mercoledì 22 giugno 2022

'Fai bei sogni' di Gramellini: il libro che tutti gli orfani dovrebbero leggere

 
A marzo 2012 usciva "Fai bei sogni" di Massimo Gramellini.
Solo tre mesi prima, perdevo mio padre. Avrei voluto leggere questo libro, perché ero certa che avrei potuto trovare in esso delle risposte al dolore che mi tormentava, ma al tempo stesso ero terrorizzata all'idea di soffrire ancora di più.
Allora ho abbandonato il progetto, finché pochi giorni fa il ricordo di questo romanzo mi è venuto a bussare, e ho deciso che ero pronta, perché ormai avevo, a mio modo, elaborato il lutto.

Sono così felice di aver letto questo libro, da sentirmi quasi commossa mentre ne scrivo. La verità è che, come accade troppo raramente, non mi sono sentita sola nel mio dolore, e avrei tanto voluto abbracciare Massimo, e sussurrargli che io so.

Il romanzo, infatti, è autobiografico.
Il giovane Gramellini ha perso sua madre a soli nove anni, stralciata da un cancro. Con la delicatezza di una penna che ho sempre adorato, Massimo ci racconta tutto quello che è venuto dopo, la fatica di andare avanti senza la figura genitoriale cardine, la commiserazione non richiesta degli altri, il cinismo inevitabile con cui ci si rivolge al mondo, la paura di legarsi a chiunque. La ferita eterna che non potrà mai rimarginarsi.

"Non è semplice rimanere orfani nel paese dei mammoni. Certo, è anche il paese dei vittimisti e la perdita precoce di un genitore, se ben esibita, può diventare un'aureola o un certificato di impunità. Però per il ruolo di vittima bisogna esserci tagliati.
Io non chiedevo compassione e privilegi, ma amore. Pretendevo che qualcuno facesse il tifo per me. [...] Non ho mai sopportato chi si piange addosso. Io non piangevo nemmeno di notte. Credevo ancora che una mattina mi sarei svegliato e avrei visto la mamma ai piedi del letto con la vestaglia sulle spalle. Non volevo che trovasse il cuscino zuppo di lacrime.".

Insomma, questo libro parla di me, di lui, e di milioni di orfani di madre e padre che hanno dovuto fare i conti con una vita a metà, e andare avanti col cuore irrimediabilmente dilaniato.
Non mancano i colpi di scena, tanto che solo una volta divenuto adulto, Gramellini scoprirà la reale dinamica della morte di sua madre, e questo lo destabilizzerà ancora di più.

La parte che ho più apprezzato del libro, però, è il passo in cui lui riesce a firmare il suo primo contratto come giornalista, esaudendo il suo sogno di sempre.
Perché il senso di inadeguatezza verso il mondo con cui si convive quando si diventa orfani prematuramente porta, troppo spesso, a smettere di perseguire i propri obiettivi.
E infatti, ho pianto all'idea che, probabilmente, anch'io avrei potuto diventare una giornalista di successo, qualora avessi continuato a crederci, anziché accontentarmi della mediocrità di un'esistenza "tranquilla".
Ma è andata così, e resto orgogliosa di essere riuscita, nonostante tutto, a seminare tanto di buono per me e per gli altri, pur con la morte nel cuore.

Col senno di poi, credo che avrei dovuto e potuto leggere questo libro molti anni fa, perché mi avrebbe fatto più bene che male, mentre la paura di soffrire mi ha tenuta lontana dalle sue pagine.
Quindi, consiglio a chiunque stia affrontando un calvario del genere, di lasciarsi cullare dalle parole di Gramellini e dal suo abbraccio.
Per andare avanti più forti di prima.

