Pagine

venerdì 30 aprile 2021

La tristezza causata dal Covid si chiama languore

 
La pandemia in corso nell'ultimo anno ha sicuramente messo a dura prova tutti noi. Persino le persone più cordiali ed allegre si sono ritrovate a nutrirsi di pensieri infelici.
Molti sono sprofondati nel tunnel della depressione, e per uscirne dovranno faticare non poco.
Eppure, esiste un sentimento sconosciuto ai più, che caratterizza la maggior parte delle persone. Si tratta di un incrocio tra l'apatia e la tristezza. Gli Americani lo chiamano "languishing", tradotto languore.
Di cosa si tratta, esattamente?

Secondo il dizionario è la "condizione corrispondente al manifestarsi o all'aggravarsi di una sensazione penosa di vuoto o di uno stato di prostrazione", oppure lo "stato di estenuazione e di abbattimento fisico e psichico, che si manifesta anche esternamente con un rilassamento della persona".

Insomma, direi che la definizione è perfetta e che molti di noi potranno riconoscersi in questa immagine.
Ad affrontare l'argomento è stato Adam Grant, psicologo alla University of Pennsylvania, sul New York Times.

Il dottore ha spiegato di aver riconosciuto i sintomi in molte persone vicine a lui, e di aver deciso di studiare la questione.
Non si tratta, quindi, di una vera depressione, ma dell'assenza di gioia e di reazioni, come se si guardasse inermi scorrere la propria vita sul maxischermo di un cinema.
Il languore, inoltre, creerebbe difficoltà di concentrazione, nonché mancanza di volontà nel porsi nuovi obiettivi.

Di sicuro, dall'inizio di questa pandemia, medici e scienziati hanno troppo sottovalutato il fattore emotivo e psicologico della gente, concentrandosi solo sui disturbi fisici derivanti dal contagio.
Eppure, secondo la ricerca del dottor Grant, coloro che oggi sono languidi avranno ampie possibilità di sviluppare disturbi d'ansia e depressione nei prossimi anni.
Dunque, nessuno di noi dovrebbe sottovalutare le conseguenze di questo momento triste e statico.

Come fare per superarlo?
Innanzitutto cominciamo dandogli un nome (languore, appunto) e imparando che questa condizione colpisce molte più persone di quante possiamo immaginare e che, quindi, non siamo soli.
Poi, cerchiamo di ritrovare piccoli motivi per tornare a sorridere intensamente, nonché di prefissarci nuove sfide professionali e relazionali che possano scacciare l'apatia che ci portiamo nel cuore, e ridarci la voglia di reagire.

Insomma, riconoscere di avere un problema è già un buon punto di partenza.
A pensarci bene, anch'io mi sento un po' languida, nonostante il sorriso non mi abbia mai abbandonata.
E voi?

37 commenti:

  1. È sempre importante dare un nome, che siano sentimenti, malattie, animali amici, finanche la pianta che innaffiamo sul balcone!

    Sì mi riconosco parecchio in questo languore, sicuramente l'avrei affrontato meglio con una situazione familiare differente, e se la gestione dei lockdown fosse stata meno salterina e senza il coprifuoco delle 22.
    Il languore lo contrasto mettendo passione quando cucino e quando faccio lezione, e cercando di fare un minimo di "rete" coi miei contatti a distanza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La cura al mio languore, invece, è mio figlio. Ma anche la scrittura e la creatività in cucina mi aiutano.
      Però non ti nascondo che quando sono sola con me stessa (come in questo momento), i pensieri tristi mi affollano la mente.
      Poi passano, è vero. Ma non tutti sono così fortunati.

