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mercoledì 7 settembre 2022

Lui non mi ha dimenticata

 
In paese mi hanno sempre chiamata zia Amelia.
Lavorando all’ufficio postale, conoscevo praticamente tutti, e chi veniva a pagare le bollette non perdeva occasione per aggiornarmi sulle proprie esperienze di vita.
Ironizzando, infatti, sostenevo spesso che avrei dovuto fare la psicologa, anziché l’impiegata.
Eppure, ascoltare le loro storie, offrire un consiglio spassionato, o persino un piccolo aiuto pratico, mi rendeva così felice.

Sembrava che io fossi nata per stare al servizio degli altri.
Anche in famiglia adoravo prendermi cura dei miei cari.
Mamma e papà erano in pensione da tempo, ma diverse patologie li costringevano a letto, e lasciavano presagire la loro dipartita anticipata.
Dunque, mi ero sempre occupata di mia sorella Teresa che non aveva mai avuto troppa voglia di lavorare, forse perché, essendo la più piccola, veniva coccolata da tutti, e di nostro fratello Luca che, a causa di un ritardo cognitivo, non poteva essere autonomo.

Tutti mi rimproveravano il fatto che stessi annullando la mia vita per loro, ma non davo peso a questi giudizi gratuiti, anche perché non avevo mai desiderato null’altro che la loro serenità.
La situazione si complicò quando mi innamorai di Mario che veniva a pagare le bollette di amici e parenti, pur di passare dall’ufficio postale il più spesso possibile.
Ero completamente rapita da lui, sapeva catturarmi l'anima. Sin dai primi sguardi, percepii un coinvolgimento a pelle che mi attraeva dannatamente. Nonostante avessi quasi quarant'anni, mi sentivo una ragazzina. Un turbinio di emozioni galoppava a briglie sciolte in me. 
Così, tra una chiacchiera e l’altra, prendemmo a frequentarci anche fuori, e il sentimento sbocciò da sé.
Non mi ero mai sentita così completa. Di colpo, la mia vita aveva assunto profumi e colori più intensi, e le giornate avevano il sapore della passione.
Eravamo inseparabili e ci capivamo con uno sguardo, sebbene non gli avessi mai confidato la mia situazione familiare, per paura di non essere capita.

Quando lui mi chiese di sposarlo, però, non ebbi scelta.
Quella sera, mi telefonò per darmi appuntamento al fienile di suo padre, sostenendo di avere una sorpresa per me.
Sapeva che amavo tantissimo gli animali, dunque ero certa si trattasse della nascita di un nuovo agnellino, com’era già accaduto più volte.
Varcata la soglia della capanna, però, mi ritrovai catapultata in una favola. C’erano fiori rossi sistemati con cura in ogni dove, candele profumate sulle balle di paglia vestite a festa. Da un giradischi antico risuonavano delicate le note di un pianoforte in sottofondo. Il profumo di fieno misto alla vaniglia emanata dai lumini rendeva tutto ancora più poetico e inebriava i sensi.
Difronte a me, lui, in ginocchio, con un anello in mano e quella domanda che, ad oggi, mi rituona ancora nell’anima: “Vuoi sposarmi?”.
Ricordo il peso delle mie gambe che andavano via via paralizzandosi, ma nel cuore un profondo desiderio di fuggire, le lacrime calde che mi rigavano il viso. Non potevo dirgli di sì, sebbene lo desiderassi con tutta me stessa.
Come avrei potuto confessargli i miei oneri familiari e che, sposando me, avrebbe dovuto accettare anche la presenza di Luca e Teresa?
Se pure l’avesse fatto in virtù del suo folle amore, avrebbe potuto essere davvero felice, sobbarcandosi tante responsabilità non sue?
Decisi, allora, che fosse giusto dirgli di no, e lasciarlo libero di trovare una donna che lo avrebbe messo al di sopra di tutto e tutti, donandogli l’unicità che meritava.
Per essere certa che mi dimenticasse, gli giurai di aver conosciuto un altro uomo e di essermi invaghita di lui.
La sua delusione fu così forte che sparì letteralmente dalla mia vita.

