lunedì 25 gennaio 2021

Nata per servire

La storia vera di Giulia R.

Sin da quand'ero molto piccola sapevo che avrei dovuto prendermi cura di mia sorella Agata, una bambina speciale con sindrome di down.
Quello che proprio non mi andava giù, però, è che mia madre affermava continuamente di avermi messa al mondo così presto, perché potessimo crescere insieme, tenendoci materialmente per mano, dato che lei, per ragioni anagrafiche, non avrebbe potuto accudire Tati per sempre.
Ci passavamo, infatti, solo 15 mesi.

Mamma e papà, invece, avevano già superato i cinquanta.
Sposati da vent'anni non erano mai riusciti ad avere figli, nonostante le tantissime cure e i tentativi falliti di adozione e di affidamento.
Quando mamma rimase incinta di Agata, pensava si trattasse di menopausa, e non si sottopose ad alcun controllo, finché al quinto mese di gravidanza il pancione iniziò a farsi evidente, e dai primi esami capì subito la condizione di mia sorella.
L'aborto, però, fu fuori discussione, poiché desiderava quella figlia più di qualsiasi altra cosa al mondo, e lei ed il babbo erano fortemente cattolici.

Pochi mesi dopo la sua nascita, per far sì che Tati non restasse figlia unica, i miei decisero di tentare subito una nuova gravidanza. In fondo, non avevano molto tempo da perdere.
Appena scoprirono che la sindrome non avrebbe caratterizzato anche me, furono entusiasti. Il loro obiettivo era raggiunto. Agata non sarebbe mai rimasta sola, nel senso letterale del termine.

Non saprei dirvi se mi sono mai sentita una bambina felice, fanciulla, ragazza, donna.
L'idea di essere stata messa al mondo al solo scopo di prendermi cura degli altri, infatti, mi opprimeva.
Ho usato il plurale perché, man mano che crescevo, i miei genitori si facevano sempre più anziani e cagionevoli, ed io dovevo occuparmi anche di loro.
Riuscii a laurearmi in medicina, nonostante mille sacrifici, con specializzazione in pediatria. I bambini erano, infatti, la mia più grande passione.
Ricordo ancora con profonda amarezza il giorno della mia laurea.
Papà fu colpito da un ictus proprio due ore dopo la seduta e trascorremmo la giornata in ospedale, anziché a far festa come tutti i miei colleghi. 
Non si riprese mai più. Da allora, infatti, perse totalmente la capacità di comunicare e fu costretto alla sedia a rotelle. Aiutarlo negli spostamenti divenne molto difficoltoso.

Cambiammo casa, acquistando una villa di campagna senza barriere architettoniche, e fu una scelta che si rivelò giusta anche per Agata, che amava incredibilmente la natura, in particolare i fiori.
Adottammo anche un cucciolo di Labrador, Remì, di cui s'innamorò perdutamente.
Dopo pochi anni aprii un mio studio medico e cominciai a dividermi tra il lavoro e la famiglia.
Non avevo praticamente null'altro. Quei pochi amici che mi portavo dietro dai tempi del liceo, non accettavano i miei continui rifiuti ad uscire, o ad unirmi a loro per le vacanze.
Non capivano che avere la responsabilità di due genitori anziani e di una sorella disabile non è esattamente una passeggiata e non si ha la libertà di fare nulla.
Per fortuna, mentre ero al lavoro, li affidavo a Sara, una giovane infermiera a domicilio che, però, non lo faceva certo a titolo gratuito. Quindi, cercavo di chiamarla lo stretto indispensabile. 

Papà ci lasciò per arresto cardiaco all'età di 84 anni. Da allora la situazione divenne persino più difficile, perché mamma cominciò a deprimersi sempre più, appoggiandosi totalmente a me.
Per fortuna Tati era abbastanza autonoma, e trovò lavoro come segretaria nel centro per disabili gestito da una nostra parente che si prese l'impegno di accompagnarla in ufficio, ogni giorno, e di riportarla a casa, per sgravarmi almeno da questo compito.
Mia zia, invece, cominciò a trascorrere qualche ora in più con la mamma, nel tentativo di scuoterla un po'. Purtroppo, però, fu tutto vano.
L'unica cosa che desiderava era ricongiungersi con l'uomo che aveva amato per tutta la vita e senza il quale non voleva più esistere.
Furono anni terribili.
Ne passarono ben tredici. Un lunghissimo calvario per noi che vedevamo la sua luce spegnersi ogni giorno, nonostante il corpo fosse perfettamente sano.

