Pagine

lunedì 18 gennaio 2021

Una pagina di storia e di vita. Il racconto di Laura Andrighetto

 
Negli anni '60 vivevo a Berlino Ovest, anni del muro e della guerra fredda. Avevo un'amica di penna, Renate, che abitava nella DDR (Deutsche Demokratische Republik), anche se lì di democratico non c'era proprio nulla. 
In una lettera, la mia amica mi chiese se potevamo incontrarci a Berlino Est. Come straniera mi era possibile spostarmi al di là del muro, dunque acconsentii incuriosita.
Ci accordammo per una domenica. Avremmo trascorso tutta la giornata insieme.

La stazione di Friedrichstrasse era a Berlino Est e Renate non poteva allontanarsi di più. Io, invece, con la metropolitana di Berlino Ovest scendevo direttamente lì.
La polizia mi controllava il passaporto, e mi chiedeva di mostrargli cosa avessi nella borsa
A volte, addirittura, mi perquisivano. Dopodiché, ero libera e potevo rientrare entro mezzanotte.

Renate arrivò accompagnata dalla sua migliore amica e fummo felicissime di incontrarci, finalmente.
Le trovai entrambe carine e simpatiche, e il tempo passò veloce parlando delle nostre vite, così diverse sotto molti aspetti.
Cominciammo, allora, ad incontrarci circa una volta al mese.
Ogni volta, mi invitava a trascorrere qualche giorno a casa sua. Io nicchiavo, ma alla fine, dopo tanta insistenza, accettai. 

E QUI COMINCIA LA PARTE BUROCRATICA. 

Andai al Consolato Italiano e chiesi i visti per entrare nella DDR come turista. Dovetti consegnare il passaporto (mi diedero un foglio equivalente in sostituzione) che fu spedito a Roma. Credo che il mio passaporto abbia visitato comodamente la capitale, considerando che mi fu restituito dopo ben tre mesi. Ora dovevo ottenere i visti dalla DDR. Dunque, mi recai a Berlino Est, all'ufficio competente e mi dissero che dovevo ritornare con tre foto formato tessere.
Così feci qualche giorno dopo, e mi diedero tre fogli da compilare. Dovevo scrivere tutto. Dove andavo, da chi, perché, per cosa, per come, quanti giorni mi fermavo, ecc.
Consegnai i documenti e mi dissero che mi avrebbero fatto sapere se e quando la mia richiesta sarebbe stata accettata. (Ero forse una spia)? Dovevano indagare.

Passarono altri tre mesi, dopodiché ricevetti una lettera che mi invitava nello stesso ufficio. Mi avrebbero dato i visti in cui dovevo indicare il giorno della partenza e del ritorno, e pagare 5 DM per ogni giorno di permanenza (circa 15 mila lire all'epoca), un affare per loro visto che il loro Marco non
valeva nulla sul mercato internazionale. Fissai la data, e per 5 giorni di permanenza pagai 25 DM.
Così ebbi i miei visti e dopo sei mesi potetti recarmi oltre Cortina.

Partii un giovedì dei primi di ottobre. Fino alla stazione di Friedrichstrasse fu tutto normale come sempre. Poi presi il treno per Magdeburg e lì lo scenario cambiò. Il treno antidiluviano era pieno di pendolari che molto probabilmente tornavano a casa dal lavoro. Volti stanchi, affaticati, tristi, spenti. I loro abiti erano scadenti, nessuno parlava, tutti gli occhi erano fissi su di me. Certo, si notava palesemente che non ero una di loro.
Chissà quante domande si saranno fatti. Chi potevo essere così elegante, truccata, ben pettinata, ecc.
Arrivata alla stazione di Magdeburg, presi un altro treno per Genthin, cittadina non molto lontana da dove abitava Renate. 
Alla stazione mi aspettavano lei, la sua amica e il fratello.
La prima impressione fu di una stazione buia, pochi negozi non illuminati. Tutto intorno era buio. 

La famiglia della mia amica mi accolse con calore. 
Papà Gottschalk era un veterinario e lavorava per il Governo, la mamma, casalinga. Avevano quattro figli, tre femmine e un maschio. 
Nei cinque giorni in cui mi ospitarono, mi raccontarono molte cose del loro stile di vita. 
Mai parlare in pubblico di politica, neanche con amici. Nei locali c'erano microspie ovunque. Eri sempre tenuto d'occhio dal "Grande Fratello".
Fonti ufficiose affermano che nella Germania dell'Est, gli informatori al servizio della STASI, la potente polizia segreta, fossero una persona ogni sei abitanti. 
Dopo il 1989, infatti, all'apertura degli archivi, con grande sorpresa si scoprì che tante famiglie avevano al proprio interno informatori incaricati di riferire allo Stato i pensieri, le idee, e le aspirazioni dei propri familiari.

