Caduta di stile per il tecnico del Napoli, Maurizio Sarri.
Al termine della partita di ieri contro l'Inter, alla domanda della giornalista Titti Improta secondo cui, in seguito al pareggio, lo scudetto potesse essere compromesso, l'allenatore ha risposto testualmente: "Sei donna e sei carina. Per questi due motivi non ti mando affan...!".
Immediate le reazioni del popolo del web che ha etichettato il Sarri come un sessista che si è lasciato scappare un commento di pessimo gusto, nonostante si fosse prontamente scusato con la diretta interessata, al termine della conferenza stampa.
Ora.
Mettiamo il caso che a porre la domanda fosse stato un giornalista di mezz'età, e che il tecnico gli avesse risposto: "Vuoi mica che venga a prenderti a sberle?!", non sarebbe, probabilmente, finito tutto nel tempo di una fragorosa risata? Non saprei, ma mi vien da pensare che tanto clamore mediatico sia un po' esagerato.
D'altronde, non ravviso un'offesa nelle parole dell'allenatore.
Analizziamole.
"Sei donna e sei carina": la prima è una constatazione, il secondo un complimento.
"Quindi non ti mando a fanc..."..
Ecco, io sarei scoppiata a ridere e avrei risposto "Grazie!".
Diverso sarebbe stato se lui le avesse detto: "Cosa puoi capirne tu di calcio che sei solo una donna?!". Questo è sessismo. "Vai a lavare i piatti" lo è. "Pensa ai tuoi figli!".
E non tiriamo adesso dal cilindro la solita frase di circostanza trita e ritrita "solidarietà femminile zero", perché a pensarla così è una donna che si batte per il rispetto e la tutela del genere, un'ex "giornalista" e una mamma.
Ho sempre pensato che l'autoironia fosse l'elisir di lunga vita.
Al massimo, per fugare ogni dubbio di sessismo, gli avrei risposto a tono, con un "Grazie! Quantomeno ha bei gusti in fatto di donne...."!
Immediate le reazioni del popolo del web che ha etichettato il Sarri come un sessista che si è lasciato scappare un commento di pessimo gusto, nonostante si fosse prontamente scusato con la diretta interessata, al termine della conferenza stampa.
Ora.
Mettiamo il caso che a porre la domanda fosse stato un giornalista di mezz'età, e che il tecnico gli avesse risposto: "Vuoi mica che venga a prenderti a sberle?!", non sarebbe, probabilmente, finito tutto nel tempo di una fragorosa risata? Non saprei, ma mi vien da pensare che tanto clamore mediatico sia un po' esagerato.
D'altronde, non ravviso un'offesa nelle parole dell'allenatore.
Analizziamole.
"Sei donna e sei carina": la prima è una constatazione, il secondo un complimento.
"Quindi non ti mando a fanc..."..
Ecco, io sarei scoppiata a ridere e avrei risposto "Grazie!".
Diverso sarebbe stato se lui le avesse detto: "Cosa puoi capirne tu di calcio che sei solo una donna?!". Questo è sessismo. "Vai a lavare i piatti" lo è. "Pensa ai tuoi figli!".
E non tiriamo adesso dal cilindro la solita frase di circostanza trita e ritrita "solidarietà femminile zero", perché a pensarla così è una donna che si batte per il rispetto e la tutela del genere, un'ex "giornalista" e una mamma.
Ho sempre pensato che l'autoironia fosse l'elisir di lunga vita.
Al massimo, per fugare ogni dubbio di sessismo, gli avrei risposto a tono, con un "Grazie! Quantomeno ha bei gusti in fatto di donne...."!
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