Quello a cui nessuno aveva mai pensato, però, ero io.
Avevo trascorso gli anni migliori della mia vita a fare da stampella ai miei genitori e da guida per mia sorella, annullandomi completamente.
A parte qualche breve flirt passeggero, infatti, non ero mai riuscita a coltivare una relazione che potesse accompagnarmi nel futuro, o addirittura rendermi madre.
Io che amavo così tanto i bambini non avevo avuto il tempo di rendermi conto che non ne avrei mai avuti di miei.
In fondo, sebbene Tati fosse ormai adulta, agli occhi del mondo sarebbe rimasta per sempre una dolce bambina, ed io la trattavo proprio come una figlia.

Qualche tempo dopo la scomparsa di mamma conobbi Gabriele, un uomo divorziato e padre di due ragazze ormai grandi, di 23 e 27 anni.
Gli presentai subito Tati e sembrarono amarsi al primo sguardo.
Dopo pochi mesi lo invitammo a vivere da noi, nella villa dei miei.
Le sue figlie venivano a trovarci ogni weekend e spesso portavano Agata al mare, o al centro commerciale, lasciando a me e Gabri un po' d'intimità.
Ironizzavano sul fatto che desideravano una sorellina, e che alla nostra età avremmo potuto dargliene una.
E invece no.
Avevo 47 anni e non sarei mai stata egoista al punto da creare una nuova piccola me.
Che futuro avrei potuto regalare a un figlio che avrebbe subìto il peso della nostra età avanzata sin dalla sua adolescenza?
Ne avevo parlato a lungo con Gabriele che tentava di rassicurarmi, sostenendo che al momento del bisogno nostro figlio avrebbe potuto fare affidamento sulle sorellastre, ma io proprio non volevo sentirne ragione.

Ciascuno di noi ha il diritto di nascere libero e di crescere secondo le proprie ambizioni, senza sobbarcarsi il peso di responsabilità non richieste. 
Diciamo che questo è il primo passo verso la felicità, ed io questo lo sapevo bene.
Io che avrei voluto andare in discoteca, anziché tornare a casa in tempo per la pasticca di papà, che avrei desiderato viaggiare, divertirmi, uscire con le amiche, vivere.
Semplicemente vivere anziché esistere.
Ma ero nata per prendermi cura di mia madre, mio padre e mia sorella.
Per servirli. E lo so che detto così suona tristissimo, ma è la verità.
Un'esistenza studiata a tavolino per ovviare agli errori di altri e per pagare colpe di cui non sono mai stata responsabile.
Per fortuna, ho i miei piccoli pazienti a cui donare tutto l'amore che ho dentro e la rinuncia alla maternità mi pesa di meno.
Magari, col tempo, le figlie del mio compagno mi ameranno quasi come una genitrice, restituendomi un po' di quello che ho perso. Anzi, che non ho mai neppure potuto desiderare.
E chissà se almeno allora riuscirò a sentirmi felice ed appagata. Se saprò pensare a Giulia e basta, amandomi come merito, senza padroni né paure.
Intanto, corro a svegliare Tati. Le ho promesso di portarla a fare shopping. Desidera un nuovo costume da bagno, ed io glielo regalerò. Com'è nella mia indole.
E sempre sarà.

35 commenti:

  1. Risposte
    1. Purtroppo non così rara. Togliendo la condizione di Tati, è abbastanza comune che genitori ormai molto in là con gli anni decidano di mettere al mondo un figlio che si prenda cura di loro fino alla morte.

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    2. Io non voglio figli (anche se mai dire mai) e vengo additata come un mostro. Una volta ho sentito una di queste che diceva che "io non posso pensare che da vecchia sarò sola senza nessuno che se ne occupa". Boh è un tema delicato, e non voglio fare come chi giudica me. Però come mi dispiace leggere una storia così mi dispiace pensare a chi nasce con dietro alle spalle una motivazione così egoistica!

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    3. La tua scelta di non avere figli è molto più rispettabile, a mio avviso, di quella di averne in terza età per assicurarsi un bastone per la vecchiaia.
      Sono molto drastica, lo so, ma non ho mai visto di buon grado i genitori anziani.

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  2. Questa storia mi ricorda il film La custode di mia sorella (tratto a sua volta da un libro), in cui una coppia con una figlia malata di leucemia concepisce una seconda figlia compatibile con la primogenita, in modo che possa donarle il midollo osseo. Purtroppo sono temi molto delicato sui quali è difficile dare un giudizio.