Da allora, sono trascorsi quasi cinquant'anni.
Sono l'ultima della mia famiglia ad essere ancora viva.
Un giorno Anna, mia nipote, per mostrarmi il potere dei social network, pubblicò una foto in bianco e nero su Facebook che mi ritraeva abbracciata a Mario, senza aggiungere una sola parola, o un dettaglio circa l'identità dei protagonisti.
Dopo due ore, però, accadde l'irreparabile. Enzo, suo compagno di classe, riconobbe il nonno in quello scatto, e glielo mostrò per avere conferma dei suoi sospetti.
Così, Mario, con voce tremante, lo implorò di telefonarle e di convincerla ad organizzargli un incontro a sorpresa con me.
L'appuntamento fu fissato, a mia insaputa, al tavolino del bar della piazza centrale, difronte alla fontana che era stata teatro del nostro primo bacio.
Infatti, appena io e Anna ci accomodammo per ordinare il tè, sorrisi e le raccontai di quanto quel luogo fosse stato speciale mezzo secolo prima.
All'ora stabilita, un elegantissimo Mario, con in mano cinque rose rosse e una scatola di cioccolatini, mi tamburellò dolcemente sulla spalla. Voltandomi, ebbi un sussulto al cuore. Non mi sarei mai aspettata di incrociare ancora il suo sguardo buono.
Avrei riconosciuto quegli occhi tra mille. Il volto incorniciato dalle rughe non ne aveva minimamente scalfito l'intensità. 
"Sogno o son desta? Quale incantesimo ti conduce, oggi, in questo luogo incantato?".
"La magia dell'amore, mia cara!".
Anna ci lasciò soli, e il tempo sembrò immediatamente tornare agli anni in cui la passione ardeva nei nostri cuori più vicini e indissolubili che mai. 
Qualunque cosa fosse accaduta durante la nostra lunghissima separazione non aveva importanza.
Però, lui volle raccontarmi che, ormai, era vedovo da tempo, e aveva sempre covato nel profondo il desiderio di riabbracciarmi.
Quale impedimento poteva esserci oggi?
Cosa avrei potuto inventarmi per non abbandonarmi alla sua fame d'amore?
Nulla. Anche se la paura che qualcosa andasse storto, mi faceva tremare le ginocchia.
Io che non avevo mai amato nessuno al di fuori di lui e che, quindi, ero così abituata a non condividere i miei spazi e la mia essenza con terzi che non sapevo neppure da dove cominciare.
Poi, diciamolo chiaramente, alla mia età si è smesso di sognare da decenni e non si crede certamente più alle favole. Non è nemmeno semplice stravolgere la propria quotidianità, poiché qualsiasi cambiamento di rilievo appare traumatico.
In ogni caso, cos'avrei potuto offrire a quest'uomo tanto speciale dal non serbare rancore per me che lo avevo tradito ed umiliato nel peggiore dei modi?
Gli spiegai, allora, che non mi sentivo sufficientemente in forma per aprirmi all'amore, ma che sarei stata felice di frequentarlo in amicizia, per sorseggiare il mio tè delle cinque insieme, giocare a canasta col gruppo della parrocchia, guardare vecchi film al circolo.
Bastarono pochi giorni, però, perché i nostri cuori tornassero a parlare la stessa lingua e ad accarezzarsi.

Non gli ho ancora detto la verità, e non so se mai lo farò.
Ho sempre il terrore che organizzi per me una sorpresa romantica come quella del fienile.
Anche oggi, quando ormai la clessidra della mia esistenza sta per esaurire i suoi granelli, non riuscirei ad accettare la sua proposta. Perché, aprirmi all'incognita della vita a due, proprio non mi va.
Una parte di me, poi, pensa ancora di non meritarlo, nonostante per decenni abbia fantasticato su cosa sarebbe accaduto se avessi sposato Mario.
L'effetto "sliding doors" ha accompagnato i miei sogni più ricorrenti, e riempito le pagine di decine di lettere accantonate nel cassetto dello scrittoio.
Non le ho mai fatte leggere a nessuno, e sarebbero rimaste lì immacolate fino all'ultimo dei miei giorni, se Anna non le avesse trovate riordinando la mia stanza o, meglio, curiosando tra le mie cose.
Ma forse non è nemmeno un caso che io le abbia lasciate in un posto così facilmente accessibile.
Magari, inconsciamente, ho sempre desiderato che giungessero a destinazione, nonostante abbia fatto giurare ad Anna di non parlarne con Mario.
Ma tanto so bene che lei non mantiene mai le promesse...

