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lunedì 23 dicembre 2019

Figli bamboccioni. Come gestirli?

Qualche giorno fa guardavo un'intervista di Carmen Di Pietro nella quale la showgirl dichiarava di aver messo alla porta suo figlio, all'indomani del compimento della maggiore età, per responsabilizzarlo.
In qualità di madre ho provato un misto di vergogna e rabbia per lei. In fondo, a diciotto anni un ragazzo non si è ancora neppure diplomato. Come si può pretendere che sia capace di sostentarsi?

Il caso ha voluto che, qualche ora dopo, sfogliando un quotidiano online mi fossi imbattuta in una notizia che ha dell'inverosimile.
Un giudice di Torino ha condannato un padre a due mesi di reclusione per aver smesso di versare gli alimenti a sua figlia ormai trentatreenne, e ovviamente alla ripresa del pagamento dell'assegno.
Premetto che l'uomo risulta disoccupato, mentre la ragazza (che vive con la madre) percepisce un regolare stipendio di circa 800 euro.
In sostanza, per la legge, un padre separato dovrebbe ridursi a vivere in condizione di assoluta povertà pur di mantenere una figlia adulta che non intende "crescere".

Anni fa, Padoa-Schioppa definì i giovani italiani dei bamboccioni e fu subito delirio.
Personalmente, non mi sentii chiamata in causa, in quanto non ho mai accettato la paghetta di mio padre e sono sempre riuscita a provvedere autonomamente alle mie esigenze, accettando di lavorare sin da giovanissima in cambio di salari bassissimi, ma che mi facevano sentire "utile".
Già da allora, però, molti miei coetanei preferivano dormire fino a mezzogiorno, oppure iscriversi all'università a spese "del papi" e continuare a fare la bella vita.
Perché credete che qualcuno di questi bambocci riesca a laurearsi nei tempi? Assolutamente no. Perché studiare è faticoso, quindi meglio impiegare dieci anni per conseguire (nella migliore delle ipotesi) una triennale.

Dunque ha fatto bene la Di Pietro a sfrattare suo figlio?
No, non esageriamo.
Non ho mai amato gli eccessi, ma ritengo che in caso di figli bamboccioni le responsabilità siano ascrivibili esclusivamente ai genitori.
Perché un ragazzo può vivere a casa con i suoi anche fino a quaranta o cinquant'anni, per non sobbarcarsi il costo dell'affitto di un appartamento ad esempio (nel caso in cui rimanga single), ma non per questo dev'essere un inetto.
Conosco diversi trentenni che, infatti, hanno una carriera ben avviata e contribuiscono regolarmente alle spese del proprio nucleo familiare, ma che magari attendono di incontrare l'anima gemella per abbandonare la casa paterna.
Onestamente, non mi sento di criticarli.
Ho sempre pensato che, qualora non mi fossi sposata, a quell'età sarei comunque andata a vivere da sola, ma nella vita non si può mai sapere.
Quindi, non mi sento di giudicare questi "diversamente giovani", ma non ho nessuna pietà per quei genitori che continuano a mantenere i propri figli all'infinito, rendendoli un peso per loro stessi e per la società.

Insomma, responsabilizziamo i figli senza fretta, ma nemmeno in modalità lumaca...

34 commenti:

  1. Ecco il punto è l'equilibrio tra i due eccessi. Per esempio andare all'università se la si fa seriamente non vuol dire state sulle spalle dei tuoi genitori facendo la bella vita. Vedo anche che molto dipenda da come i genitori hanno educato i loro figli.

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    1. Onestamente apprezzo molto di più gli studenti universitari "seri" che nel weekend fanno i camerieri o qualsiasi altro lavoro, per potersi mantenere.
      Anche se ovviamente il loro guadagno non basta a coprire gli studi, almeno non chiedono la paghetta a mamma e papà fino a trent'anni per comprarsi le sigarette...

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  2. Cara Claudia, spesso sono i genitore che li viziano, con delle frasi! Poverini studiano tanto!!!
    Per me è il contrario, se una studia tanto è qui che si vede la sua intelligenza, cioè capisce che deve aiutare la famiglia per poter continuare, e al fine settimana lavorare!!!
    Ciao e buon natale, e un abbraccio con un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Bravissimo.
      Si può studiare tanto senza gravare completamente sulle spalle di mamma e papà!

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  3. In medio stat virtus, come hai giustamente puntualizzato. Se il figlio si iscrive all'università e dimostra di volerla prendere, la laurea, e cerca di trovarsi qualche lavoretto (da schiavo sottopagato, ma questo è un altro paio di mutande...) per alleviare la pressione, chiaro che i genitori devono sostenerlo; se fa il bamboccione e in un anno non dà neanche un esame, l'anno dopo gli si dice "Uè, ciccio, o studi o te ne vai a cercarti un lavoro". Che non vuol dire cacciarlo via: vuol semplicemente dire "Adesso contribuisci pure tu alle spese". Come quei trentenni dotati di lavoro che stanno coi genitori e pagano la loro parte di spese domestiche, che hai citato nel post - ma a loro nessuno ha dovuto dirlo.

