Sono spesso stata vittima di invidia, da parte di amici che reputavo fedelissimi, e che ho lasciato indietro lungo la strada, per disintossicarmi dal loro livore.
In realtà, non ho mai capito a cosa serva invidiare gli altri. Sono così occupata a badare al mio orticello, che proprio non mi interessa se l'erba del mio vicino è molto più verde. Mi basta dare acqua alla mia.
Sarà per questo che il titolo "Invidia il prossimo tuo" mi ha catturata, e ho deciso di portare a casa il libro di John Niven dagli scaffali della mia biblioteca.
Anche stavolta, il mio istinto non ha toppato, perché si tratta di un'opera scritta benissimo e dai risvolti inaspettati.
Alan è un famoso critico gastronomico di origini scozzesi.
Sposato da un ventennio con la benestante Katie, con cui ha tre figli, vive nella sua villa immensa alle porte di Londra senza mai concedersi una sbavatura. Felice.
Un giorno, uscendo dalla metropolitana, si imbatte in un senzatetto dall'aspetto familiare. Si tratta di Craig, il suo migliore amico di gioventù, diventato famoso grazie ad una band, ai tempi dell'università.
Evidentemente, però, il suo successo è stato effimero, considerando che adesso vive in strada, vestito di stracci.
Alan decide, quindi, di offrirgli una birra e di capire come abbia fatto a ridursi in quello stato. Riscoprendo immediatamente con lui il forte legame di un tempo e le tante risate che lo caratterizzavano, sceglie allora di ospitarlo a casa sua per qualche giorno, sperando di riuscire ad aiutarlo.
Grazie ad un cavillo burocratico, scoperto dai legali di Alan, infatti, presto Craig potrà rientrare in possesso di una importante somma di denaro che gli permetterà di rimettersi in piedi.
Sarà riconoscente verso il suo amico fidato, e cosa ne resterà del loro rapporto ora che entrambi saranno professionisti affermati?
Premetto che il libro mi è piaciuto anzitutto per lo stile asciutto e scorrevole che, come ben sapete, prediligo più di ogni altra cosa.
L'ho terminato in tre giorni, infatti.
A convincermi maggiormente, però, è stato il finale del tutto inaspettato.
Ero sicura, infatti, di sapere come si sarebbe conclusa la storia, ma ad un certo punto della vicenda ho completamente perso la bussola, e mi sono domandata cosa sarebbe successo, pagina dopo pagina.
L'autore, quindi, è riuscito a disorientarmi, rendendomi curiosa e affascinata.
Ho terminato il libro con una sensazione di amarezza in gola, incredula ma consapevole del fatto che quello fosse l'unico epilogo possibile.
Torniamo, però, al tema dell'invidia tra amici.
Esistono davvero i rapporti paritari in cui chi ti è accanto può solo essere felice per i tuoi successi, senza ingelosirsene?
Io li cerco e aspetto da tutta la vita ma, finora, i fatti mi hanno dimostrato che se vuoi essere un buon amico devi sembrare triste e infelice, altrimenti genererai malumori.
Di contro, però, c'è che chi mi circonda sa che può fidarsi di me, e mi racconta qualsiasi novità senza il timore di rendermi invidiosa.
Qualche mese fa, ad esempio, Giovanna, mia parrucchiera e amica, mi ha confidato di dover iniziare un percorso che l'avrebbe probabilmente portata a diventare segretaria in uno studio medico.
"Lo dico solo a te, perché so che non sei gelosa e che non mi remeresti contro".
Infatti, sono stata felicissima per questa nuova opportunità, e quando è stata poi assunta le ho mandato un lungo messaggio gioioso.
Adesso che mi ritrovo alla ricerca di una nuova occupazione, le ho chiesto di avvisarmi qualora nel suo ufficio cerchino un rinforzo al desk, ma non mi sognerei mai di pensare atrocità del tipo "perché a lei sì e a me no", o simili.
Eppure tanti lo fanno. Troppi. Ma è un loro problema.
Insomma, vi è mai capitato di subire inutili gelosie da parte di persone che reputavate molto amiche, o addirittura da parenti?
Come vi siete comportati nei loro riguardi?
Intanto, leggete questo libro per scoprire come hanno gestito la cosa Alan e Craig.


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