La storia vera di Amelia O.
Raccolta da Claudia Turchiarulo
e pubblicata sul numero 32 della rivista “Confidenze”
il 9 agosto 2022

21 commenti:

  1. Grande senso di responsabilità che è diventato il sacrificio della sua intera vita. 😢 Avrebbe dovuto dire sì, perché l'Amore vince su tutto.

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    1. Anch'io non capisco come abbia potuto rinunciare al suo grande amore, ma parliamo di più di mezzo secolo fa. Forse all'epoca non era così semplice abbandonarsi al sentimento.

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    2. Sicuramente, mi ha ricordato certe "amori difficili" raccontati da Grazia Deledda.
      Oggi è il contrario, la gente critica quasi se non metti una badante per goderti la vita.

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    3. Non ho letto il libro che citi. Magari lo farò.
      Assumere una badante per concedersi uscite con gli amici o viaggi può essere opinabile, ma ogni caso è a sé. Però vivere h24 con persone che hanno bisogno del tuo aiuto, non è facile. A maggior ragione se non c'è del forte affetto a legarvi, quello che appunto esiste tra un genitore e un figlio, o tra fratelli.
      Tra perfetti estranei è ancora più difficile.

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  2. Meravigliosa, grazie per avere condiviso con no questa splendida storia

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    1. Grazie.
      Sono stata felice di raccontare la storia di Amelia e del suo amore a metà.

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  3. Come la capisco, io non ho ancora 50 anni e non tollero nessuno già da parecchio... Dopo la separazione mi sono così incallita a stare da sola che ogni volta che il compagno part time torna a casa sua sospiro di sollievo! Però mi dispiace che Amelia abbia rinunciato a cotanta felicità, pur non essendo l'unica a ritenere che la cura dei familiari sia un compito esclusivo.

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    1. Beh, certo. Inutile nascondersi dietro ad un dito. Se mio marito avesse avuto in casa un fratello disabile di cui occuparsi a vita, ad esempio, me ne sarei guardata bene dall'accettare di sposarlo.
      Sembra crudele, ma è così.

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  4. Anch'io ho pensato che sarebbe una storia perfetta per un film, sai?
    Chissà. Mai dire mai. 😘

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  5. ....Un amore così grande , un'amore così....(Mario del Monaco) .
    Come si fa a dire di no per ben due volte a un uomo da sempre
    innamorato di te . Mah ! Ora è sola , senza famiglia , libera ,
    allora che amore è se non lo vuole condividere ....

    PS. Non sono partita , minaccia di temporali qui e là .

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    1. Ero sempre stata convinta che quel brano fosse di Claudio Villa, e invece scopro da Google che la prima pubblicazione è proprio di Mario del Monaco.

      Mi dispiace per il viaggio. Speriamo che i temporali non facciano danni. Qui sembra di nuovo agosto. 😭😭😭

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  6. Sta per arrivare brutto anche qua.
    Bella storia. Pensa che potrei scrivere un libro 'i miei primi 60 anni'.... 😘

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  7. Bella storia ..con il lieto fine..aspettato tanto ..spero arrivato..
    Consiglio ; dai ciccia ..muovi un po le chiappe..buttati..non vivere di rimpianti..

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    1. Ahahahah
      "Dai ciccia" ad una centenaria, non si può sentire. 😂😂😂

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  8. Mi chiedo sempre perché le persone vogliano decidere anche per gli altri anziché solo per sé stessi.
    Comunicazione. Poteva dirgli quelle che erano le sue remore e ne avrebbero discusso insieme. Di fatto si è posta sopra di lui e la sua volontà.
    Comunque parlarne a posteriori ha poco senso :D le cose vanno come devono andare, forse, chissà.

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    1. È quello che ho pensato anch'io. Non è giusto decidere per entrambi. Ma credo che non riusciamo a comprendere la scelta di Amelia perché appartiene ad un'epoca diversissima dalla nostra. Siamo così abituati a dire tutto e subito, oggi, che quanto accadeva 50 anni fa o più ci appare surreale.

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  9. Una bellissima storia che hai raccontato con una delicatezza infinita. Mi fa piacere che siano riusciti a ritrovarsi anche se dopo tanti anni. Chissà quante cose si saranno detti e raccontati❤️.

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    1. Tante volte, alla loro età, basta guardarsi in silenzio. Amandosi. ❤️

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