Frau Gottschalk andava a fare la spesa con la tessera alimentare (come tutte le signore) e, per dare una festicciola in mio onore, chiese alla commessa un pacchetto di burro in più per fare un dolce per l'ospite italiana. Le fu dato di nascosto. 
Così il sabato sera vennero i compagni di scuola dei miei amici, c'era il dolce e, per miracolo, Herr Gottschalk tirò fuori due bottiglie di vino che teneva nascoste per le grandi occasioni. C'era anche buona musica, cosicché ballammo.
Una serata divertente. 

La domenica, nella tarda mattinata, salii sulla loro auto, una Trabant, per andare in campagna, dove avevano una casetta, e lì fare un pic-nic .
Un viaggio da incubo. La Trabant era l'unica auto prodotta nella DDR, e Herr Gottscalk l'aveva avuta dopo ben cinque anni dall'ordinazione.
Credo si fossero dimenticati gli ammortizzatori. La strada era dissestata, infatti, e si saltava in continuazione. Pensavo che la macchina sarebbe finita in pezzi.
Quando giungemmo a destinazione, avevo lo stomaco sotto sopra. Per il resto, però, trascorsi una gradevole giornata. 

Appresi che gli studenti, d'estate, avevano sei settimane di vacanza, due delle quali dovevano spenderle lavorando gratuitamente per il Governo. La mia amica andava a raccogliere le patate nei campi, altre cucivano divise per la polizia, altre ancora pulivano i locali pubblici, e così via.

La famiglia era di religione protestante e frequentava la chiesa.
Tutto era limitato e controllato.
Ciò che veniva prodotto nella DDR, veniva mandato in Russia. Solo una parte, giusto il necessario per la sopravvivenza, veniva lasciata alla popolazione.

Ho trascorso cinque bei giorni che mi hanno insegnato molto di come vivevano i Paesi oltre Cortina ma, soprattutto ho imparato il vero significato della parola LIBERTA'.

Quando sono ritornata a Berlino Ovest, ho tirato un lungo sospiro di sollievo, persino l'aria che respiravo era diversa. Com'ero fortunata a vivere al di qua del muro. Potevo andare dove volevo, ero libera di parlare senza paura, il quartiere centrale dove abitavo io, Schoneberg, era pieno di luci, negozi, cinema, ristoranti, e malgrado il muro la gente era allegra e viva.

Ricordo che Frau Gottschalk voleva regalarmi qualcosa come ricordo. Ma cosa poteva donarmi se non aveva nulla?
Così gli proposi di offrirmi la sua Bibbia. La conservo ancora oggi gelosamente nella mia libreria. 

Di loro, però, ho perso le tracce. I miei amici berlinesi hanno cercato di rintracciarli, ma a Genthin non risulta più nessuno dei fratelli Gottschalk.
Chissà dove abiteranno ora, chissà che vita hanno avuto e hanno, chissà...

SONO FELICE DI PENSARE CHE SIANO LIBERI ANCHE LORO.

Laura Andrighetto

49 commenti:

  1. Speriamo di non stare entrando in un tunnel come quello adesso. Posso capire molto bene che sapore e quale profumo avrà avuto quell'aria dell'ovest. I miei complimenti a Laura la sua storia mi ha molto toccato e complimenti a te Claudia per aver pensato di ospitare Laura ed il racconto di una sua parte profonda e significativa della sua vita.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tengo a precisare, qualora non si fosse capito, che il racconto è stato scritto direttamente da Laura.
      Visto che di solito i protagonisti delle storie me le raccontano, ed io le scrivo, potrebbe sembrare così anche stavolta. E invece no.
      I ricordi sono così vividi nella sua memoria che le parole son venute da sé, ed ho molto apprezzato il risultato.

      Elimina
  2. Queste sono le vicende che avrei studiato volentieri nelle ore di Storia: la vita dei miei simili, non dei potenti del pianeta spesso al potere per discendenza o con prepotenza.
    Ci sarebbe da farci un film o una miniserie su questa storia, a un certo punto ho temuto che nella famiglia di Renate ci fosse una spia...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io invece ho temuto che Laura venisse arrestata per qualche strano motivo, o magari molestata dagli agenti.
      Insomma, sapevo che è una donna molto coraggiosa, ma avventurarsi al buio in un "viaggio" del genere non è da tutti.

