venerdì 19 febbraio 2021

L'etica del silenzio e del rispetto

 
Quella che vi racconto oggi è una storia molto triste, resa ancora più cupa dalla superficialità di alcuni.
Premetto che sono molto provata mentre scrivo queste poche righe, poiché la vicenda mi riguarda da vicino, per due ragioni.
La prima è che il fatto è avvenuto nella mia città d'origine, Fasano. La seconda che, in prima persona, sono rimasta vittima molti anni fa di una circostanza analoga.

Domenica scorsa, sulle colline della Selva di Fasano, la 35enne Sara, si accascia a terra davanti alla chiesa in cui si stava recando per prendere parte ad un battesimo.
Per fortuna, sul posto sono presenti un medico ed una farmacista che avviano subito le pratiche di primo soccorso, in attesa dell'arrivo dei sanitari del 118.
Sara viene ricoverata all'ospedale "Perrino" di Brindisi, dove è ancora in stato di coma, lottando tra la vita e la morte.

Peccato, però, che un giornale locale abbia dato la notizia scrivendo che si trattava di una storia a lieto fine, poiché la ragazza era stata salvata dai sanitari.

La verità, però, come detto, non è esattamente questa, tanto che la madre di Sara, Giusy, ha affidato a Facebook uno sfogo che mi ha lasciata senza parole.
"In riferimento all’articolo apparso su xxxxxx di domenica 14 febbraio, relativo al malore accorso ad una giovane donna, titolato: “Selva di Fasano: fasanese colta da malore salvata da medico davanti alla chiesa”, nel ringraziare di cuore chi è intervenuto a prestare i primi soccorsi, mi preme precisare che la storia della giovane donna, che è di Brindisi e non di Fasano, non è purtroppo una storia “a lieto fine”.
Mia figlia, nonostante i soccorsi prestati, è attualmente in stato di coma presso la Rianimazione dell’Ospedale Perrino a Brindisi e sta lottando con tutte le sue forze per sottrarsi ad una sorte che, momentaneamente, la vede in bilico.
Inoltre, proprio nel rispetto del nostro dolore e in ossequio al dovere di verifica dei fatti narrati, tengo a precisare che sia io che il papà, Franco Sinisi, dell’etica professionale, abbiamo fatto la ragione della nostra vita. 
Colgo l’occasione per ringraziare i numerosi amici e parenti che, in tutti i modi, ci stanno manifestando vicinanza e affetto, nella speranza che davvero questa storia si concluda felicemente.
In questo momento, anche amplificato dalla beffa della “storia a lieto fine”, la famiglia avverte forte l’esigenza di raccogliere le forze per sostenere Sara nella sua lotta per la vita.
Con questo chiedo pertanto agli amici, che si rallegrano dello "scampato pericolo", di lasciarmi tempo e modo per tenerli aggiornati sull’evoluzione della situazione. 
Grazie dal profondo del cuore".

Perché i giornalisti non si pongono il problema di pesare bene le parole quando è in ballo la salute o, addirittura, la vita di terzi?
Forse è anche per leggerezze come queste che ho lasciato il mestiere dell'articolista.
Eppure, di errori del genere non ne ho mai commessi perché, prima ancora che di professionalità, sono sempre stata fornita di sensibilità. E tatto.

Adesso vi racconto il secondo motivo per cui la storia di Sara mi ha profondamente toccata.
Era il 14 settembre del 2002 quando, in seguito ad un incidente stradale, finivo in coma.
Quello che credo di non avervi mai detto è che, pochi giorni dopo il terribile incidente, una persona della mia famiglia si trovava in visita al cimitero cittadino, e rischiò seriamente una colluttazione, quando udì un gruppo di persone dire che, sicuramente, era venuta a trovare me.
Perché per i Fasanesi, o quantomeno per i più superficiali, io ero già morta.
E invece ce l'ho fatta, e la prova è sotto gli occhi di tutti.

