giovedì 21 aprile 2022

Il mare annulla le diversità

Giuseppe Valrosso
 
Ho sempre avuto due grandi passioni: il mare e aiutare il prossimo.
Proprio in virtù della seconda, da più di vent'anni, faccio il pompiere.
Non sono mai riuscito a restare indifferente davanti ad una persona in difficoltà, infatti, sin da quand'ero adolescente, e non capisco come tanti riescano a vivere nelle loro camere dorate, senza curarsi di chi, pochi metri più in là, sta andando a fondo.
Non riesco a voltarmi dall'altro lato come se nulla fosse, e a pensare soltanto a me stesso.

Correva l'estate del 2020 e, con la mia famiglia, ero in vacanza in campeggio a pochi chilometri da casa, nella mia amata Puglia.
Non sono mai stato troppo pratico di social network e di web, confesso, e un po' per pigrizia, un po' per mancanza di tempo, non ho mai avuto voglia di approfondire il settore. 
Quella mattina, però, mentre curiosavo su internet, mi sono soffermato sul video di un nonno in barca con suo nipote affetto da autismo. 
Il bambino era felice. I suoi occhi parlavano d'amore più di qualsiasi luna piena riflessa sul mare placido, che avessi mai potuto ammirare dal bagnasciuga o dal mio gommone. 
Per me è stata una vera illuminazione. Senza nemmeno rifletterci troppo, ho pubblicato sul mio profilo un annuncio che mi avrebbe cambiato la vita, arricchendola profondamente. 
"Regalo giro in barca a bambini con disabilità e alle loro famiglie". 

Ho riposto il telefono nel borsello e non ci ho più pensato, credendo che il mio annuncio sarebbe stato letto al massimo dai miei parenti o dagli amici più stretti. 
Invece, quando dopo un paio d'ore, ho ripreso il cellulare, mi sono accorto che il post era stato condiviso più di duemila volte, diventando virale. 
La messaggeria privata era rovente. Avevo ricevuto tantissime richieste, provenienti da associazioni di ogni parte d'Italia, genitori, insegnanti, e non sapevo nemmeno da dove cominciare per riuscire a rispondere a tutti.
Entro un paio di giorni, tv e giornali cominciarono ad inseguirmi, sostenendo che il mio fosse un atto eroico. 
Eppure, non avevo fatto altro che pensare di donare il mio tempo e la mia barca al servizio di tanti bambini che soffrono e che, troppo spesso, vengono completamente abbandonati dalle istituzioni e dalla società.
Vedere il sorriso e la spensieratezza sui volti dei loro genitori che, per un paio d'ore, possono dimenticare tutti gli insormontabili ostacoli con cui devono lottare ogni giorno per regalare ai figli una vita migliore, inoltre, non ha prezzo. 

Così, da allora, ogni estate organizzo diverse uscite con ragazzi speciali e con i loro accompagnatori.
Non ho mai accettato nemmeno una moneta in cambio, perché le risorse spese per questa iniziativa non fanno che rendermi un uomo più felice ed appagato.
Come potrei spiegare a parole, ad esempio, l'immensa emozione che provai quando conobbi Antonio?
Era un bambino gracilino di sette anni che, appena giunti in spiaggia, si spogliò e si tuffò senza alcun controllo, travolto dall'eccitazione. 
Allora, mi ci avvicinai e gli donai uno dei berretti che utilizzo in navigazione. Lui mi guardò con gli occhi luccicanti di gioia e mi strinse in un abbraccio che mi parve durare un'eternità.
Sua madre mi spiegò che, di solito, è molto schivo con chi non conosce, e non elargisce mai manifestazioni d'affetto.
Ancora oggi, Antonio conserva quel cappello con cura. Io, invece, mi porto nel cuore la sua riconoscenza sincera ed autentica, che non potrei mai dimenticare, e che mi fece letteralmente commuovere.
A riempirmi d'orgoglio, poi, è che diversi colleghi mi abbiano contattato, in questi anni, per seguire il mio esempio, e chiedermi delle dritte.

Nemmeno l'aggravarsi della pandemia ha arrestato il mio progetto. 
Seguendo tutti gli accorgimenti del caso, infatti, ho continuato a regalare un sogno a tanti bambini.
Ad oggi, ho ospitato sul mio gommone più di 130 persone, su un totale di quindici uscite, e spero di poter presto raddoppiare questi numeri.
Laddove le condizioni meteorologiche lo permettano, non mi limito a fargli osservare la bellissima Bari dal mare, al tramonto, ma li conduco in una caletta in cui possono fare il bagno, liberi e spensierati.
Tante volte, ad attenderci ci sono amici che continuano la mia catena di solidarietà. Il panettiere che offre ai ragazzi della focaccia calda, qualcuno che distribuisce aranciate, altri che scattano fotografie per immortalare il momento.

Con molti bambini si è instaurato un rapporto di amicizia, proprio come con Antonio.
Mi chiamano il Capitano, e mi chiedono quando potranno tornare a navigare assieme a me. 
La verità, però, è che da solo non posso accontentare tutti.
Sarebbe bellissimo riuscire a rendere ancora una volta Fabio, Marco, Maria, Stefania, Teresa e molti altri, marinai per un giorno.
Se ne avessi la possibilità, concederei loro ogni singolo istante in cui non indosso la mia divisa da vigile del fuoco.
Sarebbe ancora più gratificante, però, scoprire che il resto del mondo non resta a guardare. 
Perché basta così poco per regalare a questi ragazzi un po' di magia. 
E se non saranno le calde onde dell'Adriatico ad inebriarli, potrà essere una passeggiata in bicicletta, l'ingresso ad un parco divertimenti, un laboratorio di pittura, la panificazione, l'escursionismo.
A volte basterebbe anche una semplice chiacchierata con loro, o con chi se ne prende cura tutto il giorno, senza mai poter abbassare la guardia.
Ciascuno di noi potrebbe impiegare un'ora alla settimana, o al mese, per donare sorrisi a chi è più fragile, guadagnando in cambio un vortice d'amore puro e meraviglioso.

