Pagine

venerdì 19 ottobre 2018

Genova: i 50 scatoloni


Sono ormai trascorsi due mesi dal crollo del ponte Morandi a Genova, periodo nel quale ho cercato di non trattare l'argomento, per rispetto delle vittime e dei superstiti di questa triste tragedia. Eppure, tante volte ho desiderato dire la mia, come in questo caso.
Quindi eccomi qui ad omaggiare, a mio modo, tutti coloro che sotto a quel ponte ci hanno lasciato la vita o, semplicemente, le speranze.
E' di ieri, infatti, la notizia che gli sfollati, muniti di caschetto di protezione, hanno avuto la possibilità di rientrare per due ore nelle loro case, scortati dai vigili del fuoco, in modo da poter riempire 50 scatoloni forniti dal Comune.
Ciascuno di loro ha avuto a disposizione due ore di tempo.
Non sono mancati i malori a causa del forte impatto emotivo che la vicenda ha avuto sugli interessati.

Due ore, quindi, per rinchiudere in una scatola una vita di sacrifici, emozioni, parole, ricorrenze.
Due ore per decidere cosa portare con te mentre la tua casa cade in frantumi.
Ecco. Due ore per scegliere.

Io non lo so se mi basterebbe un'ora o una settimana per impacchettare tutte le cose che davvero sono importanti nelle mie quattro mura.
So, però, che sarebbe devastante doverlo fare non per un trasloco in una casa migliore, non per un cambio vita voluto e radicale, ma per cause di forza maggiore.

Perché alcuni lo chiameranno Dio, altri fato, altri ancora daranno la colpa all'uomo sempre più irriguardoso e superficiale.
Io colpe non vorrei darne.
E allora un abbraccio ai Genovesi in ginocchio.
Che possano rialzarsi più forti di prima.

39 commenti:

  1. Non è facile, mi unisco al tuo abbraccio.
    Sereno giorno.

    RispondiElimina
  2. Grazie, anche tu hai colto quel dolore quella sofferenza in quelle due ore a disposizione che anch'io ho sentito quando ho postato da me "Sosta Precaria". Poco da aggiungere se non la dignità che i miei concittadini stanno dimostrando e l'impegno mio, spero di tutti a non far spegnere mai riflettori su Genova. Grazie Claudia per questo tuo post, grazie di cuore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma ci mancherebbe. Il mio post è nulla in confronto a quello che ciascuno di noi potrebbe e dovrebbe fare.
      Come ho già detto in passato, vivo in una parte d'Italia che non sa cosa sia un terremoto, un'alluvione e via discorrendo, ma non posso e non voglio neppure immaginare cosa significhi affrontarli.
      In uno Stato, oltretutto, spesso fin troppo assente..

      Elimina
  3. Terribile dover abbandonare la propria casa e soprattutto tutte le cose che l'arricchiscono.
    Pensa - sorridendo - alla mia collezione di maglie, di Topolino, di Guerin Sportivo e almanacchi.
    E' vero che dopo aver vissuto sulla propria pelle una così grande tragedia poi le priorità diventano altre, rispetto alle cose materiali.
    Due ore e 50 scatoloni. Terribile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io credo che nel panico non riuscirei a riempire neppure un solo scatolone. Altro che priorità.. Devastazione..

      Elimina
  4. Non ci voglio manco pensare, avendo sfiorato più volte questa cosa... e avendo visto amici e parenti doverlo fare.

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ho pensato, infatti, mentre scrivevo questo post. Proprio perché so che ci sei andato vicino ad un passo così.. ❤

      Elimina
  5. Mi piace questo post perché non si accanisce ad attribuire colpe, ma si sofferma sull'aspetto umano ed emotivo.
    Anche io ho pensato a queste persone rientrate in casa per due ore con 50 scatoloni a disposizione. Mi sono messa nei loro panni ed ho pianto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco.
      Le tue lacrime valgono più di mille parole.
      Inutile aggiungere altro. ❤

      Elimina
  6. Ho letto, in proposito, anche un intervento di Daniele sul suo blog, mi ha tolto il fiato. Sono cose che fanno sentire impotenti e traballanti sulle gambe, non c'è più rimedio, non c'è più difesa. Resta - e forse non è meno importante - la speranza che tutte queste persone, tutte queste famiglie, possano trovare pace e nuova vita altrove, in un luogo sicuro in cui la voglia di futuro superi i rimpianti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho letto anch'io il post di Daniele che seguo sempre con affetto.
      Di speranza, però, inizio a non averne più così tanta.
      Purtroppo..

