Negli ultimi due mesi, solo nella capitale, sono morti ben dieci clochard, a causa delle temperature glaciali, e non solo.
Troppe volte, però, pare che la gente si renda conto dell'emergenza solo a posteriori e che, comunque, la notizia non sconvolga più di tanto gli animi.
Ma chi sono queste persone che abitano nelle nostre strade?
Che storie hanno?
Vi siete mai chiesti perché rischiano di morire di freddo, invece di rivolgersi a centri di accoglienza?
Forse, troppe volte, la situazione è più complessa di quanto appaia.
Nella mia città d'origine, ad esempio, vive un uomo che oggi avrà circa cinquant'anni.
Sin da quand'ero molto piccola, l'ho sempre visto vagare per le strade a bordo della sua bicicletta, oppure a piedi.
Mi capitava, inoltre, di osservarlo mentre si lavava i denti in una fontana della via principale.
Chissà perché un uomo vestito di stracci, con i capelli arruffati e i piedi spesso nudi - mi domandavo - ha a cura l'igiene dentale.
Nessuno gli si avvicinava mai, ma conobbi la sua storia tramite un amico comune.
Pare che si fosse ridotto in quello stato a causa di una forte delusione amorosa, in giovane età, quando studiava per diventare un professionista affermato, e che da allora non avesse più accettato l'aiuto di nessuno, scegliendo una vita nomade e solitaria.
Eppure, tutti in città conoscevano la sua famiglia e immagino che non sia stato semplice accettare e rispettare la sua scelta.
In molti casi, però, coloro che vivono in strada non hanno alternativa.
Sono soli e del tutto abbandonati a se stessi. Allora, non giriamo la testa dall'altro lato.
Proviamo tutti quanti, nel nostro piccolo, ad aiutarli.
In Brianza, ad esempio, qualche settimana fa, è partita l'iniziativa di solidarietà "Hai freddo? Prendimi!", a cura dell'associazione "Salvagente Italia".
Tantissimi volontari, infatti, hanno donato giubbotti e cappotti che non utilizzavano più.
Gli indumenti sono stati appesi ai rami degli alberi pubblici, e lasciati a disposizione dei senzatetto, perché potessero riscaldarsi in questo periodo di forte freddo.
Tutto quello che a noi non serve e che giace inutilizzato nell'armadio, può salvare una vita.
Pensateci.
Ma chi sono queste persone che abitano nelle nostre strade?
Che storie hanno?
Vi siete mai chiesti perché rischiano di morire di freddo, invece di rivolgersi a centri di accoglienza?
Forse, troppe volte, la situazione è più complessa di quanto appaia.
Nella mia città d'origine, ad esempio, vive un uomo che oggi avrà circa cinquant'anni.
Sin da quand'ero molto piccola, l'ho sempre visto vagare per le strade a bordo della sua bicicletta, oppure a piedi.
Mi capitava, inoltre, di osservarlo mentre si lavava i denti in una fontana della via principale.
Chissà perché un uomo vestito di stracci, con i capelli arruffati e i piedi spesso nudi - mi domandavo - ha a cura l'igiene dentale.
Nessuno gli si avvicinava mai, ma conobbi la sua storia tramite un amico comune.
Pare che si fosse ridotto in quello stato a causa di una forte delusione amorosa, in giovane età, quando studiava per diventare un professionista affermato, e che da allora non avesse più accettato l'aiuto di nessuno, scegliendo una vita nomade e solitaria.
Eppure, tutti in città conoscevano la sua famiglia e immagino che non sia stato semplice accettare e rispettare la sua scelta.
In molti casi, però, coloro che vivono in strada non hanno alternativa.
Sono soli e del tutto abbandonati a se stessi. Allora, non giriamo la testa dall'altro lato.
Proviamo tutti quanti, nel nostro piccolo, ad aiutarli.
In Brianza, ad esempio, qualche settimana fa, è partita l'iniziativa di solidarietà "Hai freddo? Prendimi!", a cura dell'associazione "Salvagente Italia".
