Diario di un matrimonio

Come promesso, eccomi qui per raccontarvi com'è andato il matrimonio della mia amica Annamaria, domenica scorsa.

Sebbene si trattasse di un rito civile, e quindi breve e senza troppi preamboli, alla celebre formula "vi dichiaro marito e moglie", mi sono commossa.

Da qualche anno, infatti, mi succede di piangere ai matrimoni. Non era mai accaduto prima. Sarà la vecchiaia? Chissà!

Ho pianto anche mentre Anna e Marco ballavano la celebre canzone omonima di Lucio Dalla. Ma no, non è delle mie sciocche lacrime che voglio raccontarvi.

Nonostante io non ami i ricevimenti nuziali, e il periodo sia molto delicato a causa del Covid-19, non avrei potuto perdermi il matrimonio di Annamaria per nessuna ragione al mondo e per svariati motivi.

Il primo, ovviamente, è che siamo amiche dal 1998 e, nonostante per alcuni anni non ci siamo mai viste, non ci siamo mai perse del tutto.

Anzi, ve la presento per bene... Eccola qui.

La seconda ragione è che stimo molto suo marito, perché ha un vissuto importante, che però non gli ha impedito di amare Anna al cento per cento, e di farle indossare quell'abito bianco, coronando un sogno che lei non aveva mai avuto prima di incontrarlo.

Poi, ero felice di partecipare al loro giorno speciale, perché la funzione si è svolta sulle colline della Selva di Fasano, precisamente a Villa Minareto, luogo in cui io e mio marito ci recammo sei anni fa per scattare le foto per l'album matrimoniale, avendo celebrato la messa in una bellissima chiesa a poche centinaia di metri da lì.

Dunque, mi allettava l'idea di tornare lì a scattare qualche foto per ricordarmi che, nonostante gli alti e i bassi, io e Leo abbiamo ancora molti motivi per essere felici.

Eccovi, quindi, un collage del luogo realizzato il 29 marzo del 2014, e qualche scatto del 13 settembre scorso.

La posa non è identica, perché la ricordavo male, ma lo sfondo almeno è lo stesso.

Un altro motivo per cui ho adorato questa giornata è perché il ricevimento si è svolto nell'Abbazia San Lorenzo di Fasano, luogo a me molto caro sia per il nome che per la sua bellezza.

Insomma, sono stata felice di partecipare a questo momento storico e, perché no, di fare io stessa la sposina novella, avendo affidato Lorenzo alle cure di mia madre ed essendomi concessa un'intera giornata sola con mio marito, cosa mai accaduta prima.

E' stato bello, inoltre, appurare che con le dovute precauzioni anche in tempi di pandemia si può vivere "normalmente".
Nessuno degli invitati indossava la mascherina, infatti, ma il distanziamento era perfetto, grazie anche agli spazi immensi dell'abbazia e alla professionalità degli organizzatori.

Adesso vi saluto, con una citazione che amo molto.

"Che cosa resta della vita,

se non l’aver amato?"

(Victor Hugo)

Io, sfatta, intorno alle 21,
in attesa del taglio della torta.

P.S. Da questo matrimonio ho imparato una lezione importante. Anche se cammini benissimo sui tacchi, pur non usandoli mai, non indossarne uno 12 ad un ricevimento nuziale.

Finirai per non sentirti più i piedi. E sì, lo so che la maggior parte delle donne porta le infradito nella borsetta e durante il pranzo si mette comoda, ma mi sembrava una scelta da anziana... 😅

P.P.S. La batteria del mio smartphone non dura più di sei ore, dunque ne avevo una di scorta in borsa, pensando di poterla sostituire una volta esaurita la prima. Invece sono arrivata alla sera col telefono super carico, poiché l'ho usato soltanto per qualche selfie con la sposa, col mio migliore amico che curava la parte musicale e per i messaggini di rito a mia madre per chiedere come stesse Lorenzo.
Insomma, quando stai bene nella vita reale, quella virtuale conta poco o nulla.