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    1. Non ho letto il libro, ma vidi il film diversi anni fa, e mi colpí.
      Non vorrei essere troppo cruda, ma in quel caso è ancora peggio, perché la sorella viene creata come una sorta di pezzo di ricambio.
      Mi viene la pelle d'oca.

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  3. buongiorno di neve Claudia, questo gennaio è senza pietà
    La storia richiama all'amore e alla scelta della vita. Ricordo il film di Benigni e mi chiedo perché queste storie rimangono in silenzio.

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    1. Non so a quale film ti riferisci.
      Quando leggo Benigni penso sempre alla Vita è bella, ma non c'entra in questo contesto.

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  4. Se non si vive una situazione come questa non si può capire!Auguro a Giulia tutto il meglio dalla vita.Un abraccio Giulia.

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    1. Anch'io glielo auguro.
      E abbraccio forte la dolcissima Tati.

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  5. Ho conosciuto una persona dichiaratamente messa al mondo per servire sua madre, educato apposta sin da bambino, al punto da annientarne la vita privata e condizionarne quella professionale. Sebbene questa persona avesse un fratello e una sorella, oltre che un padre, era sempre lui quello manipolato dalle esigenze e dai capricci della madre.
    Posso quindi immaginare la croce portata per anni da questa donna, grazie a due genitori che, con la "scusa" di essere cattolici, hanno condannato una figlia. Un atteggiamento molto egoistico, come traspare dagli ultimi anni della madre, che pensa solo a voler raggiungere il consorte.
    Molto più disabili questi genitori di quanto lo sia Tati, che almeno è un'anima pura e indubbiamente ama sua sorella e non se ne serve.

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    1. Come dicevo a Daniele, queste storie sono ahimè molto comuni.
      Superata una certa età, il diritto di avere un figlio dovrebbe essere accantonato dal buonsenso di rendergli la vita un inferno, qualora questo venisse al mondo.
      Purtroppo, però, molti genitori sono così egoisti da pensare solo al proprio tornaconto.

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  6. Dimostrazione che tutti dovrebbero prendere come esempio!
    Ciao e buona settimana con un forte forte abbraccio.
    Tomaso

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  7. Bellissima e struggente questa storia ... molto frequente in tante famiglie...importante è viverle con spontaneità e senza costrizioni...è un discorso molto personale la scelta di avere dei figli potenzialmente malati ma indubbiamente non dovrebbero ricadere su altri, non tutti sceglierebbero questa vita di sacrificio ... giudicarli egoisti mi sembra ingiusto.. da che parte l'egoismo?. buona giornata

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    1. La scelta di mettere al mondo un secondo figlio, con lo scopo che questo debba prendersi cura a vita del fratello disabile è per me disumana.
      E non credo di scegliere un aggettivo troppo cruento.
      Personalmente, non riuscirei a guardarmi allo specchio, se da madre prendessi decisioni così spregiudicate.

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    2. E' la stessa Giulia a usare la parola egoismo, credo ne abbia cognizione di causa, tralasciando i nostri commenti da esterni alla vicenda.

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  8. Ciao Claudia! Conosco alcune persone che hanno fratelli e/o sorelle con disabilità. Non ho particolare confidenza, ma anche così vedo lo sforzo quotidiano che devono fare per occuparsi di loro. Sicuramente sono legati da un amore fraterno fortissimo, ma devono anche dedicarsi a loro come dei genitori, specie in età matura, quando mamma e papà diventano anziani e poi non ci sono più... credo che sia molto difficile.

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    1. Sicuramente è molto difficile. L'amore aiuta ad affrontare tutto con "leggerezza", ma spesso non basta.
      Magari l'amore bastasse da solo a salvarci la vita.

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  9. Da brividi..direi che la protagonista della storia è un emblema di un principio della nostra religione: mettersi al servizio degli altri nella propria vita.
    Spero che il "secondo tempo" per questa donna possa restituirle qualcosa del tanto che ha sacrificato per la sorella.

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    1. Lo spero anch'io.
      Le premesse sono buone. Incrociamo le dita per lei.

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  10. Storia molto commovente .
    Non so come Giulia abbia fatto a Laurearsi e Specializzarsi impegnata
    come era dai problemi familiari . Deve essere forte e coraggiosa .
    I bambini Down sono molto speciali , buoni e obbedienti .
    Penso che Tati adori sua sorella come in effetti merita .
    Auguro che Giulia e compagno possano avere un futuro felice .
    Buona giornata . Laura ***

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    1. Giulia è una ragazza determinatissima, ed è sempre stata avanti rispetto ai suoi coetanei.
      Il fatto che si sia laureata, nonostante le immense responsabilità che portava sulle spalle, né è la dimostrazione.
      Tati, dal canto suo, la ripaga donandole un amore immenso e del tutto incondizionato.

