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sabato 17 marzo 2018

AIPD (Associazione Italiana Persone Down): la scelta dei genitori dipende anche da tutti noi.



Nonostante in Islanda si vantino di aver debellato totalmente la sindrome di Down tra i nascituri, in Italia, fortunatamente, le cose non stanno così. 
Diverse sono le associazioni presenti sul territorio che si battono per diffondere un corretto messaggio di informazione e di sensibilizzazione.
E’ il caso dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), nata nel 1979, grazie ad un piccolo numero di famiglie, col nome di “Associazione Bambini Down”.
Da allora, l’associazione è cresciuta fino ad avere oggi 51 sedi, dislocate su tutto il territorio italiano.
Tantissime le iniziative organizzate in questi anni.
Proviamo a scoprirne qualcosa in più, grazie alla gentile collaborazione della coordinatrice nazionale Anna Contardi.
Intanto, per qualsiasi informazione aggiuntiva, potete visitare il sito www.aipd.it.

1. Mi permetto di farle i complimenti per l’attività che l’associazione da lei presieduta svolge nel Paese. E’ bene, però, raccontare qualcuno dei vostri traguardi, a coloro che non hanno mai avuto modo di conoscervi.
Credo che in questi quasi 40 anni di vita di AIPD molte cose siano cambiate, intanto i bambini sono diventati grandi e per questo nel ’92 abbiamo cambiato nome. Grandi perché si è allungata l’aspettativa di vita e perché abbiamo imparato che una persona con sdD anche se ha una disabilità intellettiva, diventa un adulto, semplice, a volte molto semplice, ma un adulto che va riconosciuto tale e con bisogni da adulto: casa, lavoro o occupazione, amicizia, affetti.
In questi anni penso che l’AIPD abbia contribuito a cambiare, almeno un po’ l’immagine delle persone con sdD. Il nostro lavoro più grande è stato mirato a promuovere l’autonomia possibile delle persone con sdD, col lavoro in famiglia e con i molti percorsi educativi che l’associazione ha sviluppato. Oggi vediamo molte più persone con sdD in grado di uscire da sole, di fare acquisti, di uscire con gli amici o di cucinarsi una cena.
Un altro traguardo importante è sicuramente rappresentato dai giovani che oggi cominciano ad inserirsi nel mondo del lavoro. Solo nel 2017 abbiamo avuto 38 nuove assunzioni, è un numero apparentemente piccolo, ma una grande conquista. Non tutti gli adulti possono svolgere un lavoro nel libero mercato ma oggi sono molti di più e potranno diventare ancora di più.

2. Il prossimo 21 marzo ricorre la “Giornata Mondiale della Sindrome di Down”. Quali iniziative state organizzando per celebrarla? 
La giornata di quest’anno ha come tema “il mio contributo alla comunità” e cercheremo di far conoscere le storie di vita di persone con sdD di ogni età in convegni, spettacoli, eventi sportivi. Porteremo a New York , nel convegno organizzato presso le Nazioni Unite, le nostre esperienze di lavoro e saremo in piazza per farci conoscere e per raccogliere fondi per i nostri percorsi di autonomia, attraverso l’offerta di piantine di girasoli perché “con i girasoli noi giriamo soli”.

3. Cosa si sente di dire a quei genitori che scoprono, attraverso esami specialistici, di essere in attesa di un bambino Down?
Mi sentirei di dire che il bambino che nascerà sarà prima di tutto un bambino, che assomiglierà agli altri membri della famiglia, che avrà i suoi gusti e i suoi desideri, che a volte li farà piangere e a volte sorridere. E poi che avrà la sindrome di Down, che avrà un grado variabile di difficoltà intellettiva, ma che potrà imparare molte cose perché oggi la maggior parte dei bambini impara a leggere e scrivere, può raggiungere un buon grado di autonomia e qualcuno lavora. Portare avanti o meno la gravidanza è una decisione che spetta solo ai genitori, e su cui credo ci si debba astenere da giudizio. Dobbiamo offrir loro tutte le informazioni possibili perché possano decidere in serenità e libertà.
Poi, però, mi sentirei dire a noi tutti che ogni bambino che nasce è responsabilità di tutta la comunità, il modo in cui lo accogliamo, nei giardinetti, nei negozi, a scuola, nei posti di lavoro, i servizi che offriamo o non offriamo alle famiglie contribuiscono a determinare le scelte dei genitori.

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