      Elimina
  2. È proprio vero, esiste questo languishing ed è molto diffuso anche da noi. Difficile darsi anche piccolo obiettivi quando qui certi figuri come il nostro (nostro mio no non mi ci riconosco) ministro della salute sembra amino particolarmente la segregazione degli Italiani. Quando qualcuno come me, te ed altri porta questo concetto alla ribalta spesso si sente rispondere che nei luoghi dove esiste già più libertà i vaccinati sono in numero nettamente maggiore rispetto a noi. Ora premesso che la colpa di questo ricade anche sul governo che non ha saputo acquisire i vaccini per immunizzare più rapidamente gli Italiani disposti a vaccinarsi, va detto che questa tesi dovrebbe ora essermi chiarita alla luce di un fatto che ti riporto qui dopo avere anche riportato da me a commento delle tue parole sul mio post.

    Siamo a Barcellona, in Spagna, nazione con un numero di vaccinati pari se non inferiore al nostro (fonte El Pais). Qui si è tenuto un mese fa un interessante esperimento. Si tratta di un concerto tenutosi appunto nella città catalana un mese fa con 4592 persone stipate al chiuso in un palazzetto con ricambio dell'aria, e con spettatori ammessi o con tampone rapido o con vaccino effettuato, e per tutti mascherina durante il concerto ma con distanziamento annullato. Dopo un mese questo evento non ha prodotto un solo contagio. Per essere più precisi solo 6 positivi tutti asintomatici ma 4 di loro è stato dimostrato che lo avevano preso prima del concerto (quindi probabilmente il tampone era falso negativo o il vaccino non aveva ancora prodotto i suoi effetti se davvero li produce) e gli altri due non si è compreso bene dove lo abbiano preso. Peraltro nessuno di questi sei ha contagiato altri. Allora mi chiedo perchè in Spagna dove i dati sono come i nostri sia per contagio, forse anzi un filo peggio, che per numero di vaccinati non solo si è potuto fare quell'esperimento ma è stato provato che è anche andato a buon fine e da noi non si può neanche rispettando le regole mangiare al ristorante al chiuso? Eppure Spagna ed Italia sono affini per quanto concerne i dati della pandemia e dei vaccinati. Mistero...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'esperimento spagnolo è stato prezioso e, spero. verrà preso da esempio in tutto il mondo.
      Sono sempre stata convinta che con le dovute precauzioni nessuna attività ludica e commerciale avrebbe dovuto chiudere un solo giorno, già a marzo 2020, figuriamoci a distanza di un anno.
      Vivere è possibile, facendolo con consapevolezza, ma i nostri governanti ci inducono a sopravvivere, come se lo svago, le emozioni e la libertà fossero quasi un'offesa verso coloro che, in questa pandemia, ci hanno lasciato la pelle.
      No, non voglio sentirmi irrispettosa verso i morti se chiedo di fare una passeggiata al mare con la mia famiglia a qualsiasi ora del giorno, o di andare a trovare mia madre che vive in una città limitrofa. Così come non vorrei sembrare stolta se non ho mai smesso di mandare mio figlio a scuola, nei limiti delle concessioni governative, e molto altro.

      Ci stanno rendendo degli automi. Questo vogliono.
      Ma non dobbiamo permetterglielo.

      Elimina
  3. Un paio di miei conoscenti che hanno avuto il covid soffrono ora di una sorta di depressione, ma da quello che dici tu questo "languore" sarebbe invece una problema anche di chi non si è ammalato. Io al momento ho solo un piccolo attacco di ansia perchè uno dei miei figli deve fare il tampone visto che un suo amico è risultato positivo e si erano visti lunedì scorso. D'accordo che è giovane, ma una certa preoccupazione c'è sempre.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Capisco la tua preoccupazione.
      Credo, però, che non sia più così facile contrarre il virus, sai?
      Il cognato di una mia amica è stato positivo e vive a casa con i suoi genitori che sono rimasti negativi per tutto il tempo.
      E' vero che la casa è disposta su due piani e lui è sempre rimasto sopra, mentre i genitori giù, però la madre gli ha comunque preparato il pranzo e fatto il bucato.
      Insomma, credo e spero che la carica virale del Cvid-19 sia ormai più bassa rispetto ai mesi scorsi, e che tuo figlio potrebbe non essere stato contagiato.

