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mercoledì 24 febbraio 2021

E' giusto aiutare i figli con i compiti a casa?

 
Sin da quand'ero adolescente, mi è capitato spesso di dare lezioni di doposcuola per arrotondare.
Ogni volta, entravo in contatto con delle circostanze lontane anni luce da me.
Sono sempre stata una studentessa autonoma, infatti.
Mio fratello, che nacque nove anni e mezzo dopo di me, e avrebbe potuto ben approfittare della mia abilità nello studio, idem. Non mi ha mai chiesto aiuto, né lo ha mai fatto con mia madre.
Siamo stati semplicemente fortunati? Chissà.

Negli ultimi giorni ho ricevuto richieste d'aiuto da parte di genitori disperati perché, a causa della didattica a distanza, (inasprita ulteriormente dalla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, in Puglia, dal 22 febbraio al 5 marzo, sebbene il TAR abbia annullato l'ordinanza del governatore Emiliano e, al momento, non si sappia ancora quando e come riprenderanno le lezioni), hanno visto scomparire nei propri figli l'entusiasmo di studiare e si sono sentiti porgere la richiesta, addirittura, di lasciare la scuola superiore.
Anche una mia parente ha deciso di mollare il liceo senza diplomarsi.

Ho scoperto, dunque, che esiste un universo a me del tutto estraneo.
Molte madri, infatti, controllano giornalmente il diario dei loro figli e li seguono passo passo nei compiti. 
Se, per ragioni lavorative non possono farlo, si affidano ad aiuti esterni.
Ho conosciuto persino genitori che seguono le lezioni a distanza seduti accanto ai figli (e non parliamo di bambini di prima elementare che non saprebbero usare il PC, ma di ragazzi delle superiori).

Da madre, spero fortemente che mio figlio sappia occuparsi dello studio da solo, seguendo il mio esempio.
E non perché io abbia di meglio da fare che aiutarlo, o perché mi scocci a seguirlo, ma perché ritengo che il vero aiuto che posso dargli è renderlo indipendente ed autonomo.
Che vita può avere un ragazzo che non sa neppure fare due operazioni in colonna senza che venga guidato da un adulto?
Prima o poi entrerà nel mondo del lavoro, e chi ci sarà a tenergli la mano?

Voi che genere di alunni siete stati?
E quale metodo utilizzereste con i vostri figli?
Sono troppo drastica nel pensare che bisognerebbe responsabilizzarli sin da piccolissimi, senza concedergli escamotage, a meno che non vi siano reali problemi che ne compromettano l'apprendimento?

41 commenti:

  1. Non so se sia pedagogicamente giusto, ma,da un lato puramente umano,è bellissimo, un momento di grande vicinanza che, quando si è divenuti vecchi, si ricorda trttenendo a steno una lacrimuccia. Quando facevo le elementare i miei genitori, agricoltori e quindi alla sera molto stanchi, mi guardavano a fare i compiti e mi facevano dire la lezione. Era un bel momento per tutti, e non credo sia stato di danno ai miei studi, proseguiti poi autonomamente fino alla laurea. Io ho cercato di comportarmi allo stesso modo con mia figlia quando, non spesso, aveva bisogno di essere seguita nello studio.

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    1. Ma tu mi descrivi un comportamento "normale". Anch'io dicevo la lezione di storia a madre, prima di un'interrogazione.
      Questo è routine.
      Ma sedersi ogni giorno per due o più ore e seguire i figli nell'esecuzione dei compiti (o addirittura farli al posto loro), per me è sbagliato.

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  2. C'è stato un periodo in cui, per risolvere degli esercizi di matematica, all'occorrenza andavo da una cugina di mia madre, non tanto per "farmi fare i compiti" quanto per ragionarci assieme, dato che un buon terzo delle volte i risultati riportati dal libro erano sbagliati. 🙄
    Sono molto drastico sull'argomento: se uno non ce la fa da solo, al massimo deve farsi aiutare con delle ripetizioni da qualcuno che lo faccia di mestiere, ma non farsi fare i compiti; perché credo che un familiare non abbia sempre la chiara misura di dove spingersi con l'aiuto, e magari per "spicciarsi" glieli fa di sana pianta, e lo danneggia.

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    1. Il problema, e te lo garantisco, è che molti di quelli che si rivolgono ai professionisti sono solamente pigri e viziati, e non ne avrebbero affatto bisogno.
      Ho conosciuto ragazzi con la media dell'otto che, però, senza un aiuto esterno, si rifiutavano anche di svolgere i compiti più elementari.

