Quando i social sono una pistola carica: bloccato Miguel Bosè

Nei giorni scorsi, Twitter ha deciso di bloccare Miguel Bosè, impedendogli di pubblicare post per una settimana, a causa delle troppe segnalazioni ricevute.

Da qualche tempo, infatti, il cantante ha preso a pubblicare video e messaggi che negano la pandemia, invitano a non utilizzare le mascherine, e focalizzano l'attenzione sulla lotta al 5g.

Insomma, una serie di notizie false e fuorvianti che rischiano di confondere le idee ai suoi seguaci o, addirittura, di istigarli a boicottare il sistema.

In un recente video, ad esempio, Bosè spiega che non si farà mai iniettare un vaccino obbligatorio e che il popolo dovrebbe ribellarsi ad una dittatura simile.

Eppure, lo scorso mese di marzo, la madre del cantante, Lucia Bosè, è venuta a mancare proprio per una polmonite aggravata dal Covid-19, sebbene la famiglia non abbia mai confermato né smentito le cause del decesso.

Insomma, perché influencer e personaggi famosi non si rendono conto di avere tra le mani un'arma potentissima nel momento in cui si siedono al PC o utilizzano lo smartphone, e continuano a lanciare messaggi sbagliati e fake news attraverso i social?

Perché, poi, gli algoritmi di questi ultimi rendono difficile, se non impossibile, segnalare i contenuti fasulli?

Personalmente ho più volte segnalato a Facebook la presenza di video o immagini che abusano di minori, o che istigano alla violenza, ma in 9 casi su 10 mi è stato risposto che il post non violava gli standard della community.

Quali sarebbero questi standard? Liberi tutti, purché se ne parli?

Non lo so, e ormai non mi interessa più, ma spero che i vip se ne guardino bene dal diffondere notizie false e che vengano puniti nelle sedi opportune (non solo online) per la loro condotta.

Perché nessuna ricchezza dovrebbe essere al di sopra della legge etica e pratica.

E restando al caso in oggetto, spero anche che Miguel Bosè rinsavisca.