      Buona giornata anche a te.

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  11. E' terribile.
    Terribile che questa donna sia dovuta nascere con un compito già prefissato, con un'esistenza già segnata. Paradossale.

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    1. Dici bene. Terribile.
      Non saprei descrivere la cosa con un termine più appropriato.

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  12. Begli egoisti questi genitori. In primis a volersi tenere una bimba disabile sapendo già che se non ne avessero avuto un altro l'evrebbero lasciata sola presto, e in secundis ad accollare questo compito alla sorellina. Mia suocera, quando ha scoperto che il mio ex era sordo, non voleva altri figli: ma dopo 8 anni il marito l'ha convinta a fare la sorella, che ci sente. Mai successo che lei abbia dovuto prendersi cura del fratello, tranne per qualche telefonata. Poi c'è la ragazza che viene a sfamarmi il gatto quando parto, che deve occuparsi di un fratello completamente disabile da quando la madre è morta: qui c'è stato solo un tiro del destino.
    Un tempo si facevano frotte di figli sia per compensare la mortalità infantile, che per garantirsi un bastone per la vecchiaia, ma c'erano anche le famiglie allargate in cui tutti collaboravano a crescerli, nonni zii e zie. Adesso, con nuclei famigliari di 3 max 4 persone e aiuti inesistenti, in che mani ti metti?

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    1. Adesso, con uno o due figli al massimo per famiglia, in caso di invalidità di un membro della stessa, la situazione diventa molto onerosa per gli altri.
      Spesse volte, come raccontava Gaspare, anche in presenza di altri fratelli o sorelle, la responsabilità di accudire il parente bisognoso ricade su una sola persona, rovinandogli letteralmente la vita.

      Nascere, però, già con uno scopo simile non dev'essere affatto semplice.

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  13. è triste non per il fatto: ho una sorella da accudire ..già da piccola ..e questo potrebbe andare ..ma son stata fatta per accudire mia sorella ..!!
    c'è dell'egoismo grande !!i bambini dovrebbero nascere per crescere ,giocare ,studiare...,realizzarsi ..si anche occuparsi di fratelli e sorelle con problemi ..ma non esser fatti SOLO per questo !!
    Auguro loro che nonostante tutto questo 1) si realizzino come sembra essere .. 2) nonostante tutto ..che si vogliano bene un bene che viene da dentro e non per dovere .
    ciaoo

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    1. Sono d'accordo.
      Se per assurdo e per disgrazia dovesse accadere qualcosa a mio fratello, sicuramente me ne prenderei cura con amore, così come lui farebbe con me.
      Ma entrambi abbiamo avuto una vita completa e felice, senza gravare sulle spalle dell'altro, com'è giusto che sia.
      Un fatto è lo stato di emergenza e di bisogno improvvisi, un altro avere il destino segnato sin da appena nati.

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  14. Non è questione di bontà o cattiveria.
    Questi genitori non si rendono conto o forse sono loro i veri cattivi, e se ne infischiano.
    Buona giornata a te.

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  15. Non ho mai concepito l’idea di far figli con lo scopo che poi ti facciano da infermieri.
    Speriamo che Giulia sia ripagata di quella felicità personale che le è mancata negli anni .
    Conosco una coppia molto giovane che ha il primo figlio down ...certificato sano fino al momento della nascita .
    Dopo quattro anni han avuto una bimba sana e adesso ne stanno aspettando un altro.
    Il loro caso non somiglia minimamente a quello descritto in questo post.
    Ciao

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    1. Almeno loro sicuramenre non hanno scelto di avere un secondo figlio per accudire il primo. Tant'è che adesso stanno aspettando il terzo.
      Semplicemente volevano una famiglia numerosa, e la stanno creando.
      Auguri a loro!

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  16. Storia incredibile come tanta altre storie che la vita confeziona,soltanto l'amore delle persone può sopperire alle stravaganze della vita, cosi come fa la protagonista. Ciao Claudia e buona settimana, Angelo.

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    1. Di sicuro Giulia e Tati hanno amore da vendere. È bello che nonostante tutto siano cresciute con complicità ed immenso affetto.
      Buona serata.

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