Circa un mese fa Stefania mi ha regalato un buono per un libro, senza nessuna ricorrenza e/o ragione.
E' stato molto faticoso per me spenderlo, in quanto le nuove uscite del periodo non mi interessavano minimamente.
Sono stata in libreria per ore, senza trovare nessun titolo che catturasse la mia attenzione.
Chi mi conosce, infatti, sa che, solitamente, sono i romanzi che scelgono me, e non viceversa.
Così, mi sono affidata a Google che ha fatto letteralmente il miracolo.
Premetto che non conoscevo l'autrice, né immaginavo si trattasse della conclusione di una trilogia, ma la storia sembrava scritta appositamente per me.
Era impossibile che non mi ci immedesimassi, insomma.
Vorrei precisare, inoltre, che pur non avendo i letto i due precedenti volumi della saga, ho compreso perfettamente le vicende e familiarizzato con i protagonisti, senza la sensazione che mi mancasse "qualche pezzo".
Veniamo alla trama.
Andrea Doyle è figlia della brillante direttrice di un famoso quotidiano irlandese e di George.
A soli dieci anni, però, perde sua madre a causa di una malattia.
Inevitabilmente, quindi, si ritrova costretta a crescere con accanto la sola figura paterna con cui instaurerà un legame meraviglioso.
Ereditato il dono della scrittura, la ragazza studierà presso il prestigioso Longjoy College di Venezia per diventare una giornalista di successo, seguendo le orme materne.
Sarà proprio una lettera della genitrice a scombinare, però, i suoi piani.
Chiedendo che le fosse consegnata il giorno del diploma, infatti, Elisabeth annuncerà alla figlia di averle lasciato in dono un regalo misterioso.
A causa di una serie di sfortunati eventi, però, Andrea riceverà la missiva un anno prima della fine degli studi, e partirà subito alla volta di Dublino, sperando di scoprire cosa sua madre le avesse riservato.
Purtroppo, non riuscirà nel suo obiettivo, e farà ritorno a Venezia piena di dubbi e paure.
Qui, grazie alla presenza degli amici Andre, Marylin, Marietta e del fidanzato Joker, riuscirà a diplomarsi con non poca fatica.
Ma chi tra loro si aggiudicherà l'ambita borsa di studio che gli permetterà di frequentare un importante stage presso la redazione del New Yorker? E come faranno a tenere salda la loro unione, dovendosi trasferire in parti del mondo diverse?
Ma, soprattutto, riuscirà Andrea a risolvere l'enigma e a toccare con mano il prezioso regalo di sua madre?
Tanti interrogativi a cui non posso dare risposta, per evitare di spoilerare troppo.
Quello che, però, posso dirvi senza alcun problema è che questo libro mi è piaciuto tantissimo.
Come detto, era impossibile per me non identificarmi nella protagonista, considerando il grave lutto genitoriale subìto e il suo immenso amore per la scrittura.
Tecnicamente, Andrea potrebbe essere Claudia, e viceversa.
Sebbene non abbia mai amato troppo il concetto di preferito, quindi, non escludo che quest'opera potrà venirmi in mente quando dovrò raccontare a terzi la mia lettura preferita, scalzando "Veronika decide di morire", e "Lettera ad un bambino mai nato", attuali detentori del primato.
La penna della Dalton è molto scorrevole, i giovani protagonisti del racconto dinamici e variopinti.
Il lettore non ha modo e tempo per annoiarsi, in quanto le vicende narrate sono sempre curiose e mai banali.
Forse, il finale è un po' prevedibile, ma da inguaribile romantica quale sono, non ne avrei perdonato all'autrice uno diverso.
Attenzione che lo stesso non è assolutamente ovvio, anzi. E' denso di colpi di scena. Però, diciamo che rispecchia le aspettative.
Unico neo, a mio gusto, è l'eccesso di citazioni cinematografiche tra queste pagine.
Premetto che scrivo da più di vent'anni e non ho mai utilizzato nei miei articoli di giornale o nei miei racconti delle citazioni di terzi, a meno che non fossero espressamente richieste dai protagonisti delle mie storie vere.
Non capisco perché, infatti, si debba abusare delle parole d'altri, quando le cose da dire sono sempre così tante da poter inventare di tutto.
Va detto, però, che non ho mai scritto un libro e che comprendo che l'esigenza di "allungare il brodo" possa portare a scorciatoie di questo genere.
In linea di massima, però, non gradisco l'eccetto di citazioni nemmeno nei grandi classici della letteratura italiana.
Perciò spero che Anna Dalton non me ne voglia.
Per il resto, invece, confermo il mio assoluto elogio a questo libro che vi invito a leggere, a maggior ragione se vi piacciono le storie giovani, come quelle che animavano i teen drama dei miei anni d'oro, quali "Friends", "Dawson's Creek" e "Beverly Hills 90210".
Se amate sognare, insomma, risvegliando l'io adolescente che c'è in voi.
Voto? 10. Categoricamente.
Ciao Claudia, innanzitutto buon compleanno passato, scusa il ritardo :)
RispondiEliminaIo in questo periodo sto leggendo tantissimo; quello che mi descrivi mi sembra uno di quei testi "feel good", a cui ogni tanto mi abbandono per un po' di leggerezza però finisco quasi sempre per trovarli troppo... Beh, troppo "good" 😂 mi fido della tua recensione e lo inserisco tra i prossimi da leggere, però ne approfitto anche per consigliarti qualcosa di Marco Presta, di cui mi sono innamorata ultimamente perché mi ha fatto spesso sorridere senza cadere nel banale, pur a volte esagerando le situazioni. Un abbraccio
Non conosco questo autore, ma vado subito a cercare qualcosa di suo che faccia per me.
EliminaNo, questo libro non è too good. Contiene anche molte pagine nere. 😉
Intanto, bentornata e buona fine estate.