Tantissimi volontari, infatti, hanno donato giubbotti e cappotti che non utilizzavano più.
Gli indumenti sono stati appesi ai rami degli alberi pubblici, e lasciati a disposizione dei senzatetto, perché potessero riscaldarsi in questo periodo di forte freddo.
Tutto quello che a noi non serve e che giace inutilizzato nell'armadio, può salvare una vita.
Pensateci.
Ricordo un post molto bello che scrisse Dama Bianca sul tema.
RispondiEliminaLe parole che avete speso sono molto valide.
Tendere una mano (compreso anche scambiare due parole con loro) a queste persone è un atto che nobilita il nostro animo :)
Anch'io ricordo bene quel post. Mi piacque molto.
EliminaLei, poi, è sempre molto delicata nel suo modo di raccontare le cose.
Triste storia quella di essere senzatetto per scelta.
RispondiEliminaHo sentito alla Tv un po’ di tempo fa di ristoranti che offrivano pasti gratis ai senzatetto.
Mi sembra che l’iniziativa fosse partita a Roma.
Riguardo a donare indumenti io già lo faccio con la Caritas.
Ma non vanno gli indumenti a chi ne ha bisogno per mezzo della Caritas?
Ciao
Non lo so Max. Sono molto scettica.
EliminaDiverse volte mi è capitato di trovare dei miei capi dismessi nei mercatini dell'usato.
Quindi non so se davvero quegli abiti vanno alla Caritas e, di conseguenza, ai poveri.
In ogni caso, buttarli sarebbe uno spreco.
Non credo di aver letto il post di DAMA BIANCA , la seguo da poco .
RispondiEliminaQui ho un'amica che ricicla di tutto e poi dà alle persone bisognose.
Io dò parecchio e con piacere.
Dove vive mia figlia , la tedesca ormai , c'è una signora che un
giorno alla settimana mette fuori un banchetto con indumenti usati .
Ci sono persone che ne portano e persone che ne prendono senza
distinzione . Gratuitamente , beninteso.
Qui c'è la Caritas . Un giorno sono entrata a portare della biancheria
Ebbene , una signora guardava una tuta nera , poi però non l'ha
presa perchè non aveva la riga bianca ai lati. Io sono rimasta di
pietra . Tu che dici ?
In quanto alle persone che vivono per strada , una piccola parte lo
fa per scelta , gli altri non hanno la possibilità di pagarsi un
affitto . Ecco dove servirebbero i soldi di Jeff Bezos !!!
Abbraccio Laura
E non solo quelli di Bezos.
EliminaHo scritto subito sopra, in risposta a Max, cosa penso della Caritas.
Sicuramente l'amica di tua figlia fa la scelta migliore, ma non so se in Italia sarebbe realizzabile.
Buona serata.
Articolo pieno di sensibilità e ottima la segnalazione dell'iniziativa.
RispondiEliminaGrazie.
EliminaLa sensibilità non è mai abbastanza in questi casi.
Poi ci sono i sindaci del ca**o che passando per una strada della loro città, mentre un superstite di una gelida notte ha trovato un angolo dove urinare lasciando le sue poche ed UNICHE robe in un angolo, le raccoglie con due dita schifato e le butta in un cassonetto. Dovremmo far fare a quel cretino di sindaco la fine del capo dei vigili di Cervignano del Friuli, che multava pure le galline se avessero attraversato una strada, tanto pagavano i proprietari delle galline. Na un giorno qualcuno incazzato di brutto lo infilò a vive forza dentro un cassonetto chiudendo per bene la serratura. Ci rimase tre ore, fintantoché qualcuno non ebbe bisogno del cassonetto. Quando i Carabinieri lo interrogarono lui rispose di non aver riconosciuto l'autore dell'attentato. Buffone e vigliacco: se avesse detto quel nome sapeva che l'avrebbero rinfilato nel medesimo cassonetto, ma questa volta avrebbero gettato lui ed il cassonetto dentro il fiume Aussa.
RispondiEliminaQuel sindaco è un idiota.
EliminaE mi pare che sia stato multato e sbeffeggiato abbastanza. Anzi, addirittura rinnegato da molti cittadini.