Spero che anche Sara possa raccontare presto o tardi la terribile esperienza vissuta, e che la sua famiglia possa ripensare a questo triste episodio come ad un ricordo lontano.
Inoltre, vorrei abbracciare questa madre, infrangendo ogni norma anti-Covid.
Lei che mi ricorda tanto la mia. Circondata da tantissime persone in quei momenti di paura, ma profondamente sola nel suo dolore.
Perché certe cose, può capirle solo una madre.
Con tutto il rispetto per i padri, e anche per il mio che amavo alla follia e che, purtroppo, mi ha lasciata pochi anni dopo.

Io, ripeto, ho vinto questa battaglia. E l'ho fatto anche e soprattutto grazie a mia madre, ed alla sua tenacia.
Spero che, fra qualche settimana, potrò dirvi lo stesso di Sara e Giusy, alle quali giunga il mio abbraccio fortissimo.

Ricordatevi, e ricordiamoci, di essere umani prima che giornalisti, floricoltori, macellai, parrucchieri o qualunque altra cosa.
E non dimentichiamo che il tatto e il doveroso silenzio, in certi casi, possono fare la differenza.
Per i protagonisti delle vicende, e per tutti coloro che li amano.

48 commenti:

  1. Alcuni giornalisti sono degli sciacalli, carpiscono una notizia e ne "romanzano" la realtà, fregandosene delle conseguenze.
    Sapessi quanti strafalcioni leggo relativamente ad articoli su serie televisive o fumetti che seguo: errori innocui che comunque dimostrano l'incompetenza di chi scrive verso l'argomento! Ben più grave diffondere una notizia come quella in oggetto, senza manco il tatto di essere precisi.

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    1. Di sicuro, come dici, in caso di fumetti e serie tv, la leggerezza dello scrivente è meno deprecabile, in quanto almeno non nuoce a nessuno.
      Ma almeno davanti alle notizie serie, occorrerebbe conservare lealtà e rispetto.

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  2. Il giornalismo oggi, televisivo e cartaceo, è figlio della società. Scrive ciò che la gente vuole leggere, si specializza in drammi o in lieto-fine e racconta solo quello. Non penso di fare una banale generalizzazione, ma il mio pensiero nasce dallo sfogliare tutti i giorni giornali on line di tutte le estrazioni, politiche e no. Non ci può essere un giornalismo rispettoso se nella nostra società non sei nessuno se non compari, se non dai scandalo, se non fai parlare di te per gli eccessi invece che per ciò che di buono sai fare. È il solito cane che si morde la coda.

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    1. Quello che dici è giustissimo, ma perché scrivere a tutti i costi?
      Se il malore di una giovane ragazza non interessa a nessuno, a meno che non vi sia lo scoop del salvataggio, basterebbe non scrivere nulla.
      Oppure, encomiare il provvidenziale intervento di chi ha prestato soccorso a Sara, ma almeno specificare nella chiusa che la protagonista sta lottando in terapia intensiva, e che non ha la vita salva a priori.
      Tutti speriamo che sia così, ma il rispetto della verità è ben altro.

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    2. Scrivono a tutti i costi perché sanno che pochissimi li denunciano. Vedi se dopo tre segnalazioni/lamentele fossero cacciati dall'albo professionale, come sarebbero scrupolosi.
      In compenso abolirei il diritto al "no comment" da parte di vip, politici e avvocati che prima attirano i riflettori su di sé e poi non rilasciano dichiarazioni.

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    3. E' esattamente quello che ho provato a spiegare ad Hermione.
      Purtroppo le cose stanno proprio così.

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    4. Da addetto ai lavori concordo pienamente con quando ha detto Temistocle..Il giornalismo - purtroppo - scrive quello che la gente vuole leggere.
      Non sono d'accordo con ciò che dice Gas: i tribunali sono pieni di procedimenti verso i giornalisti, per cose banalissime. I giornalisti hanno zero tutela.
      Il giornalista in questione ha tutto il diritto di dare..il diritto alla rettifica alla parte lesa.
      Ovviamente la pena è già nella rettifica: praticamente dichiarare al pubblico, abbiamo scritto il falso, con tutto ciò che ne consegue sulla reputazione.

      Ps ovviamente in bocca al lupo alla ragazza

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    5. Stamattina il giornale in questione ha pubblicato il post della signora Giusy, titolando "Donna colta da malore a Selva, la precisazione della famiglia".

