Sta tenendo banco una vicenda che vede protagonista una delle tradizioni pugliesi più storiche e caratteristiche. Si tratta della produzione di orecchiette fatte a mano da parte delle pensionate del quartiere "Bari vecchia" che, da anni, vengono vendute a turisti e/o ristoranti direttamente dalle artigiane.
Adesso, però, in mancanza di autorizzazioni che attestino l'origine degli ingredienti (nonché di un documento fiscale che ne consenta la commercializzazione), il "contrabbando" di pasta fresca deve fermarsi.
Ad occuparsene è stato persino il New York Times.
La questione non mi ha lasciata indifferente perché, proprio pochi giorni fa discutevo con alcune amiche di qualcosa di analogo.
In occasione del compleanno di mio figlio, le maestre mi hanno permesso di portare qualche dolciume a scuola per festeggiare, a patto, però, che fosse confezionato oppure acquistato in una pasticceria che ne rilasciasse apposita etichetta.
Questo a causa delle disposizioni scolastiche, secondo cui è vietato somministrare ai bambini cibi dalla provenienza e dagli ingredienti non tracciabili.
La questione mi ha lasciata abbastanza perplessa perché, ai miei tempi, la ciambella della mamma era più sana di qualsiasi merendina acquistata al supermercato.
Eppure, non le veniva richiesto certamente il possesso dell'HACCP, anzi.
Logica vuole che un genitore acquisti gli ingredienti migliori per il proprio figlio, e che li usi nel più salutare metodo possibile.
Potremmo dire lo stesso, ad esempio, di un qualsiasi panificio?
Sulla carta i permessi sono importanti, è vero, ma quante volte leggiamo di sequestri di merce scaduta o contraffatta utilizzata nei più impensabili laboratori artigianali (e non solo)?
E quando i controlli non sono, invece, così scrupolosi?
Magari rischiamo di intossicarci e neppure lo immaginiamo.
In sostanza mi pare evidente che una torta fatta dalla madre di turno sia più "sicura" di una acquistata in un qualsiasi negozio, ma le leggi in materia non la pensano allo stesso modo.
Sarà per questo che le pensionate di Bari sono state costrette ad interrompere la loro storica attività.
E chissà se adesso dovranno mettere a norma le proprie cucine, o lo Stato riuscirà a formulare una regolamentazione ad hoc per questo genere di produzioni artigianali.
Di sicuro, in termini fiscali, bisognerebbe legalizzare questo commercio, anche se le massaie sostengono che il prezzo delle orecchiette lieviterebbe troppo, compromettendone la vendita.
Insomma, legalità o buonsenso?
Decisione difficile.
Ad occuparsene è stato persino il New York Times.
La questione non mi ha lasciata indifferente perché, proprio pochi giorni fa discutevo con alcune amiche di qualcosa di analogo.
In occasione del compleanno di mio figlio, le maestre mi hanno permesso di portare qualche dolciume a scuola per festeggiare, a patto, però, che fosse confezionato oppure acquistato in una pasticceria che ne rilasciasse apposita etichetta.
Questo a causa delle disposizioni scolastiche, secondo cui è vietato somministrare ai bambini cibi dalla provenienza e dagli ingredienti non tracciabili.
La questione mi ha lasciata abbastanza perplessa perché, ai miei tempi, la ciambella della mamma era più sana di qualsiasi merendina acquistata al supermercato.
Eppure, non le veniva richiesto certamente il possesso dell'HACCP, anzi.
Logica vuole che un genitore acquisti gli ingredienti migliori per il proprio figlio, e che li usi nel più salutare metodo possibile.
Potremmo dire lo stesso, ad esempio, di un qualsiasi panificio?
Sulla carta i permessi sono importanti, è vero, ma quante volte leggiamo di sequestri di merce scaduta o contraffatta utilizzata nei più impensabili laboratori artigianali (e non solo)?
E quando i controlli non sono, invece, così scrupolosi?
Magari rischiamo di intossicarci e neppure lo immaginiamo.
In sostanza mi pare evidente che una torta fatta dalla madre di turno sia più "sicura" di una acquistata in un qualsiasi negozio, ma le leggi in materia non la pensano allo stesso modo.
Sarà per questo che le pensionate di Bari sono state costrette ad interrompere la loro storica attività.
E chissà se adesso dovranno mettere a norma le proprie cucine, o lo Stato riuscirà a formulare una regolamentazione ad hoc per questo genere di produzioni artigianali.
Di sicuro, in termini fiscali, bisognerebbe legalizzare questo commercio, anche se le massaie sostengono che il prezzo delle orecchiette lieviterebbe troppo, compromettendone la vendita.
Insomma, legalità o buonsenso?
Decisione difficile.
Credo che per quel che riguarda la scuola il problema oltre che la bontà degli ingredienti sia legato agli allergeni.
RispondiEliminaNon credo.
EliminaPerché comunque le torte che acquistiamo non sono prive di lattosio, ad esempio.
Le maestre conoscono le intolleranze dei bambini e sanno che non possono offrirgli determinati alimenti.