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    2. Per come la vedo io, se a un ragazzo è sufficiente la presenza a scuola per avere un buon rendimento, lo dispenserei dal fare i compiti: quell'età non torna ed è meglio godersela che sprecarla a confermare il proprio valore. È davvero raro che quando insegno do dei compiti da fare fuori dall'orario di lezione: invito ad approfondire, ma la pratica si fa in aula alla presenza del docente; il resto dev'essere vita goduta.

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    3. Purtroppo il tema dei compiti a casa è uno dei talloni d'Achille del sistema scolastico italiano.
      Molte scuole tendono a darne troppi, portando gli studenti a perdere completamente la voglia di eseguirli.
      Con la didattica a distanza, poi, il problema è notevolmente peggiorato.
      Conosco personalmente allievi di scuole medie ed elementari che, pur essendo ben predisposti allo studio, terminano i compiti, ogni sera, alle 21 (quando gli va bene).
      Per me questo è scandaloso.
      Come te, credo che l'apprendimento andrebbe circoscritto alle ore di aula.

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  3. In linea di massima la penso come te, bisogna responsabilizzare i figli fin da piccoli, ovviamente in rapporto con l'età.
    Serena giornata.

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    1. Molte volte pensiamo di aiutarli, e invece gli facciamo solo del male.
      Insegnargli a cavarsela da soli è per me fondamentale.

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  4. Non sei in grado di aiutarla, dici, e invece lo hai fatto alla grande, insegnandole a farcela da sola.
    Stai crescendo due figli meravigliosi.
    Bravissima!

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  5. La penso come te ..autonomia..naturalmente controllando se vengono fatti...anche perché a scuola son da soli..e di solito se la cavano..ok se chiedono aiuto aiutarli ..ma non sostituirsi a loro ..come fanno certi genitori ..i compiti per far pri.a sono in forma "dettato"
    Ciao

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    1. Ho visto con i miei occhi genitori che glieli scrivono anche. Altro che dettare...

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  6. Credo che come in tutte le cose ci voglia una giusta misura. Se il ragazzo o il bimbo è in difficoltà su una materia, aiutarlo direttamente o se non si è in grado attraverso le famose ripetizioni, penso sia giusto. Farglieli ogni volta non è una cosa saggia, salvo che non sia per una situazione unatantum urgente e contingente, ma poi cmq diventa assolutamente imprescindibile dare un sostegno effettivo teso a risolvere le difficoltà che il figlio trova su quella materia specifica. Diverso è il viziare il bambino facendogli tutto a prescindere dalle sue reali difficoltà.

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    1. Il problema della modernità è che i genitori tendono a soffocare i figli di attenzioni e di oggetti, pensando di bilanciare la loro assenza dovuta al lavoro, oppure con l'ossessione di dargli tutto quello che da bambini non hanno ricevuto in prima persona.
      Così facendo, crescono adolescenti fondamentalmente inetti ed insicuri.
      Ai miei tempi, andare a scuola era il lavoro di ciascuno studente, e dunque l'impegno era imprescindibile.
      Noi figli aiutavamo i nostri genitori con le loro attività? No. E allora perché loro dovevano collaborare perché la nostra funzionasse?

      Oggi, invece, sembra che tutto sia dovuto ai figli e la cosa mi preoccupa.

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  7. A me non è mai piaciuto studiare né fare i compiti: preferivo leggere. Fino alla quarta elementare studiavo in macchina, dato che la scuola era vicina agli uffici dei miei e ci voleva quasi un'ora per arrivarci. Mai avuto un metodo di studio, a parte farmi i riassuntini carini con le penne multicolori. Al liceo ho fatto ripetizioni di matematica per 3 anni senza capirci nulla lo stesso, e non sono mai stata rimandata perché il prof era un tipo particolare. Non mi facevo aiutare quasi mai, né ripetevo ad alcuno. Ed essendo stata così, non me la sento di pretendere che mio figlio sia migliore di me: lui è anche peggio. Farlo studiare era ed è una tortura, ogni tanto gli proponevo di ripassare qualcosa insieme ma ha sempre rifiutato. Per un anno gli ho affiancato una tutor che costava l'iradiddio ed è stato bocciato lo stesso. E da quando era piccolo mi hanno sempre messa in croce perché non gli controllavo il diario, non lo braccavo, non lo inchiodavo alla scrivania, non lo seguivo. E certo, dovevo lavorare fino alla sera e il mio ex abitava dall'altra parte di Roma. Tutti bravi col figlio mio ma nessuno che ci si sia messo al posto mio o mi abbia sollevato da altre incombenze per darmene modo. Se sono stata troppo indulgente, pagheremo: ma di certo è abituato a fare da sé.