      Nemmeno una parola di scuse, né nulla.
      Una sorta di articolo di approfondimento.
      Per me è ugualmente scandaloso.

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    6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    7. Neanche la dignità di chiedere scusa alla famiglis. Verità di informazione ripristinata, resta la loro pochezza come esseri umani

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  3. Siamo fuori dal mondo! Tu sei stata fin troppo tenera quando nel tuo post ti sei domandata, facendo sfoggio di una sagace capacità di usare un eufemismo: "Perché i giornalisti non si pongono il problema di pesare bene le parole quando è in ballo la salute o, addirittura, la vita di terzi?"

    Dico questo perchè nel caso in questione, non si è trattato di usare una parola non proprio corretta ma di non essersi minimamente informati ed interessati sulle reali condizioni della ragazza mostrando una superficialità professionale indecorosa. Così come è stato nel tuo caso all'epoca, stesso vergognoso comportamento dei media. Scusa lo sfogo ma sono davvero stanco di vedere, e non solo in questa circostanza, soggettuccoli prestati al giornalismo che non hanno nemmeno la decenza di verificare una cosa prima di scriverla.

    Spero piuttosto visto che non ho le fonti per verificarlo, che questa ragazza ce la faccia. Tienici informati se puoi per favore.

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    1. Certamente.
      Appena conoscerò reali sviluppi in merito, vi aggiornerò.
      Immagino, comunque, che la signora Giusy scriverà qualcosa sul suo profilo, quando il lieto fine arriverà davvero.
      Al peggio, non voglio neppure pensare.

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  4. Il problema della verifica delle fonti è uno dei tarli che sta corrodendo il giornalismo. Si riporta una notizia perché si è letta su qualche altro sito e si dà per scontato che sia vera. Ci si basa sui si dice, sulle voci di corridoio, dimenticandosi che prima di riportare qualsiasi fatto, andrebbe accertato con fonti verificabili. Ma, sempre di più, anche a livelli si insospettabili, si agisce con leggerezza. Mancanza di tempo? Superficialità? O semplicemente si pensa che nessuno si prenderà la briga di smentire ciò che si scrive?

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    1. Immagino che i casi di smentita siano pochissimi in proporzione al numero esponenziale di notizie inesatte che si scrivono ogno giorno.
      Ai giornali online interessano i click, a quelli cartacei le vendite.
      È una triste realtà, ma inconfutabile.
      Come diceva Temistocle, le storie a lieto fine e i titoloni catturano più l'attenzione del lettore.
      E pazienza se una miriade di click si ottiene giocando sulla pelle di qualcuno.
      Capisci, ora, perché ho smesso di scrivere professionalmente?
      Perché non ci stavo dieci anni fa, e non ci starò mai.

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    2. Spezzo anche qui una lancia in favore della mia categoria..
      Oggi verificare le fonti è gettarsi in una jungla col machete...
      Quando si prende una notizia da un altro sito, quello è copiare una notizia, anche se la si riscrive con altre parole :).
      Poi chiaro che verificata la notizia, la si scrive con le proprie parole e la sostanza è quella. Ma sono due cose diverse: il riscrivere senza verificare è copiare.
      E se il sito da cui si copia ha scritto qualche cazzata...beh..figuraccia!

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    3. In questo caso il giornale in questione è stato il primo (o forse l'unico, non ho verificato) a dare la notizia. Quindi avrebbe dovuto semplicemente prendere informazioni più dettagliate da chi gli ha fornito la notizia, oppure evitare di romanzarla con queste frasette da favola.
      A parte la chiusa e il titolo, l'articolo poteva andar bene.

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  5. Auguro a Sara e a sua mamma di farcela.Buon venerdì!

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  6. Il giornalismo di questi tempi attraversa una grave crisi. La maggiore preoccupazione sembra sia quella di catturare l'attenzione del pubblico, non certo quella di verificare le notizie. Spesso ci sono errori ed esagerazioni, e purtroppo i diretti interessati ne soffrono. Anche uno dei miei figli è stato protagonista di un trafiletto sulla stampa locale, metà dei fatti riportati erano inventati.

