Non voglio recensire il film del 2009 di Umberto Carteni.
Vorrei soltanto dedicare la mia riflessione della sera al fenomeno dell'integrazione.
Stamattina scrivevo dell'ennesimo atto di violenza contro un centro d'accoglienza, (clicca qui).
Per colpa della protesta di qualcuno, decine di persone hanno rischiato la propria incolumità.
Chi mi conosce sa che ho sempre avuto una concezione molto controversa dell'immigrazione, e di certo non mi fingerò buonista adesso, soltanto perché scrivo due righe in un blog.
Detesto tutte le forme di mendicità, da qualsiasi etnia esse provengano.
Non sopporto chi mi chiede insistentemente degli spiccioli all'uscita del supermercato o, peggio, del cimitero, e i parcheggiatori abusivi.
Ripeto, fossero anche Italiani, li espellerei dal Paese con effetto immediato.
Ma, più di questo, non tollero la violenza e le intimidazioni, di qualsiasi genere.
Trovo che se di protesta vogliamo parlare, vi siano mille modi più efficaci di sparare nella notte ad un centro che ospita ragazzi giunti dal Bangladesh, in cerca di un futuro migliore.
Una struttura nella quale lavorano molti nostri connazionali, (se proprio non riuscite a non essere razzisti).
Gente che si spende per far del bene, mettendo, spesso, a rischio la propria incolumità.
Ora.
Io sarò sempre per la corrente "aiutiamoli a casa propria", perché trovo che l'Italia ne stia già ospitando abbastanza, e che le risorse non possano matematicamente bastare per tutti, ma da qui a prendermela con i singoli, aggredendoli, passa un abisso.
L'immigrazione è Stato, non persona.
L'integrazione dovere, non utopia.
Se proprio dovete prendervela con qualcuno (in senso molto metaforico), scegliete un politico a caso. Tanto, anche loro, in Italia, sono fin troppi...
Vorrei soltanto dedicare la mia riflessione della sera al fenomeno dell'integrazione.
Stamattina scrivevo dell'ennesimo atto di violenza contro un centro d'accoglienza, (clicca qui).
Per colpa della protesta di qualcuno, decine di persone hanno rischiato la propria incolumità.
Chi mi conosce sa che ho sempre avuto una concezione molto controversa dell'immigrazione, e di certo non mi fingerò buonista adesso, soltanto perché scrivo due righe in un blog.
Detesto tutte le forme di mendicità, da qualsiasi etnia esse provengano.
Non sopporto chi mi chiede insistentemente degli spiccioli all'uscita del supermercato o, peggio, del cimitero, e i parcheggiatori abusivi.
Ripeto, fossero anche Italiani, li espellerei dal Paese con effetto immediato.
Ma, più di questo, non tollero la violenza e le intimidazioni, di qualsiasi genere.
Trovo che se di protesta vogliamo parlare, vi siano mille modi più efficaci di sparare nella notte ad un centro che ospita ragazzi giunti dal Bangladesh, in cerca di un futuro migliore.
Una struttura nella quale lavorano molti nostri connazionali, (se proprio non riuscite a non essere razzisti).
Gente che si spende per far del bene, mettendo, spesso, a rischio la propria incolumità.
Ora.
Io sarò sempre per la corrente "aiutiamoli a casa propria", perché trovo che l'Italia ne stia già ospitando abbastanza, e che le risorse non possano matematicamente bastare per tutti, ma da qui a prendermela con i singoli, aggredendoli, passa un abisso.
L'immigrazione è Stato, non persona.
L'integrazione dovere, non utopia.
Se proprio dovete prendervela con qualcuno (in senso molto metaforico), scegliete un politico a caso. Tanto, anche loro, in Italia, sono fin troppi...
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