Ma siccome sono varie, purtroppo durante i festeggiamenti noi madri non possiamo tener conto di tutto, altrimenti dovremmo comprare almeno dieci tipi di dolci differenti.
Io intendo le allergie non le intolleranze. Se io faccio un dolce a casa ti posso garantire che è ad esempio senza latte e derivati o noci. è sulle famose "tracce di..." che non posso garantire e che non comportano nulla ad un intollerante ma cambiano la vita ad un allergico
EliminaSì, certamente. Le allergie alimentari sono un problema molto serio, ma in quel caso acquistare una torta artigianale o prepararla a casa non fa alcuna differenza.
EliminaDiverso è per gli alimenti industriali sulle cui etichette sono, appunto, annotate anche le eventuali "tracce di".
il problema è più semplice: io so che tu sei intollerante al lattosio, quindi non uso il latte... ma magari uso, distrattamente, lo yogurt.
EliminaTi sembrerà assurdo ma può capitare!
Conoscevo una ragazza allergica alle patate: se non me lo avesse specificato non mi sarebbe mai venuto in mente che ovviamente non poteva mangiare dolci con la fecola di patate.
Forse nel post non sono stata chiara.
EliminaConosco benissimo la materia delle intolleranze alimentari, anche perché ne ho diverse. Qui si sta parlando di una torta acquistata in pasticceria (e quindi comunque artigianale) rispetto ad una fatta dalla sottoscritta. Quale differenza ci sarebbe?
Il pasticcere può scrivere quel che vuole sull'etichetta, così come anch'io. O no?
Discorso diverso vale ovviamente per le etichette industriali, nelle quali comunque non ripongo tutta questa fiducia...
Cara Claudia, ecco un post che cerca di chiarire le dinamiche del nome, fatte in casa.
RispondiEliminaCredo che oggi sia molto difficile poterlo fare, la legge dovrebbe vietare poi il commercio.
Ma come si Sto arrivando! non è facile, solo così si evitano tanti problemi.
Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Io invece penso che la legge dovrebbe incentivare questo genere di produzione, sicuramente più salutare di quella industriale.
Eliminanon so che dire ..ho passato anni a preparare panettoni farciti ..e le mitiche mattonelle (quadrotti) di riso soffiato e Mars sciolto a bagnomaria ..per le varie feste scolastiche ..e tutti contenti e nessun "morto" ;))..adesso tutto deve esser certificato e sanissimo ..che quà sul sanissimo ci sarebbe da discutere ..
RispondiEliminatempo fà son stata ad un matrimonio ..taglio torta ..bellissimo nel parco ristorante ..
ma ricordo la mamma sposo e sposa che giravano fra invitati affannate dicendo :(le torte erano 3)attenzione questa torta ha nocciole ..altra ha fragole ..e altra non sò che ..fate attenzione se avete allergie ...e non si godevano la festa ..ma cavolo se 1 ha allergia non le mangia o le mangia ma prima si informa ..durante il pranzo avevano servito cibi che a me facevano non bene ..li avrei mangiati volentierisssiiimmmmoooo! ma li ho saltati ..
se durante feste c'è bimbo che ha GRAVI intolleranze si avverte la famiglia ..gurdate c'è festa venite a vedere cosa mangia vostro figlio .
ciao
Infatti non credo proprio che in questo caso c'entrino le allergie o le intolleranze alimentari.
EliminaSemplicemente si è perso il gusto della tradizione e della manualità, in un'epoca vessata dal consumismo e dalla facciata.
Diciamo che se capisco le maestre, che almeno con una etichetta di un posto specifico possono sapere su chi rivalersi in caso di allergie e problemi, ed hanno un minimo di informazione su cosa offrire ai bambini, quello della pasta è un argomento più complicato. Da un lato lo stato non può lasciare che un commercio resti incontrollato, dall'altro è pur vero che se acquisto da una signora per strada, acquisto a mio "rischio e pericolo".
RispondiEliminaSecondo me l'unico vero problema di questo commercio è l'aspetto fiscale.
EliminaSe ci pensiamo, non è giusto che queste nonnine possano intascare anche cifre importanti senza pagare un minimo di tasse, mentre ristoranti e alimentari debbano versare allo Stato circa il 25% dei loro ricavi (se non di più, non sono aggiornata in merito).
Per le autorizzazioni, invece, mi sembra ridicolo pretenderle anche dagli artigiani.
Buonsenso tutta la vita anche perché spesso in materia di alimenti il legislatore dimostra non solo di non averne ma anche di fare enormi pasticci senza poi risolvere nulla o quasi.
RispondiEliminaIl vero rischio che si corre è di far cadere le tradizioni locali sempre più nel dimenticatoio.
EliminaCiao Claudia ,per quel gruppo di signore , basterebbe un controllo sugli
RispondiEliminaingredienti e bon . Io non compero mai niente in pasticceria perchè mi
ritorna sù . Dolci fatti in casa , no .
Per il compleanno di Nora , mia figlia ha fatto diversi pasticcini usando
carruba invece di cioccolato . Le Mamma le hanno chiesto le ricette .
