La storia vera di Valentina P. |
Io e Giuseppe ci sposammo quando avevamo appena vent’anni e, nell’arco di altri cinque, mettemmo al mondo due figli.
Eravamo la classica famiglia perfetta. Amici e parenti, invidiavano la nostra complicità. Avrei giurato che sarei invecchiata al suo fianco, serenamente.
Purtroppo, però spesso il destino presenta conti salatissimi.
All’età di 39 anni, a causa di un grave tumore, fui costretta a sottopormi ad un intervento di rimozione dell’utero.
Per fortuna, la mia ripresa fu più veloce del previsto e l’idea di essere già madre mi permise di accettare quella di non poter avere altri figli.
Insomma, non avrei permesso a questo “contrattempo” di rovinare la serenità della mia famiglia, ma non potevo immaginare che da lì in poi avrei vissuto un vero incubo.
Giuseppe smise di toccarmi. Erano ormai passati sei mesi dall’operazione, ma sosteneva di essere terrorizzato dall’idea di farmi male.
La mia ginecologa gli spiegò che ormai potevamo avere una vita sessuale normalissima, perché il mio corpo aveva reagito benissimo all’intervento, ma lui non volle sentire ragioni.
Più provavo a sedurlo e più mi respingeva, inventando scuse anche del tutto inverosimili.
Ero disperata, ma l’idea di parlarne con qualcuno, quale un terapista di coppia o un’amica mi imbarazzava terribilmente.
Pensai che sarebbe stata questione di tempo, ma i mesi diventarono anni.
Io e mio marito, ormai, eravamo perfetti coinquilini. Non solo non avevamo più fatto l’amore da quel lontano pomeriggio di tre anni prima, ma erano scomparse di colpo anche le carezze, i baci, e qualsiasi forma di tenerezza.
Cominciai a sentirmi sempre più inutile. Una donna a metà.
Forse non ero abbastanza bella per lui. In seguito all’operazione e alle terapie avevo preso una decina di chili che non andavano via nonostante la dieta e le due ore di camminata al giorno.
Magari, lui aveva semplicemente smesso di amarmi, per rincorrere una donna più giovane e sexy.
Mi capitò spesso di controllargli il cellulare, sperando di scovare la ragione dei suoi rifiuti, ma non trovai nulla.
Per lo stesso motivo, presi a pedinarlo quando dichiarava di andare a bere una birra con i suoi amici, o di fare tardi in ufficio a causa di un nuovo cliente importante.
Tutto quello che mi raccontava corrispondeva al vero.
Mio marito non aveva una vita clandestina con chissà chi. Semplicemente, non mi voleva più, e questo mi tormentava.
Provai molte volte ad affrontare il discorso con lui, ma sosteneva che fosse normale, in quanto non avevamo più trent’anni e la passione si era inevitabilmente trasformata in affetto. Soltanto una donna immatura e viziata come me poteva credere che le farfalle nello stomaco non sarebbero mai volate via, e che avremmo continuato a fare sesso come due adolescenti fino all’età della pensione, o persino oltre.
Insomma, in un modo o nell’altro quella sbagliata ero io.
Dovevo ringraziare Dio di essere ancora viva e di avere due figli meravigliosi diventati ormai grandi, ed un marito fedele.
Cosa mi mancava per sentirmi felice? Il sesso. Che squallore, come se tutto il resto non avesse significato. La nostra meravigliosa casa, la serenità dei ragazzi, gli amici che non ci erano mai mancati, il lavoro che mi regalava sempre più soddisfazioni.
In qualche modo Giuseppe riusciva a farmi sentire in colpa per la sola idea di desiderarlo ancora come quando eravamo fidanzati. Se avessi saputo che l’intervento mi avrebbe portato via lui oltre all’utero, probabilmente avrei cercato un’altra soluzione alla mia malattia.
Solo dieci anni dopo trovai il coraggio di confidarmi con mia sorella.
