Sono un leader, è vero. Ma ne vado orgogliosa

Ieri mattina una mamma di un compagno di Lorenzo mi ha fermata, nel cortile della scuola, per chiedermi delle informazioni.

"Spero che ti candiderai come rappresentante di classe - mi ha detto -. Io mi fido di te!".

Premetto che mio figlio ha iniziato l'asilo solo un paio di giorni fa, e non conosco nessuno dei suoi compagni, né tantomeno i loro genitori, inclusa la signora in questione.

Durante la mattinata dedicata all'accoglienza, però, erano tutti nel panico per organizzare l'acquisto delle divise e la consegna, a turni, del materiale scolastico richiesto.
Le maestre sembravano più nel pallone di loro finché, con la classica nonchalance che mi contraddistingue ho esclamato: "Fermi tutti! Non agitiamoci. Ci penso io. Creiamo un gruppo su Whatsapp a ci accordiamo".
Da allora, io sono Claudia, mentre loro sono la mamma di Riccardo, quella di Chiara, e così via.

Di sicuro non pensavo che sarei diventata un punto di riferimento per tutti i genitori, né volevo imporre i miei modi o le mie idee sugli altri.
Semplicemente, sin da quando ero piccola, non so cosa sia l'ansia, e al concetto di problema affianco in un istante quello di soluzione.
Quindi, mi ha solo fatto piacere aiutare le tante giovani madri presenti in quel momento, e lo faccio ancora, rispondendo alle loro perplessità sul gruppo, o a voce.

Poi, chissà, se mi vorranno rappresentante sarò felice di accettare.
Lavorare per gli altri, e a maggior ragione per mio figlio, mi è sempre piaciuto un sacco.

P.S. Lorenzo ha ereditato la mia "leadership". A scuola già comanda lui. (Si fa per ridere) 😉