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    1. Analisi perfetta.
      Io sono andata via da casa dei miei a 26 anni, nonostante fossi indipendente da prima.
      Mio fratello ne ha 23 e vive con mamma, ma anche lui lavora e bada a se stesso.
      Credo che i miei genitori abbiano fatto un ottimo lavoro con noi, e lo stesso cerco di fare con mio figlio.

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  4. Il comportamento della Di Pietro è assurdo, secondo me certa gente fa determinate cose solo per fare parlare di sé, dato che nel suo caso, dopo le tette rifatte, il matrimonio con Paternostro e la partecipazione all'Isola dei famosi, non mi pare sia esattamente una "vip" sulla cresta dell'onda... Diciamo piuttosto una fallita che quel baraccone che si chiama televisione del terzo millennio tiene ancora in considerazione ogni tanto.

    Ingiusta anche la condanna al padre disoccupato costretto a mantenere la figlia; mi chiedo chi sia il suo avvocato. Comunque al posto suo non pagherei e mi farei mettere in carcere a farmi servire due pasti caldi al giorno a spese dello Stato.

    Figli bamboccioni... Che poi magari sono gli ultimi a restare coi genitori e quelli sulle cui spalle grava la responsabilità di accudirli qualora non fossero più autosufficienti, perché gli eventuali fratelli sono lontani, hanno bimbi piccoli, lavorano... Per me è una valanga di scuse! Non possono esserci personalmente, allora paghino qualcuno che li rappresenti e condivida gli oneri del "bamboccione".

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    1. Accudire i genitori nel momento del bisogno è un dovere, anzitutto morale, di ciascun figlio.
      Di sicuro chi non ha modo di farlo fisicamente, deve farlo materialmente.
      Allo stesso tempo, però, un figlio non può annullarsi per provvedere ai suoi genitori, perché quando questi verranno a mancare, svanirá anche la pensione di accompagnamento e qualsiasi bonus.
      Quindi che si fa? Si spera nel reddito di cittadinanza?
      Proprio come chi studia e lavora di notte per mantenersi, credo che chi accudisce i propri cari debba comunque mantenere in vita il suo piano B.
      E parlo per esperienza diretta.

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    2. Io non ci sono riuscito a mantenere un piano B, ed essendo figlio unico ho assolto ai miei doveri come meglio ho potuto (e continuo a farlo), ma per quanto mi impegnassi, non facevo mai abbastanza perché certe malattie possono soltanto peggiorare 😢 e la burocrazia delle ASL di certo non aiuta le famiglie.
      Conosco invece chi, con le motivazioni che ho scritto prima, delegano spassionatamente ogni onere al fratello "bamboccione" rimasto coi genitori, o comunque che vive loro più vicino.

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    3. Spero che tu possa presto trovare la tua realizzazione professionale e che la vita ti restituisca quello che ha tolto.
      Il tuo modo di essere figlio comunque ti fa onore.
      Altro che bamboccione!

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  5. Ciao Claudia! Mi unisco al coro di tutti coloro che dicono "in medio stat virtus". Sta al genitore trovare l'equilibrio corretto: è giusto aiutare un figlio, doveroso sostenerlo nelle difficoltà, ma anche richiamarlo e riprenderlo se palesemente se ne approfitta. Non so perché, ma, come in tante altre cose della vita, la medietà, che è la cosa più sensata, spesso manca… e si eccede, o in un opposto, o nell'altro.

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    1. In effetti gli eccessi sono sempre negativi, in qualsiasi caso.
      E non ci vuole un manuale per spiegarne il motivo...

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  6. Concordo pienamente con Gas 75 e gli altri qui sopra .
    Quando mia figlia , dopo un diplomino di segretaria d'Azienda ha smesso di
    studiare , le ho detto " Ora cercati un lavoro , non voglio vederti
    gironzolare per la strada." Il lavoro se l'è trovato . Ho preteso un tot
    al mese per il suo mantenimento . Senza dirle nulla, i soldi li ho messi
    da parte e glieli ho dati quando si è sposata .

    L'altra figlia , dopo il diploma ha lavorato (con piccola paghetta) per
    dare l'esame alla "Libera professione". Dopo di che ha sempre lavoricchiato.
    In seguito ha trovato un ottimo e ben pagato lavoro in Emilia .
    Veniva a casa il Venerdì sera e ripartiva la Domenica sera .
    Poi l'Amore l'ha portata in Germania , ha sempre lavorato e ora con la
    bimba fa' un part-time .

    Penso che ai figli si debba insegnare ad essere responsabili in tutti i
    sensi , almeno , si spera ,non diventino bamboccioni .

    Un forte abbraccio . Laura
    PS. Pensavo di trovare una canzone di Natale .