Restò allibita per la mia confessione. Dall’esterno, infatti, non avevamo mai smesso di sembrare complici e affiatati. Persino i nostri figli non immaginavano la profonda crisi che il nostro matrimonio stava attraversando, o che forse vivevo solo io.
Mi consigliò di metterlo con le spalle al muro, chiedendogli il divorzio, oppure di tradirlo, ma la sola idea di spogliarmi davanti ad un uomo che non fosse Giuseppe, l’unico che avesse mai accarezzato i miei seni di giovane fanciulla e poi donna, mi tormentava.
Non avrei mai potuto violare l’integrità del nostro matrimonio, e non solo perché gli avevo giurato fedeltà eterna davanti a Dio, ma perché ormai era riuscito a convincermi che la colpa fosse mia e che non sarei stata felice con nessun uomo, in quanto profondamente egoista.
Così il tempo trascorse inesorabile. I miei capelli bianchi diventarono sempre di più, e la voglia di tingerli del tutto assente.
I famosi dieci chili di troppo salirono a quindici. Persi anche la voglia di truccarmi, proprio io che avevo studiato da estetista da giovane, e dunque adoravo mettere in pratica la mia passione.
La Valentina riflessa nello specchio non era ormai che la brutta copia della ragazza felice ed allegra di un tempo.
Una mattina come tante, alzandomi dal letto alle nove, caddi rovinosamente a terra, e non riuscii a rialzarmi. Era come se le gambe fossero paralizzate e non rispondessero ai miei comandi.
Chiesi aiuto urlando e solo dopo diversi minuti Giuseppe mi raggiunse correndo. Stava potando la siepe in giardino, e non riuscì a sentire subito il mio richiamo.
Ci spaventammo e decidemmo di recarci al pronto soccorso, per paura che il tumore fosse tornato.
Per fortuna non era così, ma la diagnosi dei medici, a seguito di un lungo colloquio e di diversi esami, fu devastante quanto inaspettata. Si trattava di depressione maggiore.
I miei frequenti mal di testa, le palpitazioni e i perenni dolori muscolari non erano causati dallo stress e dall’irrequietezza, ma da un forte disagio psicologico che non poteva più essere trascurato.
Cominciai, quindi, a seguire le specifiche terapie e a consultare regolarmente uno psicologo.
L’atteggiamento di Giuseppe nei miei riguardi si inasprì ulteriormente in quanto, secondo lui, me l’ero cercata e stavo spendendo un patrimonio in medicinali e visite specialistiche per un vezzo qualunque.
Continuava a sostenere che non avessi nulla di cui lamentarmi e che moltissime donne della mia età avrebbero fatto carte false per poter vestire i miei panni.
La mia salvezza, però, ebbe un nome.
Giacomo, lo psicologo, mi aiutò a capire, per la prima volta, che il problema non ero io e che, per guarire, avrei dovuto fuggire dalla prigione di vetro in cui mi ero rinchiusa molti anni prima.
Perché nessuno psicofarmaco mi avrebbe restituito la voglia di vivere, se avessi continuato a dividere le mie giornate con chi mi accusava di non essere abbastanza.
Dopo sei mesi, io e Giuseppe firmammo la separazione consensuale, sebbene lui non fosse d’accordo, ma non avesse intenzione di sottostare alle lungaggini della burocrazia italiana.
I nostri figli, dapprima molto turbati, ne furono quasi felici, poiché mi videro letteralmente rinascere.
L’appuntamento dal parrucchiere divenne settimanale, e nell’arco di pochi mesi tornai in forma com’ero prima dell’intervento, grazie all’aiuto di una bravissima dietista.
Mi resi conto che a mancarmi davvero non fosse il sesso, ma la complicità con l’uomo che avevo sposato e che, ormai, mi aveva annientata, oscurando la mia luce ed impedendomi di guardare al futuro con serenità.
Oggi ho 65 anni e sono una nonna sprint di tre bellissimi nipotini.
Non ho più avuto relazioni di coppia dopo il divorzio con Giuseppe.
Che senso ha avuto, quindi, lasciarlo? In fondo, aveva ragione lui, sostenendo che il sesso non fosse importante, altrimenti mi sarei buttata tra le braccia del primo qualunque.