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    1. Spero che almeno il trafiletto fosse per esaltarne le doti, e che le abbiano esagerate.
      Perché, diversamente, anche voi avreste dovuto smentire, per insegnare a questa gente a fare il proprio mestiere.

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    2. Eh, magari! La vicenda era più ridicola che tragica, quindi abbiamo lasciato perdere. Ci è solo dispiaciuto per alcuni commenti dei soliti leoni da tastiera che hanno insultato mio figlio... L'unica consolazione è che almeno hanno rispettato la privacy, non hanno fatto nomi (però c'era una foto di spalle da lontano).

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    3. Spero che la foto sia riconoscibile soltanto per voi.
      L'assenza del nome è piuttosto comune per pararsi il lato B.
      Anche nell'articolo in oggetto si parlava solo di una "ragazza".
      Lo squallore, però, resta.

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  7. Giusy e Sara avrebbero davvero bisogno di persone oneste e pure come te.
    Purtroppo, però, lungo il cammino se ne incontrano di peggiori, che non sanno cosa sia il rispetto.
    Ti ringrazio per la comprensione e per l'affetto che mi dimostri ogni giorno.
    Un bacio.

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  8. Una storia terribile e hai ragione sul fatto che c'è tanta superficialità in giro, soprattutto da parte dei giornalisti che non si curano di approfondire i fatti. Penso solo ai poveri genitori che non solo stanno vivendo questa situazione così drammatica, ma devono anche sopportare una simile e surreale beffa.

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    1. Infatti.
      I miei ricevevano le condoglianze e avrebbero voluto spaccare il mondo.
      I genitori di Sara, invece, si devono scontrare con i commenti allegri di chi pensa che sia stato solo un brutto spavento.
      In entrambi i casi, è terribile.

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  9. basta guardare su canale 5 la piaciona e si comprende bene cosa fa odiens
    Trovo disgusto nel leggere certe scelte editoriali. Vendere 100 copie in più o creare un precedente dove tuffarsi nei giorni successivi è miele.

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  10. Purtroppo racconti l'ennesimo esempio di una realtà che sta diventando sempre più superficiale. I più polemici si lamentano dicendo che il mondo è troppo veloce e non si riesce a stare al passo però, dico io, ma c'è tutto questo bisogno della presenza mediatica su alcune situazioni? Che fretta c'era di parlare del caso di questa ragazza o del tuo come se qualcun altro ti togliesse lo scoop?
    Tatto, silenzio, dici tu. Io ci aggiungerei anche rispetto delle emozioni delle persone coinvolte che magari non vogliono che si parli di un loro dolore.
    Chi ci guadagna da tutto questo?

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    1. Ci guadagnano sicuramente gli editori, e non solo loro.
      Che la società sia impoverita al punto di non indignarsi per queste vicende, poi, non mi stupisco affatto.
      Ormai, per il Dio denaro, tutto è lecito.

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  11. Titoli per vendere di più, pratica davvero ripugnante, la verità sempre e comunque.

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    1. Evidentemente la verità non gli basta per mandare avanti la baracca...
      Che amarezza!

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  12. Scrivono senza informarsi o per vendere una manciata di giornali in più.
    Spero che Sara riesca davvero ad avere la sua storia a lieto fine, svegliandosi il prima possibile e riprendendo la sua vita dove l'aveva lasciata.
    Un abbraccio.
    PS=Mi ha fatto rabbrividire la storia del cimitero e di queste persone che ti stavano cercando lì :(
    Per fortuna stai bene, viva vegeta e forte come non mai.

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    1. Saranno anche le persone così frivole ad avermi resa più forte.
      Perché, in certi momenti, o impari a lottare con tenacia e spregiudicatezza, o soccombi.
      Ecco, io ho scelto la prima opzione. ❤️

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  13. hai detto proprio bene in chiusura, ricordiamoci di essere umani a prescindere da tutto. Restiamo umani, mi pare però che questa cosa venga sempre più dimenticata

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    1. Dimenticata o volutamente ignorata.
      Eppure, basterebbe così poco...