      Elimina
  7. È molto triste per chi resta e per chi se ne è andato.

    Speriamo che certi disastri causati da imprudenza/incoscienza / superficialità e chi più ne ha più ne metta... umana non debbano mai più ripetersi.

    RispondiElimina
  8. Hai ragione, non oso immaginare quanto sia devastante vedere la propria casa scomparire poco a poco...magari rientrare e vedere i telecomando buttato là in fretta e furia perché un attimo prima si stava semplicemente guardando la tv, oppure il peluche impolverato di tua figlia, la culla in cui erano cresciuti i figli più grandi, il lettone in cui è iniziata la storia d'amore che ha portato a tutto. I sacrifici di un padre di famiglia che magari ci aveva messo anni a tirar su quelle quattro mura debito dopo debito...
    È difficile non dar colpe quando si pensa a queste cose...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. O che magari, quel padre di famiglia, non aveva ancora finito di saldarli i debiti..
      E questo è un altro grosso problema.
      Ma meglio non pensarci. 😓

      Elimina
  9. Bel post, neutrale e se ne leggono raramente nei blog.
    Io mi astengo dal commentare ciò che è successo e sta succedendo lì perché non sono per nulla neutrale e non riuscirei a evitare di dare le colpe.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho capito se l'assenza di neutralità è dovuta a ragioni politiche o al fatto che la vicenda ti tocchi da vicino.
      Nel secondo caso, un abbraccio anche a te.

      Elimina
    2. La vicenda non mi tocca da vicino, io non riesco ad essere neutrale davanti allo stato di abbandono in cui versano le infrastrutture del nostro paese e al menefreghismo. I colpevoli ci sono e sono noti, ma nessuno fa nulla.
      Buon weekend.

      Elimina
  10. Ti do ragione, non è facile, anzi, credo che come a te non basterebbero 50 scatoli e due ore di tempo anche a me...eppure loro l'hanno fatto...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma con quanta sofferenza? Con quanto dolore nel cuore e sul cuore?
      Troppo.

      Elimina
  11. Ne ho scritto anch'io... ed è una cosa che mi fa star male

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho letto. Ma mi son mancate le parole per commentarti, perché hai colpito dritto al cuore.

      Elimina
  12. Non ci possono essere parole per poter alleviare il dolore di chi ha vissuto quei terribili momenti ma solo un semplice auguri a tutte le persone che possano ritrovare un po'di serenità perché effettivamente e molto dura

    RispondiElimina
  13. Sai, a me colpisce in modo particolare perchè questo "forzato" trasloco l'ho visto e vissuto perchè i miei nonni hanno dovuto andare via da dove vivevano da anni ed anni abbandonando tutto e le masserizie quelle poche che hanno potuto portare non avendo luogo dove metterle sono state messe in un magazzino portuale a Trieste assieme a tante altre da dove non sono mai più uscite. Certo mi riferisco al lavoro del Magazzino 18 che è stato portato in giro per i teatri da Simone Cristicchi e girato proprio qui. Certo è un altra storia ma il dolore dei miei lo sento arrivare da quelle famiglie che devono racchiudere una vita in soli pochi scatoloni dovendo anche decidere su cosa prendere e ogni lasciata è un pezzetto abbandonato della loro vita. Sento la loro disperazione e li abbraccio tutti dicendo forza, i ricordi rimaranno sempre ma la vita deve continuare ed è la vostra. Bel post ciaooo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' vero che i ricordi rimangono in eterno, ma la mente porta via molte cose, ed è giusto a distanza d'anni poterle ricostruire grazie ad un diario, a una fotografia, o altro.
      Chissà, però, se il tempo porterà via dai loro cuori anche il dolore che stanno provando.
      Temo proprio di no..