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    1. Di sicuro se non si ha la propensione caratteriale allo studio, c'è ben poco da fare.
      Anzi. Più li costringi a studiare e più si ribellano.
      Credo che vi siano molti lavori praticabili senza un opportuno percorso di studi.
      Se mio figlio mostrasse una avversità alla scuola, conclusa quella dell'obbligo, sicuramente gli troverei un lavoro, per riuscire comunque a responsabilizzarlo.
      È inutile insistere sulla formazione, se dall'altra parte c'è un muro.
      Secondo me è tempo perso.

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  8. Il compito del genitore è controllare i compiti,ma per farli il ragazzo deve sbrigarsela da solo!Buona giornata.

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  9. Il genitore non deve intromettersi negli studi del proprio figlio, che deve essere autonomo..anche perché la scuola non insegna solo le nozioni, ma anche a organizzarsi, a gestire "la mole di lavoro".
    Secondo me, il genitore può essere chiamato a intervenire in determinati casi (Se il figlio rimane chiuso in camere ore senza portare risultati scolastici discreti, è evidente che ci sia un problema). Ma il proprio figlio deve acquisire autonomia, nello studio.

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    1. Diciamo che tu sei l'esempio lampante dello studente che avrebbe potuto appoggiarsi alla mamma maestra o alla sorella maggiore, ma se l'è sempre cavata da solo, fino alla laurea, e portando a casa ottimi risultati.
      Ecco, se tua madre o Lucia ti avessero tenuto la mano mentre svolgevi i compiti, probabilmente oggi non saresti il bravo giornalista che sei.

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  10. Anch'io sono sempre stata autonoma e quindi con i miei figli mi limitavo a spiegare quello che non capivano, ma per il resto i compiti li svolgevano da soli. Ho sempre sostenuto che fosse meglio che commettessero errori che poi sarebbero stati corretti, mostrando loro dove avevano sbagliato, piuttosto che mandarli a scuola con compiti perfetti suggeriti da me, nel qual caso non avrebbero imparato nulla. Putroppo questo è l'atteggiamento di molti genitori, che si preoccupano dei bei voti ma non del fatto che i figli apprendano veramente, diversamente non si spiega perchè molti facciano i compiti al posto dei figli. Ho un'amica che insegna alle medie e mi ha detto che si trova spesso davanti a casi del genere. I genitori che si comportano così e che stanno ossessivamente alle spalle dei figli allevano individui che da grandi non saranno in grado di affrontare le cose da soli.

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    1. Pensa che proprio ieri ho ricevuto una telefonata da una madre che voleva affidarmi suo figlio perché passasse dalla media del 9 a quella del 10.
      Ovviamente ho rifiutato e ho pensato tra me e me che fosse matta.
      Ma stiamo scherzando? Perché non ci rendiamo conto che insegnare ai nostri figli ad ambire alla perfezione è sbagliato? Perché non riusciamo a gioire con loro di un bell'otto portato a casa, senza curarci dei nove e dei dieci degli altri?
      Per me è assurdo.
      Lorenzo potrà anche prendere sei, ma lo farà con le sue sole forze. Io gli insegnerò a dare sempre il massimo, ma per se stesso, non di certo per mostrare a terzi una pagella di soli dieci!

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  11. Io facevo tutto da sola anche se non sono mai stata una studentessa modello... ahahahah!

    Penso che studiare in autonomia possa dare ai figli un giusto senso di responsabilità, dopotutto è il loro "lavoro". Ovviamente qualche aiuto non si nega ma stargli appiccicati anche durante i compiti penso che li faccia diventare solo dei bimbi/ragazzi viziati (e sappiamo che oggigiorno di viziati ce ne sono in esubero).