      Elimina
  3. Un racconto toccante e commovente.La storia dovrebbe essere scritta così.Complimenti a Laura e Claudia.Buon lunedì.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente i giovani la studierebbero con maggiore interesse. E magari tutti noi impareremmo dagli errori del passato.

      Elimina
  4. Grazie della condivisione Sapevo di queste cose in collegio avevo il figlio di un profugo e mi raccontava con le lacrime agli occhi dei suoi giorni dopo le elementari e i primi anni chiamiamoli così di medie
    Grazie nonni di aver in quei lontani anni votato per scelte occidentali

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vivere nella parte Est del muro era difficilissimo.
      Laura mi raccontava che persino acquistare dei capi per vestirsi era proibito. Difatti, lei cedeva spesso di nascosto dei jeans o cappotti alla sua amica.
      Cose che per noi sono assolutamente normali, per loro erano delle chimere.

      Elimina
  5. la Libertà :non ne capisci il grande valore fino a che non ne vieni privato.
    conosco una signora che abitava lì ..lei ne parlava sempre bene ..buone scuole ..i suoi erano capi partito ..aveva nonna benestante dall'altra parte che mandava ciò che serviva vestiti ,alimenti ..soldi!..dunque secondo lei si stava bene ...lei ha studiato universita ..sa più lingue ..ma quando è venuta in Italia ha cambiato radicalmente opinione ..è venuta prima della caduta del muro ..ma i suoi dicono ancora adesso che si stava meglio prima ..naturalmente anche con i soldi della nonna ..aggiungo io lei ride di solito alla mia affermazione ..
    ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quindi lei viveva nella Germania dell'Est?
      Beh, la tua battuta è perfettamente obiettiva.
      Con i soldi della nonna, i vestiti, il cibo, magari era più semplice vivere, rispetto a coloro che dovevano fare affidamento soltanto sulle proprie forze, come la famiglia di Renate.

      Elimina
    2. Appunto ..praticamente loro erano capi partito madre padre..dunque meglio di altri ..poi nonna benestante all'ovest.. rifornimenti cibo .vestiti e molto altro ..si stava benissimo ..talmente bene che appena potuto è venuta via!!

      Elimina
    3. Ah è venuta in maniera legale via ...... ma come dicevo io se stavi tanto bene ..perché fai di tutto per venir via ?

      Elimina
  6. Grazie Claudia per avermi ospitata . Grazie a chi mi ha letta e leggerà .
    Ho scritto alcuni racconti per la mia nipotina così quando sarà più grande
    li leggerà e conoscerà le vicissitudini di sua nonna quando era ragazza .

    @ Tissi : Sì , c'erano persone che avevano più disponibilità di altre
    tipo il Papà di Renate che era Veterinario . E poi i Capi di Partito
    e il loro seguito , la Polizia e la Stasi . L'impiegato l'operaio
    il negoziante ecc...erano poveri . Vivevano in caseggiati fatiscenti
    anche 10 famiglie . Alcuni rimpiangono la DDR perchè non avevano
    problemi a trovare casa e lavoro , quando è caduto il Muro , non era
    più così , dovevano darsi da fare , cercare , però venivano aiutati .
    Non mi dilungo oltre .
    Buona giornata a tutti . Laura
    PS. Mi piacerebbe proprio sapere come ha fatto l'amica di Tissi a scappare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma io non credo che lei sia scappata.
      Mi pare di capire che abbia visitato l'Italia dopo la caduta del muro, o almeno questa è stata la mia interpretazione del commento di Tissi.

      Quanto a te, come ti dico sempre, Nora è una nipotina fortunatissima. Le stai lasciando un tesoro di inestimabile valore che apprezzerà molto quando sarà adolescente.
      Che bello sarebbe stato, per me, avere foto e racconti di vita di mia nonna. <3

      Elimina
    2. Ho riletto Tissi . L'amica è venuta PRIMA della caduta del muro .
      Io ho visto che c'era polizia notte e giorno con cani addestrati e
      fucili sempre pronti . Controllavano con con le pile sotto treni
      e metropolitane (uguale quando sono andata a Budapest) .
      Ci sono stati molti morti tra quelli che scappavano e venivano
      uccisi , chi si buttava giù dalle finestre di confine , chi cercava
      di attraversare il fiume Spree e arrivare dalla parte Ovest ecc...
      Ciao

      Elimina
    3. Hai ragione, avevo letto male.
      Allora chissà come ha fatto a venire in Italia quando ancora esisteva il muro.
      Mi hai incuriosita.