      Elimina
    2. Sarà attenuato ma non scomparso ciaooo.

      Elimina
  14. Troppo dolore x l'incuria dell'uomo . Troppo dolore x i famigliari
    delle vittime . Troppo dolore x inscatolare anni di ricordi in 2 ore.
    Troppo dolore x tutti i Genovesi e non genovesi come me che abito
    poco lontano da Genova . Almeno si mettessero d'accordo a ricostruire
    questo ponte che il disastro ha veramente messo in ginocchio Genova.
    Un abbraccio a tutti loro . Ciao Claudia , sono appena tornata da
    Genova .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Immagino che sia dura camminare in quelle strade dove puoi toccare con mano il dolore e la devastazione.
      Io, ripeto, spero di non doverlo vedere mai.
      Un bacio a te

      Elimina
  15. Perdere la casa è smarrire i punti di riferimento di una vita. Due ore per raccoglierne i resti, fare in fretta, decidere, scegliere cosa prendere e cosa lasciare sotto un mostro che scricchiola. Due ore complicate ed emotivamente difficili, un lasso di tempo troppo breve per portare via tutto. Non sarà sufficiente certo. Riaprire la propria casa e introdurre negli scatoloni anche le emozioni, non è cosa facile. Ma riavere un po’ dei propri ricordi, un po’ degli utensili personali che sono mancati nella nuova vita quotidiana, forse, restituisce un minimo di serenità. O almeno lo spero per tutti loro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oggi al tg un marito sessantenne ironizzava, abbracciando sua moglie, e dicendo che spera di recuperare le scarpe di lei, dato che calza solo 34 e le trova molto a fatica nei negozi.
      Ecco, l'idea che questa coppia avesse la forza di scherzare, nonostante tutto, mi ha scaldato un po' il cuore..

      Elimina
  16. C'è chi non ha potuto nemmeno scegliere e ha ferite che non si rimargineranno mai.Un abbraccio a tutti i genovesi.

    RispondiElimina
  17. Dover scegliere in fretta è straziante ed anche assurdo. Io vorrei, anche rischiando di persona, poter fare le mie scelte con calma. Oltre l’immane tragedia delle vittime e di chi ha perso tutto. Immagino anche i problemi di chi fuggendo dalla casa che crollava si sarà magari ritrovato senza documenti, carte e bancomat e quindi senza soldi, senza telefono… SENZA TUTTO.
    Un abbraccio ai Genovesi.
    Ciao Claudia buon weekend
    enrico

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Effettivamente non credo che con il tetto che mi crolla sulla testa avrei la lucidità di prendere il bancomat o la patente.
      Ecco. Il quadro si fa sempre più straziante.
      Buon fine settimana a te.

      Elimina
  18. Domenica mi trovavo in un punto del mio quartiere dal quale si vede perfettamente il ponte. A distanza di due mesi ancora non ci si crede. C'è un'atmosfera surreale, un silenzio doloroso. Dalla finestra di una casa è uscita una canzone di Elisa di molti anni fa, mi spiace non conoscere il titolo, faceva parte del cd Here comes the sun. Me ne sono stata un po' lì a guardare il ponte con Elisa a farmi compagnia e l'emozione è forte. Hai detto bene, due ore di tempo e cinquanta scatoloni per una vita intera, dev'essere devastante. Grazie per questo post.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie a te per averlo letto e apprezzato.
      La voce di Elisa è così dolce ma intensa, che mi sembra la colonna sonora perfetta per questo scenario.
      Non ricordavo abitassi a Genova.
      Il mio abbraccio giunga anche a te, allora. <3

      Elimina
    2. Sì, sono proprio di Sampierdarena (uno dei quartieri attraversati dal ponte). Davvero, è stato commovente.

      Elimina

Per colpa di chi ne ha abusato, minando l'atmosfera familiare che si respira su questo blog, sono vietati i commenti anonimi, così come quelli polemici e offensivi.
Se non prendi la vita con filosofia e ami mettere zizzania, sei nel posto sbagliato.