Per fortuna, in Italia, l'associazionismo è molto diffuso e tantissimi sodalizi si spendono per la tutela di queste anime belle, ma non basta.
Tutti noi dovremmo fare qualcosa per chi soffre.
E non solo in occasione delle giornate internazionali dedicate ai bambini o ad una determinata patologia.
Facile ricordarsi di loro quando telegiornali e social network non parlano d'altro. Ma cosa accade durante il resto dell'anno?
Col mio mestiere, affronto ogni giorno situazioni di necessità, e spesso non occorre rischiare la vita spegnendo un vasto incendio per aiutare qualcuno.
I veri eroi sono quelli sempre pronti a tendere una mano verso l'altro, in maniera disinteressata.
Ma no, io non credo di esserlo, e ancora oggi mi imbarazzo moltissimo quando qualcuno mi attribuisce questa qualifica.
Sono sempre stato un tipo riservato, infatti, e non amo stare al centro dell'attenzione, ma se raccontare la mia storia servirà a smuovere almeno una coscienza e, di conseguenza, a provocare la felicità anche di un solo bambino, allora correrò il rischio.
La mia barca ed il mio cuore saranno sempre pronti ad accogliere nuove storie e nuovi sorrisi, cullati dalle onde dell'amore e dell'altruismo.
E voi, cosa potete fare per il prossimo?

La storia vera di Giuseppe Valrosso
raccolta da Claudia Turchiarulo
e pubblicata sul numero 12
della rivista “Confidenze”
il 22 febbraio 2022 

17 commenti:

  1. Che splendida persona! 💖

    Il modulo per commentare è tornato normale. 😃

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    1. Ahahha
      Blogger avrà tenuto conto delle nostre lamentele di ieri? 😅

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  2. Hai scritto la stessa cosa che Giuseppe mi ha detto mentre lo intervistavo, cioè che riceve molto più di quanto dia.
    E' meraviglioso che esistano persone come lui e come te.
    Ti abbraccio forte.

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  3. brava persona.
    bastano queste parole per descriverlo.spesso pensiamo che i soldi son la cosa importante della vita ..si si ok non raccontiamo balle servono eccome !!
    ma servono queste" cose " a farla migliore molto più dei soldi ..e chi scuote la testa non ha mai provato l'abbraccio appiccicoso dei miei bambini ..questo periodo "strano "me li ha allontanati ..ma spero ,mi auguro di riprendere il prossimo autunno con gli abbracci appiccicosi!!!

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    1. Quegli abbracci appiccicosi valgono più di qualsiasi cifra, altro che!

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  4. Giuseppe i miei complimenti!Fra le tante cattiverie del mondo di oggi tu ti sei distinto,spero che ciò che fai venga premiato.Buon pomeriggio.

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  5. Complimenti a Giuseppe per aver avuto questa idea meravigliosa .
    Lui ricorda bene Antonio ma , questi bambini non dimenticheranno
    mai lui . Spero che altri copino la sua disponibilità e possano
    rendere felici altri bimbi straordinari .
    Fa bene al cuore leggere storie come questa .
    Buona giornata . Bacione . Laura

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    1. Anche lui spera tanto di poter ispirare altre persone a fare del bene.
      Buona giornata a te.
      Un abbraccio.

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  6. Ho svolto il servizio militare nei Vigili del fuoco e quindi ho un motivo in più per stimare quest'uomo. Bellissima storia.

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    1. Che bello. Non sapevo che il militare si potesse svolgere nel corpo dei vigili del fuoco. Mio padre lo fece nei bersaglieri, e lo raccontava sempre con fierezza ed emozione.

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    2. Oggi non esiste nemmeno più, il servizio militare (se non su base volontaria, credo), ma all'epoca - io lo svolsi nel 1989 - sì, e i Vigili del fuoco erano una delle possibili scelte.

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    3. Sì. So che non esiste più. Se non erro, gli ultimi a svolgerlo sono stati i nati nel 1984.
      Papà era del '60 quindi, conti alla mano, l'avrà fatto nel' 78.

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  7. Si, esatto, 1984. Io purtroppo sono un "settantino" e quindi mi toccò. Qui una mia vecchia immagine dell'epoca 😁

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    1. Lo ricordavo perché mio marito è dell'82 e svolse regolarmente il servizio di leva, mentre suo fratello è dell'85 e dice sempre di averla scampata per un pelo. 😅

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  8. Queste sono storie che si leggono tutte d'un fiato Claudia, non importa quanto possano essere lunghe, quello che resta dentro sono i pensieri che generano riga dopo riga! Anche io nel mio piccolo ne ho fatte di cose, e una delle cose belle come hai scritto tu è quello che di queste storie ci fa sentire appagati, che non è certo materiale! Grazie come sempre Cla!

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    1. Grazie a te per aver apprezzato la storia di Giuseppe.
      Io sono stata felicissima di scriverla, perché mi nutro di generosità ogni volta che posso.
      Un abbraccio.

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