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  14. Purtroppo è sempre più frequente l’incapacità dei giornalisti di fare bene il proprio mestiere. Non so da cosa dipenda, dall’incompetenza, dal fatto che ormai tutti siamo in grado di diffondere notizie, ma un professionista dovrebbe stare attento alla comunicazione.
    La tua è una storia incredibile, come quella di chi sta vivendo il dramma che hai raccontato. Mi associo alla preghiera per questa ragazza e per la sua famiglia.
    (Per me, anche se non vorresti sentirtelo dire, tu sei il risultato di un miracolo)

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    1. Me l'hanno detto in tanti, e sarà vero.
      Ma, mi piace dire che devo la vita al miracolo della scienza.
      Perché senza l'ospedalizzazione e le lunghe cure a cui sono stata sottoposta, non ci sarebbe stata preghiera sufficientemente valida.

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  15. Mi associo a chi si augura che la storia di Sara possa avere una conclusione positiva.
    Riguardo alle fake news sulle condizioni di salute che scrivono i media a me è capitata l’esperienza all’estremo opposto.
    Mio suocero recentemente e un mio cugino invece in un tempo più distante ( ero ragazzino) avevano avuto un incidente automobilistico importante ed erano stati dati dai giornali come spacciati e in fin di vita.
    Per fortuna in entrambi i casi la notizia era esageratamente falsa.
    Purtroppo non mi stupisco , tornado alla vicenda di Sara di queste cose perché ci ho fatto il callo a soppesare bene le notizie che mi giungono in generale .
    Certo quando ti toccano nel personale le menzogne , è normale diventare una bestia.
    😘

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    1. Quindi tuo suocero e tuo cugino hanno avuto la mia stessa esperienza.
      Sono morti e risorti, altrimenti non si spiega, no? ;)

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  16. I giornalisti , prima di diffondere una notizia , dovrebbero accertarsi
    che corrisponda a verità . Io leggo ma , sempre con riserva .
    Auguri a Sara che possa ritornare a casa "come nuova".
    Bacione Laura

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    1. Purtroppo già molti anni fa, le leggerezze erano fin troppo diffuse.
      Ora che molti giornali sono online, le notizie vengono scritte in cinque minuti e pubblicate in tempo reale, senza curarsi né della forma e né dei contenuti, reali o presunti che siano.

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  17. Ci sono persone che hanno sì il tesserino da giornalisti ma sono semplici scribacchini, che sarebbero più idonei a scrivere per i settimanali scandalistici, giusto per riempire gli spazi che rimarrebbero vuoti. La storia riportata mi ha colpita e rattristata. Speriamo che si risolva come è accaduto per te. Un saluto e sorriso Claudia.

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    1. Non so chi abbia scritto questo articolo, perché non era firmato, ma conosco alcuni membri validi della redazione e mi stupisco che il direttore permetta queste pubblicazioni senza alcun controllo.
      E sì, hanno tutti il tesserino.
      Io ho lavorato molti anni fa per questo giornale, ed ero forse l'unica a non averlo e a non volerlo.
      Come per qualsiasi professione, l'etica parte dal cuore e non da un pezzo di carta.

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  18. Non posso che riconoscermi nelle tue parole. La superficialità non è cattiveria, ma crea lo stesso situazioni molto squallide e potenzialmente dolorose per gli interessati. Del resto quante accuse vengono lanciate in via del tutto provvisoria sui media, per poi essere seguite da minuscole smentite? No, non va bene. (Mi dispiace per la tua esperienza, di cui non ero al corrente, essendo l'ultima arrivata.)

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    1. Per fortuna posso raccontarla con disinvoltura, essendone uscita alla grande. ❤️

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  19. Penso che alcuni GIORNALISTI?..neanche controllano ciò che stanno x scrivere..e mettono notizia buonista..medici salvano ragazza..senza
    Neanche informarsi come sta..oppure a volte ammettono su tragico..malore di ragazza medici non riescono a salvarla..
    Insomma notizie farlocche..non verificate ..si scrive e via..!!
    ETICA ..questa grande sconosciuta!!

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    1. L'etica professionale ormai non esiste più. E non solo nel giornalismo, purtroppo.

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Per colpa di chi ne ha abusato, minando l'atmosfera familiare che si respira su questo blog, sono vietati i commenti anonimi, così come quelli polemici e offensivi.
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