14 commenti:

  1. Non l'ho letto ma avverto nelle tue parole una forte intensità emotiva e come tu stessa scrivi, una vivida commozione, come è giusto che sia, e questo mi fa pensare che il Gramellini uomo e scrittore narrante di emozioni universali da un lato ma al contempo, dall'altro, paradossalmente così intime e personali per ciaucuno di noi, sia più bravo del Gramellini giornalista di politica-

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    1. Non seguo Gramellini nel suo approccio alla politica, ma sono una fan del suo "Caffè", dove ogni giorno tratta temi anche scottanti, con una maestria comune a pochi.
      Resta che, in questo libro, non è Massimo il Giornalista che scrive, ma l'eterno bambino, seppur oggi uomo, che non ritroverà mai più il calore dell'abbraccio materno, e questo lo condizionerà, inevitabilmente, per sempre.

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  2. In realtà, nella tragedia, io sono stata fortunata, perché la figura cardine della mia famiglia è sempre stata mia madre, e infatti ha continuato a mandare avanti tutto anche dopo la terribile perdita di papà.
    Se fosse stata lei a volare via, probabilmente oggi non staremmo qui a parlarne, perché l'avrei seguita. E non in senso metaforico.
    Quindi, tutt'oggi, continua a prendersi cura di noi, e noi speriamo di poterci affidare a lei per almeno altri cent'anni.
    Un abbraccio.

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  3. No, tesoro. Non ci pensare. Goditeli entrambi, in ogni singolo giorno che ti viene concesso.
    Emozionati per i loro sorrisi, per le carezze che si faranno sempre più deboli, ma cariche d'amore.
    Quando verrà il loro momento, i tuoi adorabili figli e Giò ti aiuteranno ad accettarlo.
    Io, all'epoca, non avevo ancora conosciuto mio marito, e dunque nostro figlio non era nemmeno un progetto.
    Sono certa che se fossi stata madre, sarebbe stato più semplice uscire dal baratro.
    Ma, come vedi, ce l'ho fatta lo stesso. E ce la farai anche tu. <3

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  4. Leggere fa bene, a volte anche di più, come in questo caso a vivere.

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    1. Di sicuro la lettura apre mondi meravigliosi, e aiuta anche ad affrontare le tristi pagine della propria vita.

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  5. L'importante è che, alla fine, tu questo libro lo abbia letto.
    Con i tuoi tempi, nel momento che sentivi più opportuno.
    La sua penna, poi, piace immensamente anche a me.
    Ti abbraccio forte.

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    1. Denota una forte sensibilità, e ora che conosco la sua storia ne capisco la ragione.
      Un bacio.

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  6. Anche se il Gramellini giornalista non lo compatisco proprio, forse come scrittore va un po' meglio.

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  7. Non L'ho letto..da qualche scrivi penso sia interessante.. se lo trovo in biblioteca lo leggo
    Grazie

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  8. Conosco il Gremellini giornalista e mi piace .
    Tu lo sai , Claudia , che ho perso il mio Papà prima di compiere 11 anni.
    Tutti i Sabati , per settimane portavo fiori freschi sulla sua tomba e
    piangevo . I primi anni sono stati molto duri per noi figli e Mamma ,
    vedova a 38 anni , con noi da far crescere . Poco a poco mi sono
    abituata alla mia condizione di orfana anche perchè lui era un Papà
    assente . Rimasto orfano di Madre a 7 anni , non aveva avuto amore
    di Mamma e non ne aveva per noi figli . Lo ricordo come una persona
    onesta e corretta ma priva di sentimenti , quelli che partono dal cuore .
    Ormai sono passati tanti anni , ricordo ancora tutto di lui ma , la
    sofferenza dei primi tempi si è persa nel tempo . Fortunatamente .
    Buona giornata . Laura ***

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    1. Sono sicura che se aveste avuto un rapporto speciale, com'era il mio con mio padre, il suo ricordo sarebbe stato più dolce e la nostalgia più forte.
      Ma forse è stato meglio così. Almeno non hai sofferto a lungo.
      Un abbraccio.

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