E invece no. Il rapporto sessuale tra coniugi altro non è che il punto di arrivo dell’amore, della complicità, della scelta di amarsi ogni giorno e di condividere il proprio cammino fino all’eternità.
Ecco, con Giuseppe era venuto a mancare tutto questo ed io stavo sprofondando nell’oblio di me stessa.
Di quella donna che desiderava splendere ancora e forte. Persino da sola.
Posso affermare tranquillamente che non si diventa donne a metà. Garantisco!
RispondiEliminaSicuro. Ma con certi omuncoli accanto si diventa donne a metà anche con l'utero perfettamente funzionante e al suo posto.
EliminaCioè in realta dovrebbe essere l'uomo a sentirsi inutile, ma l'assenza di sensibilità lo porta a credere di stare nel giusto e a continuare a logorare la sua compagna.
Storia surreale... Esistono davvero uomini così? Io avrei mandato lui dallo psicologo!
RispondiEliminaPurtroppo esistono.
EliminaNe conosco almeno tre. :(
Confermo anch'io, ho conosciuto e letto tanti casi simili.
EliminaGrazie Vincenzo.
EliminaPurtroppo ce ne sono molti più di quanti non si creda.
Io non ho figli ma non mi sento per nulla donna a metà!
RispondiEliminaInfatti Valentina non si sentiva una donna a metà in merito ai figli (che comunque ha), ma perché suo marito la rifiutava sessualmente.
EliminaE, credimi, è molto logorante.
Io ho avuto lo stesso problema oncologico di Valentina e mi sentivo
RispondiEliminadonna a metà . Mio Marito mi ha aiutata molto e in seguito i nostri
rapporti sessuali sono ridiventati normali come tutto il resto .
Auguro a Valentina una buona vita .
Buona giornata . Laura ***
Tu sei stata fortunata ad avere accanto un uomo che ti amasse e rispettasse al di sopra di tutto.
EliminaE infatti siete ancora insieme dopo mille ostacoli.
Bravi! <3
Ho attraversato in parte anch'io questi momenti della mia lei
RispondiEliminaSono stato mesi senza provare interessi per lei saperla deturpata mi bloccato solo con l'aiuto di uno psicologo amico Ho superato adesso sono un marito con tanta fantasia ma poco tempo
Hai fatto bene a farti aiutare, allora.
EliminaE sono felice che il vostro matrimonio sia rimasto in piedi.
Il tempo trovalo però, dai. Ahahah ;)
Io sarei rimasta con Giuseppe ma fuori casa ne avrei avuti altre tre :D detto senza peli sulla lingua.
RispondiEliminaUn abbraccio alla protagonista di questa storia e ai suoi nipotini.
Ahahahha
EliminaDai, magari ne sarebbe bastato solo uno.
Troppi amanti non nuociono gravemente alla salute? 😂😂😂😂😂
Sesso a parte.ma non del tutto..era lui il problema ..una relazione /convjvenza/ matrimonio spesso incontra dei problemi..ma sta ai due affrontarli insieme..magari a volte "lavora " dj più uno altre l'altro..questo secondo me non aveva più la moglie "perfetta "..e non la voleva più!! Era una donna fallata!
RispondiEliminaPer fortuna che alla fine si è liberata della zavorra ..e ha vissuto la sua vita..spero abbia trovato anche del sesso felice
Va sempre bene il detto : dove non sei felice non rimanere!!
Non me la sono sentita di chiederle se ha avuto delle avventure felici in questi anni, ma spero di sì.
EliminaE sicuramente il problema nella coppia era lui, ma certi uomini (o donne) sono così pieni di sé da non rendersi conto di dover cambiare.
Violenza psicologica, è infida perché lei non sempre può riuscire a rendersene conto per tempo e quindi subisce traumi devastanti. Luo un gran bastardo
RispondiEliminaDifficile definirlo diversamente. Eppure lei ci ha messo anni per convincersene. O forse per rendersene conto. 😔
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