      Elimina
    4. Non vorrei scriverlo qua ...ma e stata una cosa legale..insomma è venuta qua legalmente....

      Elimina
  7. Già, libertà... molti se ne riempiono la bocca senza sapere veramente che cosa significa. Io sono stata a Berlnio la prima volta a tredici anni, c'era ncora il muro, e anche dopo tanto tempo lo ricordo come una presenza angosciante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io mi ripropongo spesso di visitare Berlino, ma non ci sono ancora andata, nonostante abbia fatto tappa nelle maggiori capitali europee.
      Ci credo che il muro fosse angosciante, a maggior ragione se si conoscevano le condizioni di chi viveva dall'altra parte.

      Elimina
  8. Un pacchetto di burro dato di nascosto...
    Credo che sia l'aneddoto simbolo di questa storia, ben raccontata da Laura, che sembra uscita da un racconto "distopico" e invece è realtà, Storia appunto.
    Sarebbe bello sapere cosa ne è stato dei Gottschalk..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti, sarebbe bellissimo, ma come ci ha raccontato Laura, i suoi amici e persino sua figlia hanno provato a rintracciare qualcuno della famiglia, ma a vuoto.
      Nemmeno i social network sono serviti per ritrovarli.
      Che peccato.
      Ironizzando le ho proposto di scrivere a Maria De Filippi, così diventiamo famose entrambe. :))

      Elimina
    2. Te che c’entri?
      L’accompagni?😂😘

      Elimina
    3. No no. Io scrivo per combinare questo incontro.
      Quindi certo che la accompagno. 😂😂

      Elimina
  9. Molto bello questo racconto di vita di Laura.
    Mi viene in mente leggendola e leggendo spesso la parola libertà come spesso ultimamente le abbiamo dato , riguardo alle limitazioni imposte dalla pandemia un valore che stride con quello decantato da Laura.
    Che per me è quello più vero.
    Poi se volessi associare al suo racconto una canzone mi viene in mente Alexanderplatz di Battiato...che racconta forse una storia d’amore ostacolata dal muro di Berlino.
    Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non conosco la canzone, ma mi hai incuriosita e andrò a cercarla.
      Effettivamente ci lamentiamo tanto del fatto che ci abbiano tolto ogni libertà, in questa pandemia, quando in realtà possiamo ancora fare tutto quello che vogliamo (o quasi).
      Di sicuro Renate si metterebbe a ridere, scoprendo che frigniamo per "così poco".

      Elimina
    2. Cercati la versione di Milva.
      È famosissima...ti tornerà sicuramente in mente.
      😘

      Elimina
  10. Un bellissimo racconto, che sul serio fa comprendere nel profondo quale sia il valore ed il prezzo della libertà.
    Grazie per aver ospitato Laura in questo spazio.
    Un abbraccio ad entrambe.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te per averlo apprezzato.
      Laura ne sarà felicissima. 😘

      Elimina
  11. Me ne sono occupata pochi mesi fa, recensendo il libro "Il sale della terra".
    Anche in quel caso, mi sono venuti i brividi.

    RispondiElimina
  12. Questa è una storia molto toccante e ci fa ben comprendere il significato della parla "libertà" . Persino il burro che viene dato di nascosto ! Peccato che non si sappia più niente di quella famiglia, sarebbe stato bello sapere che , anche loro, ora godono della libertà. Buona giornata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti lo scopo di Laura, nel cercarli, era proprio appurare che aabbiano avuto una vita felice.
      Spero davvero che sia andata così.

      Elimina
  13. Una storia bella e drammatica, ricordi fortissimi e intensi.
    Laura, hai mai provato a rintracciarli con Facebook?
    Direi che il Grande Fratello è finito da un pezzo, per loro, quindi avranno avuto libero accesso ai social... sarebbe bello riuscire a ritrovarsi, no?
    Comunque, mi ha sempre fatto strano pensare che il muro fosse presente fino al 1989... cioè l'altroieri, epoca modernissima e futura. Era l'ultimo simbolo di un'Europa antica, probabilmente.
    Il racconto, il ricordo... a tratti mi ha angosciato ma mi è piaciuto molto.

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci ha provato la figlia di Laura e ci ho provato persino io.
      Sarebbe più facile se conoscessimo i nomi di eventuali figli avuti da Renate o da suo fratello.
      Perché loro oggi avranno circa ottant'anni, e non è detto che usino i social. Mentre figli e nipoti sicuramente sì.