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    1. Le canzoni di Natale le troverai a partire dal 25. 😉
      P.S. Da una madre indipendente ed intraprendente come te non potevano certo venir su due figlie bamboccione... 😘

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  7. Bisogna responsabilizzare i figli ...poi per me possono stare con i genitori anche fino ai sessant’anni.
    Ma devono contribuire alle spese e darsi da fare.
    Io finché non me ne son andato da casa ,da quando ho cominciato a lavorare ho sempre lasciato dei soldi ai miei per le spese famigliari.
    Anch’io poi sognavo di andarmene da casa e di essere completamente indipendente.
    Mia sorella che ha venticinque anni meno di me..ha capito tutto della vita.
    Ha continuato a fare quello che voleva prima e dopo l’indipendenza economica restando ad abitare con i miei.
    Ma sai come la più piccola della famiglia , unica figlia femmina ..i miei le han sempre perdonato tutto.
    Lei sfrutta il suo ascendente e ..io l’ammiro 😀😘 ma non è una bambocciona è...furba!

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    1. Ahahah
      È una bambocciona furba, allora.
      Soprattutto perché non si è ancora sposata. 😂😂😂😉

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  8. Mai dire mai...magari ci sorprenderà.
    Bambocciona però no perché si è sempre mantenuta e ha contribuito anche lei alle spese famigliari ..quando stava con i miei.
    Più che altro son i miei che non riescono a tenerle testa.
    😘

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    1. Allora non ho capito niente, perché dal tuo commento sembrava che avesse 25 anni e vivesse a casa con i tuoi senza cacciare un euro, pur lavorando.

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  9. Innanzitutto dipende dai figli stessi, di come sono e quali sono i loro scopi, poi i genitori si comportano di conseguenza.

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  10. ha allevato un figlio facendolo diventare un bamboccione e poi lo ha messo alla porta perché bamboccione? ho capito bene?

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  11. Noi genitori siamo l'unica causa della 'bamboccionaggine' dei figli!
    Proprio la scorsa settimana un padre mi ha detto che aveva quasi saltato la pausa pranzo perché era dovuto tornare a casa di corsa a rifare i letti dei figli( ultra 25enni) - la moglie era bloccata per un brutta mal di schiena.
    Alla mia domanda: 'Ma non se lo possono sistemare loro quando tornano dall'università' - ripeto: università!! Non forno fusorio - mi ha risposto: ' Ma no! Poverini!!!'
    Se mai mi doveste vedere fare una cosa del genere o dire una cosa simile, vi prego: abbattetemi!!!!

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    1. In questa storia mi scandalizzano due cose.
      La prima è che i letti sfatti non hanno mai ucciso nessuno e sarebbero potuti rimanere tali fino a sera.
      La seconda è che mio figlio mi aiuta in casa con molto entusiasmo, ed ha quattro anni.
      Quando andrà all'università, se vorrà la domestica se la pagherà!

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  12. Io credo che i figli (nel mio caso le figlie) siano "piezz'e core". Vanno seguiti e aiutati sempre e poco importa che siano maggiorenni. Sentire l'affetto e l'incoraggiamento dei genitori crea maggior forza d'animo e aiuta a crescere e rendersi indipendenti. Essere lasciati soli non so se dia sempre gli stimoli giusti. Tanti auguroni di Buon Natale e Felice Anno nuovo.

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    1. Grazie degli auguri che ricambio con molto piacere.
      Un abbraccio

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  13. Credo che un quarantenne non dovrebbe vivere con i genitori, credo che a 18 anni si abbia tutto il diritto di essere aiutati. Credo che se avrò le possibilità e i miei figli vorranno studiare e lo faranno con profitto non lo obbligherò a lavorare, perché studiare e lavorare è difficilissimo. Credo che se mi separassi e mia figlia portasse in.tribunale il padre per gli alimenti a 30 anni sentirei di aver fallito come educatrice.
    Credo anche che ogni caso sia a sé e non si possano conoscere le storie degli altri se non si vivono

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    1. Sono perfettamente d'accordo, ma non tollero, in qualsiasi caso, che mogli o addirittura figli si accaniscano in tribunale contro l'ex marito o il padre.
      L'uomo potrebbe essere il peggiore dei traditori, ma prosciugarlo economicamente parlando per me è disumano.
      Troppi ex vivono sotto ai ponti per pagare il mantenimento alle mogli, e ai giudici sembra non interessare.

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  14. Che gli italiani siano dei bamboccioni mi sembra abbastanza ovvio per moltissimi casi. Non in tutti, chiaramente, e sarebbe controproducente fare di tutta l'erba un fascio. Ma ho di fronte agli occhi tanti casi in cui questa cosa è realtà. Non giudico la scelta della Di Pietro. Mentre trovo terribile che un padre debba versare ancora un assegno di mantenimento ad un'adulta della mia età. Inconcepibile.

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  15. di sicuro fare il genitore è un mestiere difficile

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  16. Credo che in realtà la notizia citata riguardi non tanto il problema dei figli bamboccioni, ma delle traversie post separazione. Mi sa tanto di "vendetta" verso il padre.
    Detto questo: grazie per la distinzione tra diversamente giovane e bamboccione :D visto che spesso si fa di tutta un'erba un fascio...

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    1. Ahah
      Tu sei un degno rappresentante della categoria dei diversamente giovani.
      Eppure, prima o poi, ti convincerai a sposarti. 😜

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