte, e allora mi son detta che due parole dovevo spenderle.
Grazie per aver regalato i tuoi versi a me, e a milioni di altri bambini che hanno imparato ad amarti.
Chissà cosa leggono i bambini Siriani.
Chissà se i loro occhi, colmi di lacrime e di paura, riescono ancora ad accogliere delle poesie.
Ciao Gianni. Abbraccia per me tutte le vittime di questa guerra stupida e vile.

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