      Elimina
    2. Tampone negativo, per fortuna.

      Elimina
    3. Olèèèèè. Che fantastica notizia!
      Sono davvero molto felice per voi.

      Elimina
  4. Il sorriso è sempre stato un' arma micidiale che noi sottovalutiamo e usiamo poco
    Popolo dichiarato da tanti allegro e spensierato, ma da tempo non solo per il covid ma siamo diventati un popolo triste senza speranza
    Sperare e anche soffrire in silenzio perché ci aspettiamo qualcosa
    Dateci certezze e torneremo a sorridere e ad essere un popolo creativo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sfido chiunque ad avere ancora la forza e la voglia di sorridere, dopo un anno del genere.
      Per fortuna esistono i bambini!

      Elimina
  5. beata te che hai un figlio,purtroppo io non ne ho!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Spero che tu possa trovare altre ragioni per sorridere. <3

      Elimina
  6. Io, invece, avevo spesso usato l'aggettivo languido, ma con un'accezione impropria.
    Per me gli occhi languidi erano quelli dolci e arrendevoli con cui ti guarda chi vuole "comprarti".
    "Non fare gli occhi languidi!".
    Ecco, per fortuna adesso conosco il vero significato del termine, anche se avrei preferito che non esistesse, assieme ovviamente alla condizione che rappresenta.

    Buona giornata a te, e sì, speriamo che i tuoi amici si rialzino senza conseguenze cliniche devastanti.

    RispondiElimina
  7. Vabbè che sono -fintamente - a dieta, ma per me il languore è la fame nera che mi arriva tutti i giorni immancabilmente verso quest'ora!
    Scherzi a parte, penso che si sia fortemente sottostimata la componente psicologica di questa malattia, sia in chi l'ha effettivamente avuta o semplicemente in chi l'ha subita di riflesso.
    Bisogna avere il coraggio di farsi aiutare, in questi casi non servono medicine ma professionisti competenti che sappiano dare strumenti per superarlo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahhaha
      Ma quello non era il languorino? 😂
      Se può servire a consolarti, in questo momento sono proprio ai fornelli. 😅

      Comunque, scherzi a parte, hai ragione. La scelta di farsi aiutare è molto coraggiosa, ma spesso inevitabile.

      Elimina
  8. Io invece, questo stato in cui ci troviamo da oltre un anno lo chiamo la vita senza la vita. Ma tant'è, a prescindere dal nome che gli diamo, i contenuti, purtroppo, non cambiano.

    RispondiElimina
  9. Anch'io sì, ma passerà presto, come tutte le cose.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Presto non saprei, visto che è già passato un anno.
      Ma sì, passerà.

      Elimina
  10. Mah ! Io lo chiamerei un calo dell'umore . Questo mi sovviene quando sono
    sola . In queste settimane ho la nipotina così divertente che mi fa tanto
    ridere , è informatissima sul Coronavirus e mi da dei consigli .
    Ieri poi un mio amico le ha chiesto più volte come si chiamava . Zitta zitta
    Dopo le ho chiesto perchè non ha detto il nome . Mi ha risposto ,
    "Non dico il mio nome a una persona che non conosco" . Bella tosta .
    Cerchiamo di fare e pensare al meglio , tanto non c'è alternativa , forse
    solo il vaccino .
    Buona giornata . Laura ***

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahahha
      Ma Nora è fantastica!
      Non solo non accetta caramelle dagli sconosciuti, ma non gli dice nemmeno il suo nome.
      Eppure sono certa che a me lo direbbe. Saprei come conquistarla! 😍😍
      Goditela e così sì che avrai mille e un motivo per sorridere.
      Ti abbraccio

      Elimina
  11. Già sto male di mio da tanti anni... ancora questa pandemia non mi è stata di aiuto. Comunque la parola "languore" noi la usiamo come fame nera. Un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Allora sarà una fame nera di vita e di serenità.
      A pensarci bene non guasterebbe, in questo momento.