Quindi ben gli sta.
E speriamo che gli passi la voglia di fare il simpatico!
basterebbe semplicwmwntw offrire loro una seconda possibilita'...umanamente e civilmente.
RispondiEliminaNon è detto che la accetterebbero, però.
EliminaDi clochard come li chiamano , io preferisco dire gli emarginati della società . Purtroppo dietro ad ognuno ci sono infinite storie di vita , alcuni addirittura venivano da situazioni di agio con una bella famiglia , figli , poi stop tutto per colpa dell'alcool un signore che abbiamo conosciuto una delle tante notti in uscita in ambulanza quando tanti anni fa facevo parte dei VDS volontari del soccorso in croce rossa , davo la mia disponibilita' per 2 giorni la settimana dopo il lavoro la sera dalle 20 alle 23 , ma eravamo quasi sempre in ambulanza dopo quell'orario per cui si faceva sempre piu' tardi.Dicevo che abbiamo parlato con molti di loro , e sono davvero storie incredibili , alcune da brividi .
RispondiEliminaPenso che non tutti accetterebbero di avere un tetto sulla testa , questo è il loro mondo , il loro vivere , che personalemnte non approvo, perche' cosi' restando vanno sempre incontro a conoscenze brutte ,dove gli fanno anche del male , invece fossero in una struttura fornita di un letto , un bagno , per ripararsi dal gelo sarebbe molto piu' utile per la loro incolumita'.
Un caro saluto Claudia, buona giornata.
Ti abbraccio
Rosy
Diciamo che fra questi rientra proprio l'uomo di cui vi ho raccontato.
EliminaPerché altro che strutture....
La sua famiglia pagherebbe per riportarlo a vivere in casa, ma lui è irremovibile.
E no, nemmeno io condivido la sua scelta, ma non mi sento di giudicarla.
Spero solo che lui stia bene, e che tanti come lui non debbano continuare a morire.
Buona giornata a te. :*
Alla sera rientriamo nelle nostre case, magari accendiamo i caloriferi, ci rilassiamo.
RispondiEliminaE lì fuori c'è tanta gente il cui pensiero neppure ci sfiora. Gente abbandonata a se stessa, che ha freddo, fame...per cui ogni notte potrebbe essere fatale.
E' un gran brutto pensiero...
Vero. E' un pensiero tristissimo, ma poi "nelle nostre comode case", ci lasceremo trasportare dalla frenesia della nostra vita e penseremo a tutt'altro..
EliminaE ci sono quelli che pensano agli immigrati, quando nel loro territorio muore la gente per lo stesso motivo "umanitario", mah
RispondiEliminaAnche questo è vero. Sebbene davanti alle emergenze non dovrebbe interessarci se si tratta di Italiani, stranieri, bambini o adulti.
EliminaQueste notizie di morti per il freddo mi toccano e turbano molto. Nel futuro dovrei partecipare proprio ad attività di distribuzione di coperte e bevande calde ai clochard per le strade di Torino.
RispondiEliminaI clochard sono una realtà sociale che mi ha sempre interessato tanto. Inducono spesso tenerezza e compassione, ma allo stesso tempo (alle stesse persone e a me per primo) timore e diffidenza, tutti sentimenti umanissimi che paradossalmente non si escludono a vicenda. È proprio per superare questa diffidenza che ho iniziato queste attività di volontariato: voglio capire e conoscere meglio questa umanità che noi persone con una certa stabilità affettiva ed economica guardiamo in modo un po' strano e contraddittorio. Spero di riuscire in questo mio intento, senza per altro scadere in ciechi degradanti (per loro) paternalismi.
Bravissimo.
EliminaIo ho sempre fatto molto volontariato, ma non ho mai trovato (dalle mie parti) un'associazione che mi permettesse davvero di stare a contatto con le persone meno fortunate.
Purtroppo tutto si riduce ad un "lavoro" non retribuito, con le mansioni più disparate. Molte carte, convegni, facciata e pochi fatti.
Spero che tu possa fare la differenza.