      Il racconto è infatti molto angosciante, sebbene non ponga troppo l'attenzione sulle pessime condizioni di vita dei Tedeschi dell'Est.
      Sembra quasi la trama di un film.

      Elimina
  14. La vita è meglio di qualunque film|
    Bellissima la storia di Laura e brava tu a raccontarla con passione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Brava lei a raccontarla con passione.
      Perché ha fatto tutto da sola.
      Io ho solo pubblicato la sua storia.

      Elimina
  15. Cara Claudia, vedi questi sono i post che mi piacciono tanto, qui si entra a cuore aperto e certo non li dimentichiamo più
    Ciao e buona serata con un forte forte abbraccio.
    Tomaso

    RispondiElimina
  16. Un racconto davvero molto bello e interessante. Non ti nascondo che ultimamente, con tutte queste regole che rendono sempre più difficile andare a trovare un familiare che vive a pochi chilometri, ho spesso pensato a come doveva essere la vita delle famiglie divise drammaticamente dal muro di Berlino. Ancora oggi, se ripenso a quei tempi, nonostante io sia nata durante il periodo dell'Europa divisa in due, l'idea di una città spezzata dalla mattina alla sera mi sembra così assurda e irreale.
    Mi rimane una curiosità, ovviamente se è possibile saperlo, come mai Laura viveva a Berlino in quegli anni?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Effettivamente è assurdo che dalla sera alla mattina non si abbia più il diritto di abbracciare i propri cari.
      La storia si ripete?
      Di sicuro è blasfemo paragonare la nostra condizione agli anni del muro di Berlino, ma lo stato d'animo del popolo è assai simile.

      Elimina
  17. Cara Hermione , le ragioni sono più di una , principalmente , il mio
    paese mi stava troppo stretto , la voglia di vivere in una grande città ,
    lo spirito di avventura e imparare il Tedesco . Ho sempre frequentato
    una scuola di Lingua e poi... e poi ci ho preso gusto .
    Le avventure , non solo questa , non mi sono mancate .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Laura! Allora spero che ci racconterai presto un'altra delle tue avventure perché mi sa che hai vissuto tante altre storie interessanti.

      Elimina
  18. Una pagina di storia che ha sempre suscitato in me interesse e curiosità, la Berlino divisa. Ho letto tutto quanto mi è stato possibile reperire ma le testimonianze dirette, come questa di Laura, sono sempre le più toccanti. Riescono a farti provare intense emozioni (sentirsi "diversa" in un vagone pieno di gente che abita soltanto a poche centinaia di metri) e a toccarti il cuore (il semplice vino, non il MIGLIOR vino, tenuto per gli eventi speciali e il panetto di burro passato con la rischiosa complicità di chi sa che il sistema è basato sulla menzogna e sulla paranoia ma corre un rischio per offrire il meglio). Mentre qua in Italia, un noto politico si definiva contento che esistessero "due Germanie", una popolazione viveva il dramma della separazione. Grazie per questo racconto. Non bisogna dimenticare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che piacere mi fa vederti qui, caro Bonigol.
      Io, al contrario, ho letto moltissimo sull'Olocausto, ma le vicende del muro non mi avevano mai catturato molto la mia curiosità.
      Quando, invece, Laura mi ha telefonato per leggermi la sua storia, mi ha smosso un mondo dentro.
      Ho giurato a me stessa che approfondirò anche questa pagina di storia, sfruttando anche la preziosa collaborazione della mia adorata amica.

      Elimina
  19. Una bella storia Claudia, che mi fa apprezzare ancora di più la libertà che concede un paese democratico, la stessa che quest'anno a causa pandemia, ho sentito spesso mancarmi. Un caro saluto e un abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un Paese democratico che, nell'ultimo anno, ha dimostrato di essere pochissimo, visto che le leggi sono state fatte senza mai interpellare il popolo o il parlamento.
      Ma questo è un altro discorso.
      Di sicuro siamo fortunati ad essere Italiani.
      Buona serata.

      Elimina
  20. Grazie per averci permesso di conoscere questa toccante storia e grazie a Laura per averla scritta. Pagine di vita così non si dimenticano mai. Spero che tutto sia finito bene per quella famiglia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo speriamo tutti e soprattutto Laura, che è una persona speciale.

      Elimina

Per colpa di chi ne ha abusato, minando l'atmosfera familiare che si respira su questo blog, sono vietati i commenti anonimi, così come quelli polemici e offensivi.
Se non prendi la vita con filosofia e ami mettere zizzania, sei nel posto sbagliato.