      Elimina
  12. A livello psicologico, la pandemia ha rovinato tanti, anche l'ordine dei medici ha lanciato un allarme.
    Saluti a presto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E il governo che fa? Nulla.
      In Francia, ad esempio, hanno dato agli studenti e alle loro famiglie la possibilità di rivolgersi gratuitamente ad uno psicologo.

      Elimina
  13. È languore?...secondo me è:.giramento balle..nervosismo ..ogni tanto dar de matto ..poi qua venuto gelo..bruciato tre quarti della frutta che dovevo vendere..ah anche un po de grandine ..faccio un passo avanti..e 3 indietro col lavoro ..poi le solite rogne salute ..anche quelle non mancano mai..e dopo aver smoccolato come uno scaricatore di porto..rido quello spesso e sempre..
    Praticamente una schizoide 😱😱😱
    ..o languore ..mahhh???
    Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Magari tutti gli "schizoidi" fossero come te.
      I problemi nella vita non mancano mai, ma questo virus li sta davvero esasperando troppo.
      Speriamo di uscirne davvero più forti. Prima o poi...

      Elimina
  14. Capisco benissimo che una situazione del genere possa portare a sentirsi così. Io per fortuna dall'inizio della pandemia non ho mai smesso di andare in giro per lavoro, e di frequentare sempre tante (a mio parere troppe, visto appunto il periodo) persone. Poi sono successe anche altre cose in quest'ultimo anno, che mi hanno tenuto impegnato e sempre attivo, anche se gli "scazzi" dovuti al fatto di non poter più fare determinate cose ci sono stati (e ci sono) eccome...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il fatto che tu sia diventato padre ti rende immune a qualsiasi languore.
      Goditi questi momenti preziosi, e non è vero che finiranno.
      Mio figlio ha cinque anni e mezzo, e mi regala ogni giorno emozioni più intense.

      Elimina
  15. Accipicchia, avevo messo un lungo commento, mi è saltata la connessione ed è scomparso tutto! Lo riscriverò domani!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Uffi, che peccato.
      Accade spesso però, sai?
      Io ho imparato a copiare i commenti prima di dare l'invio. 😔

      Elimina
  16. Non so se definirlo languore, ma è certo che anch'io sento un po' le batterie scariche. Oggi sono andata a fare la prima dose di vaccino in un palazzetto dello sport, e mi ha dato gioia vedere le facce dei medici e degli altri vaccinandi! Anche se non era proprio una situazione gioiosa. Insomma, si paga il prezzo di questa vita strana, protratta per un tempo così lungo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io chissà se riuscirò a vaccinarmi entro la fine dell'anno, invece. 😅

      Elimina
  17. Ho certamente vissuto anche io qualcosa di simile, ma se la definizione del cosiddetto languore è questa:"Non si tratta, quindi, di una vera depressione, ma dell'assenza di gioia e di reazioni, come se si guardasse inermi scorrere la propria vita sul maxischermo di un cinema.", allora non è quello di cui ho sofferto io.
    Perché reazioni ne ho sempre avute. Magari negative, di prostrazione o sfinimento, ma non mi sono mai davvero lasciata vivere.
    Buona serata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Qualunque condizione tu abbia vissuto, sono felice di vedere che ne parli al passato e che, quindi, adesso ne sia uscita.
      Ti abbraccio forte.

      Elimina

Per colpa di chi ne ha abusato, minando l'atmosfera familiare che si respira su questo blog, sono vietati i commenti anonimi, così come quelli polemici e offensivi.
Se non prendi la vita con filosofia e ami mettere zizzania, sei nel posto sbagliato.