Una mia amica ha portato un gran dolce al Ricovero per il compleanno della
suocera . Non è stato accettato , ha dovuto andare in pasticceria e
comperarne una . Che assurdità , mica voleva avvelenare la suocera....
Un bacione a te e buona giornata .
Laura
Ahahah
EliminaSei proprio sicura che la tua amica non volesse avvelenare la suocera? Magari non conosciamo tutta la verità.
Ahahahah
SCHERZO ovviamente.
Ma è abbastanza ridicolo.
Pensa un po al latte che viene riconfezionato 5 volte una volta scaduto?
RispondiEliminaSpero che sappia dei pallini che si trovano in basso sulla busta. Bello quando chi ci governava era anche presente nei circoli elettorali dove era eletto e dava udienza agli elettori con un calendario preciso di giorni e ore in cui era in ascolto. Adesso si salvi chi può, spero tanto che tutti inizino da ora pagare con i contanti e almeno sentirsi liberi con quelli guadagnati onestamente. Io non uso più carte ma solo contanti.
Anch'io uso solo contanti, ma le leggi che regolamentano questo genere di pagamento sono sempre più restrittive.
EliminaOrmai possedere una carta di credito è quasi indispensabile.
Purtroppo.
Da quando sono nato ho sempre mangiato e tuttora lo faccio, pasta e dolci fatti in casa, mai avuto problemi! Mentre non passa giorno che si scopre che una qualche azienda certificata nei loro prodotti ci sono delle porcherie.
RispondiEliminaBuona giornata.
Bravissimo.
EliminaE' esattamente quello che penso anch'io.
Buona giornata a te.
Argomento spinoso perché appunto oggi si deve prestare molta attenzione alle nuove leggi.
RispondiEliminaMa, ancora appunto, spesso sono i ristoranti (o i laboratori) stessi a fare certi casini...!
Quindi? Bisognerebbe trovare un modo per gestire, legalizzandolo, il lavoro artigianale.
Moz-
Sono d'accordo con te.
EliminaE bisognerebbe (ri)permettere alle madri di portare a scuola le ciambelle "della nonna".
E' inutile, si viveva meglio quando si stava peggio..
RispondiEliminaMa almeno mille volte!
EliminaPurtroppo ci sono delle regole che, giunte con tutti i loro comodi, stroncano le tradizioni.
RispondiEliminaUna mia cara amica è bravissima nel preparare dolci, tentò di avviare una collaborazione con un bar vendendo delle torte fatte da lei a casa (tipo Giovanna Mezzogiorno ne "La finestra di fronte") ma la titolare del bar, sebbene conoscesse la bontà di quei dolci dovette rifiutare la proposta per un problema analogo a quello che colpisce oggi chi prepara e vende orecchiette fatte in casa propria.
Secondo me i controlli andrebbero concentrati altrove, tipo su certi cibi confezionati che giungono dall'estero con etichette italiane...
Con etichette italiane, ma con chissà quante schifezze ben celate.
EliminaIo non mi fido per nulla dei cibi industriali e, per quanto mi è possibile, acquisto materie prime direttamente dai produttori e cerco di preparare cibo da me.
In teoria legalità e buon senso dovrebbero andare a braccetto, no?!
RispondiEliminaLa cosa assurda è che non è così!
Non so se si potrebbe bypassare il problema creando un circolo, associazione, pro loco, che 'legalizzi' il contrabbando di orecchiette!
Le tradizioni devono essere mantenute, anzi vanno tutelate ed incentivate!!!
Dalle tue parti le torte fatte in casa, invece, vengono ancora accettate nelle scuole?
EliminaIn classe per i compleanni no, solo alimenti confezionati.
EliminaVengono pero' chieste per essere vendute nei banchetti per la raccolta fondi, con un cartellino su cui sono specificati gli ingredienti.
Belle queste raccolte fondi.
EliminaQui sono diventate rarissime.
Io non vedo niente di male nel commercio delle orecchiette,anzi e'una bellissima tradizione che andrebbe pure incentivata!!
RispondiEliminaInfatti.
EliminaIo so farle, sai?
Ma chissà quanti giovani amano ancora le tradizioni...
Ma che brava!!
EliminaIo non son capace..
Ricordo che quando mia figlia faceva l’asilo una o due volte l’anno le catechiste organizzavano una vendita di torte fatte in casa.
RispondiEliminaEra obbligo scrivere gli ingredienti su un pezzo di carta messo dentro la confezione.
Poi il prezzo non so chi lo decideva..ma forse questo tipo di iniziative serviva ad aiutare l’asilo più che altro.
Son d’accordo a tassare le vecchie che fanno le orecchiette...che si mettano in regola pure loro😀.
Baci
Ma sì. È giusto così. Che lo facciano.
Eliminamah… io tornerei indietro alle vecchie e buone cose fatte in casa.
RispondiEliminaQuelli sí che avevano sapore!
EliminaStiamo raggiungendo livelli pazzeschi dell'assurdo...
RispondiEliminaE non finirà mica qui..
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