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  12. inviti i matti alle sassate.
    pomeriggi interi non a fare compiti ma a dare le dritte come risolvere i problemi e sinceramente le mia lunghe chiaccherate hanno dato a distanza anche buoni frutti. La nipote ostica alla matematica e in particolare Pitagora, le X come solo croci da mettere sulle cosa da non fare è arrivata a prendere una bella fila di 8
    Dante, Tolchien... poi anche 10. Quanto è bello leggere a voce alta La Divina C. e con la giusta cadenza si spiegano da solo quelle rime un po' complicate per chi non ha fatto latino. Il prossimo l'aspetto in chimica organica e i radicali una vera passione. Claudia risvegliano la mente

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    1. Hai ragione.
      Aiutare i figli (o i nipoti) con i compiti scolastici può permettere alla nostra mente di tenersi giovane e allenata, ma non bisogna esagerare.
      Perché è facile per noi svolgere esercizi che abbiamo studiato e ristudiato mille anni fa. Ma davvero gli studenti di oggi apprendono quello che gli occorre se vengono guidati in ogni passo dagli adulti?
      Temo proprio di no.

      Sicuramente i tuoi nipoti sono comunque studenti diligenti, e ti coinvolgono per il solo gusto di condividere del tempo con te.

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  13. Dipende dai compiti o materia, se chiedono aiuto giusto aiutarli, altrimenti lasciarli fare. Io? Tutto da solo e me la sono cavata egregiamente ;)

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    1. Per come la vedo io, i tuoi genitori hanno fatto benissimo ad insegnarti ad occuparti della scuola da solo.

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  14. Ho sempre fatto tutto da solo quando andavo a scuola e trovavo anche tempo per aiutare gli altri studiandoci insieme.

    Oggi posso parlare da professionista dell'apprendimento (faccio il tutor di matematica e fisica da 10 anni) e intervenire sull'argomento con competenza specifica.

    L'aiuto del genitore serve perché quest'ultimo è un punto di riferimento durante la fase in cui i bambini e i ragazzi imparano ad apprendere, ma la differenza sostanziale sta nel TIPO di aiuto.

    Supporto emotivo, comprensione, empatia e, nel caso di aiuti specifici, interventi più strutturati vanno bene.

    Quello che non va bene è mediare troppo, sostituirsi ai figli, fare al posto loro: queste dinamiche causano insicurezze e creano dipendenza dall'adulto e alla lunga incapacità di gestirsi e autoregolarsi nello studio.

    Ripetizioni? Si, se servono e se chi le impartisce riesce a creare autonomia nello studio perché se è solo far fare i compiti con l'ansia di completarli tutti in un certo periodo il rischio è quello di dettare le soluzioni creando un vuoto nella fase di consapevolezza del bambino/ragazzo.

    Un esempio. Io e la mia collega/amica abbiamo seguito una ragazza che chiameremo Anna (non è il suo vero nome, sai la privacy...). Abbiamo cominciato a lavorare con Anna dalla prima media. La ragazza aveva un profilo borderline ma già dalle prime lezioni si è dimostrata tosta. Abbiamo espressamente chiesto ai genitori di non mediare o sostituirsi a lei per gli impegni scolastici ma di supportarla emotivamente nel caso di insuccessi e di ricordarle sempre l'importanza dell'impegno preso. Due anni fa Anna si è diplomata al Liceo delle Scienze Umane con 77/100, dopo tante difficoltà, tanto impegno e tanto lavoro sia da parte nostra che soprattutto sua e dei suoi genitori con cui abbiamo interagito insieme costantemente in questo percorso.
    Mercoledì scorso Anna mi scrive tutta contenta perché ha preso la patente. Studiando da privatista e tutto da sola!

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    1. Che bella questa testimonianza.
      Bravissima Anna e bravi voi che avete saputo seguirla nel modo giusto, dandole gli strumenti per completare gli studi ed acquisire un metodo ed una sicurezza tali da permetterle anche di conseguire il titolo di guida.
      Spero che, forte del vostro esempio, possa raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi.

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  15. Mia mamma è un'insegnante e mi ha seguita lasciandomi pian piano sempre più autonomia: controllava che facessi i compiti, ascoltava le materie orali. Faccio lo stesso con i miei figli, più crescono, più aumenta la loro capacità di autogestirsi. Penso però che, soprattutto per il grande che ha iniziato la primaria non avendo una mano prevalente (fatto che ho poi saputo ha creato non pochi problemi a scuola), la mia presenza all'inizio sia stata fondamentale. In ogni caso devo dire che aiutare i figli con lo studio anche per me si è rivelato a volte arricchente. A volte "perdiamo" tempo a fare chiacchierate di storia o geografia.

