Ieri pomeriggio siamo tornati al cinema, per assistere alla proiezione de "Il mio amico pinguino" con Jean Reno.
So che non si dovrebbero esprimere mai giudizi nelle prime righe di un articolo, ma non potrei dedicarmi alla stesura di questo pezzo senza prima manifestare apertamente l'enorme ammirazione che ho provato per questa pellicola, al punto da comunicarvelo già nel titolo.
Insomma, non potete assolutamente perdervi questo capolavoro.
Il film narra, infatti, le vicende dell'anziano pescatore João Pereira de Souza e del pinguino Dindim.
Siamo nel 2011, in un villaggio brasiliano. João non si è mai ripreso dalla morte di suo figlio, avvenuta durante una battuta di pesca, moltissimi anni prima, quando Miguel era solo un bambino.
I sensi di colpa lo accompagneranno per tutta la vita, portandolo a chiudersi in se stesso e a non rivolgere più la parola nemmeno ai suoi migliori amici.
Un giorno, però, l'uomo recupererà in mare un pinguino completamente coperto di petrolio e deciderà di salvargli la vita.
Dopo averlo lavato accuratamente per giorni, lo terrà per circa un mese con sé e sua moglie Maria, finché l'animale non si sarà completamente ristabilito.
Dopodiché lo rimetterà in libertà scoprendo, però, con enorme gioia e stupore che, ogni anno, percorrendo circa 8mila chilometri, Dindim farà ritorno a casa, per godere della compagnia di quella che considererà una famiglia.
La loro storia diventerà virale grazie ad un video pubblicato su YouTube a attirerà l'attenzione di biologi e ricercatori.
Cosa ne sarà di quest'amicizia speciale?
Premetto che il film comincia col peggiore dei lutti, e quindi l'umore non sarà dei migliori per chi, come me, si porta addosso una cicatrice importante.
Va dato merito agli autori e al regista, però, di non aver enfatizzato troppo il dolore, permettendo allo spettatore di concentrarsi subito sulla vicenda di Dindim, quasi dimenticando tutto il resto.
Jean Reno è a dir poco immenso nel suo ruolo. Le sue rughe ed i suoi occhi trasudano emozione, esperienza e risulta davvero difficile comprendere che si tratti di un semplice attore e non del vero protagonista della storia.
I dialoghi non sono mai banali, le pause non lasciate al caso.
I colori un po' tetri per i miei gusti, ma a questo film perdonerei di tutto.
Anche l'interpretazione di Adriana Barraza nel ruolo di Maria è davvero magistrale.
Mi sono commossa molto, sul finale, quando João chiede perdono al pinguino, pensando a Miguel.
Nessun genitore dovrebbe mai sopravvivere al proprio figlio, infatti. E' disumano.
In ogni caso, come detto, chiunque conviva con un lutto importante si sentirà un groppo in gola e avrà bisogno di un fazzoletto.
Voto finale? 9.
Soltanto per la scarsa qualità delle immagini, altrimenti avrei dato il massimo senza remore.
Come sempre, vi lascio il trailer in italiano del film, sperando che possa convincervi a guardarlo, qualora le mie parole non bastassero, e la mia foto di rito al cinema.
A presto.
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