Nome unisex? Per i giudici va cambiato.

Solo qualche settimana fa, in occasione della nascita del terzo figlio di William e Kate, scrivevo la mia sulla scelta del nome dei propri figli.
Dicevo, infatti, di seguire i propri desideri, senza lasciarsi condizionare da niente e da nessuno.
Ecco, ho omesso il buonsenso. Alla base della scelta, infatti, dovrebbe anzitutto esserci il buonsenso.

E' di ieri, infatti, la notizia (riportata da Il giorno), secondo cui due genitori sarebbero stati costretti dai giudici a cambiare il nome della propria figlia milanese di un anno e mezzo, poiché quello scelto, Blu, non esplicita il sesso della bimba.
Nonostante il nome sia stato accettato ovunque, infatti, compreso il passaporto, per la Procura della Repubblica i genitori avrebbero tempo fino a domani per rettificare l'atto di nascita, altrimenti decideranno loro quale nome affidare alla piccola.

Eppure, se permettete, Blu non mi sembra tanto dissimile da Sole (nome scelto per la secondogenita di Michelle Hunziker). Essendo sole un sostantivo maschile, infatti, non vedo come possa essere attribuito ad una bambina.
E che ve ne pare, invece, di Andrea, scelto indistintamente sia per i maschietti che per le femminucce?

Insomma, i nomi opinabili sarebbero tantissimi, in Italia e nel mondo, ma quanto è giusto costringere una creatura di un anno e mezzo, che ormai sa di chiamarsi Blu, ad identificarsi, tanto per fare un esempio, in Maria?
Pare che i suoi genitori tenteranno di convincere i giudici della loro scelta ma, intanto, dovrebbero elaborare un piano b.