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    1. Di sicuro aiuta noi genitori ad ampliare il nostro bagaglio culturale, spesso impoverito dal tempo, ma ritengo che sia un'arma a doppio taglio e che non si debba mai eccedere con la presenza, inibendo l'autonomia dei figli.

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  16. Io ho avuto bisogno di lezioni di Latino . Forse lo rifiutavo perchè
    era/è una Lingua morta , peggio del Tedesco .
    Le mie figlie le ho aiutate solo in Inglese , per il resto si sono
    arrangiate da sole . E sì , sono cresciute sin troppo autonome ...
    Bacione Laura

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    1. Quanto ho odiato il latino, mamma mia.
      Lo studiavo perché non mi si abbassasse la media, ma non l'ho mai digerito.

      Subito dopo l'incidente, invece, ho seguito lezioni private di matematica, perché non riuscivo a rimettermi al passo con la classe e non tolleravo di restare indietro.
      In realtà le ho frequentate per un mesetto. Poi mi sono arresa. E ci sono voluti credo un paio d'anni, prima che il mio cervello tornasse a ragionare alla grande. Non potevo pretendere troppo, e fortunatamente non mi sono accanita.
      Bacione a te.

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  17. Nell'ultima verifica di geometria che ha svolto in DaD, Junior - seconda media - mi ha detto che si sentiva la voce di una mamma che diceva al figlio 'qui devi applicare questa formula, in questo problema quest'altra...'
    Che senso ha?? Che autonomia possono avere questi ragazzi se noi gli risolviamo tutti i problemi?
    Puoi immaginare quindi cosa ne penso.
    Un altro discorso però è farsi dare una mano, nelle superiori, se sotto verifica si va a fare qualche ora di ripetizione. Senior lo fa, ogni tanto per matematica, mentre è lui che aiuta i fratelli quando glielo chiedono.

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    1. Le ripetizioni specifiche in una materia possono essere utilissime alle superiori, al contrario della presenza costante del genitore.
      Vivo la DAD di riflesso, e me ne raccontano di tutti i colori.
      Poveri studenti. Diventeranno sempre più incapaci.

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  18. Sono sempre stata autonoma durante il mio percorso scolastico. Ho aiutato mio figlio, a volte, quando gli è servito condensare in poche ore lo studio che avrebbe richiesto settimane, ma in generale lui non ha mai gradito la mia partecipazione in questo ambito, e va bene così. In merito alla tua domanda: sei più drastica di me, credo. L'esperienza della maternità (mio figlio ha 24 anni) mi ha insegnato più di tutto la flessibilità, che mi tengo ben cara. Mi è capitato una quantità di volte di essere rigida, trovare simboli preoccupanti nei vari comportamenti, vaticinare conseguenze... ma non c'era molto di sensato in tutto questo, e sono felice che mio figlio, essendo se stesso, abbia fatto piazza pulita delle mie esagerazioni.

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    1. Hai ragione, sono molto drastica per carattere, ma nell'educazione di mio figlio cerco sempre di non avere pregiudizi e di non precludergli nessuna possibilità.
      Però, farò di tutto perché lui cresca indipendente (anche nello studio) e non abbia bisogno dell'aiuto né mio e né di altri.

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  19. Non so se sia giusto o sbagliato in assoluto, più che altro perché ciascun bambino è diverso e quello che può andar bene per uno, può essere completamente sbagliato con un altro.
    Mio fratello ed io non siamo stati mai aiutati e questo ci ha resi più autonomi fin da subito.
    I bambini hanno un solo compito ed è quello di studiare. Se il compito viene svolto dai genitori, a mio avviso possono sentirsi presto inadeguati o insicuri. Pensare di non potercela far da soli, come se questo compito per loro fosse troppo gravoso.
    E invece no, non lo è.

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    1. Di sicuro trovo sia controproducente insegnargli che ci sono sempre mamma e papà a sobbarcarsi le responsabilità dei figli.
      Allo stesso modo, educarli all'utilizzo di certi escamotage non mi sembra una scelta intelligente.

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  20. All'inizio ci può stare ma senza far sentire troppo la propria presenza, altrimenti so dolori. I miei non mi hanno seguito molto perché ero molto sveglio. Mi sono stati dietro per le basi poi sono andato avanti da solo

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    1. In questo momento, soprattutto a causa della didattica a distanza, non si può chiedere ai figli (piccoli) di arrangiarsi.
      È inevitabile aiutarli, ma non credo che questo debba accadere anche dalle scuole medie in su.

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