venerdì 4 dicembre 2020

Basta solo un sorriso

 
(La storia vera di Federica S.)

Da quando Matteo aveva iniziato a frequentare l'asilo, ci chiedeva di regalargli un fratellino.
All'inizio tentavamo di dissuaderlo dal desiderio di allargare la famiglia, ma a vuoto.
In fondo, avere almeno due bambini era sempre stato il mio sogno di figlia unica, quindi non nascondo di aver calcato un po' la mano con mio marito, affinché fosse d'accordo.
Non potevamo, però, sapere che la nostra Giada sarebbe nata nel bel mezzo di una pandemia.

Esattamente due settimane dopo, come se non bastasse, Stefano ricevette la telefonata che ci avrebbe cambiato la vita per sempre.
Il gestore della sala ricevimenti in cui lavorava come cameriere da dieci anni, gli consigliò di cominciare a cercarsi una nuova occupazione poiché, scaduti i tempi della cassa integrazione, sarebbe stato costretto a licenziarlo, dato che non avrebbe più aperto per quest'anno e, chissà in quelli a venire.
Quel lavoro rappresentava tutta la nostra vita, sia in termini economici, sia sentimentali, poiché ci eravamo conosciuti proprio tra quei tavoli, il giorno della cresima di mia cugina.

In qualità di madrina, avevo scelto un tubino particolarmente elegante, ma molto colorato, perché i toni scuri non mi erano mai piaciuti.
Al momento dell'ordinazione, feci notare a Stefano che avrebbe dovuto sostituire la lampadina che illuminava il nostro tavolo, in quanto ormai esausta.
Mi rispose, con un sorrisetto malizioso, che la mia bellezza sarebbe bastata ad illuminare l'intera sala, figuriamoci un semplice tavolo da dodici persone.
Caddi letteralmente ai suoi piedi e, dopo tre anni, in quella stessa sala, festeggiammo il nostro matrimonio.

Insomma, romanticismo a parte, con due piccole bocche da sfamare, ed un contratto d'affitto che non faceva sconti a nessuno, Stefano cadde nello sconforto più assoluto.
Io, però, che per carattere sono un'ottimista cronica, lo convinsi che avremmo avuto il tempo per ricominciare da zero, avendo dalla nostra parte un amore indissolubile.
Nonostante le notti insonni, e l'impossibilità di chiedere aiuto nella gestione dei bimbi a mia madre, a causa della quarantena, decisi di non far mancare il sorriso a Matteo, e di allattare Giada con devozione.
Le maestre ci consigliarono di intrattenere i bambini con attività creative, e quindi insegnai a Matteo a disegnare larghi sorrisi, per poi dipingerli, oppure colorarli a pastello o con la polverina.
Riscoprii il fuoco dell'arte e della creatività che avevo accantonato da ragazza, per dedicarmi ad un vero lavoro.

Seguendo gli insegnamenti di mia nonna, infatti, ero molto abile con i ferri e l'uncinetto, ma non solo. Amavo dipingere, creare oggetti con la pasta di sale, modellare l'argilla, e persino realizzare gioielli.
Sognavo di diventare un'artigiana molto apprezzata in paese, proprio come lei, sebbene il suo fosse prevalentemente un hobby perché, con otto figli a cui badare, aveva scelto di dedicarsi alla famiglia.
Per i nostri concittadini, però, lei sarebbe rimasta per sempre "Ninetta mani di fata".
Insomma, dopo molti anni, pensando di intrattenere Matteo, permisi all'arte di riappropriarsi delle mie giornate, tirando fuori dalla cantina tutti i miei vecchi attrezzi del mestiere.

Nel frattempo, Stefano cominciò a cercare un lavoro, ma con le strutture ricettive e i ristoranti chiusi fino a data da destinarsi, diventava impossibile trovare delle offerte concrete.
Così, lui che non era mai stato particolarmente positivo, cominciò a spegnersi ogni giorno di più. 
Smise persino di farsi la barba, nonostante sapesse che lo preferivo glabro e profumatissimo.
Purtroppo, però, ero abbastanza inerme in quanto, a parte qualche telefonata per spargere la voce sulla sua ricerca di occupazione, non sapevo come aiutarlo.
Gli chiesi, per stemperare la tensione, di darmi una mano con i miei sorrisi.
Ne realizzavo di lana, da utilizzare come portachiavi, spille, segnalibri, e molto altro. Creavo orecchini, bracciali e collane, con lo stesso segno identificativo. Li fotografavo e li inviavo ad amici e parenti, con la promessa che glieli avrei regalati non appena la quarantena fosse finita.

Fu mia madre a dirmi, per la prima volta, che avrei dovuto venderli. Ma chi mai sarebbe stato interessato ad acquistare dei sorrisi di stoffa o di bigiotteria?
Grazie ad un amico esperto di e-commerce, scoprii, però, che quel genere di prodotti artigianali era molto richiesto sul mercato.
Quindi, sostenuta da mia cognata che lavorava come segretaria nello studio di un commercialista, decisi di informarmi meglio sulla possibilità di regolarizzare la mia attività.
Una settimana dopo, il quadro fu chiarissimo e ne parlai con Stefano.
Non nascondo che, all'inizio, fu molto titubante, ma mia suocera lo convinse che la vendita della mia arte avrebbe funzionato.
In realtà, tutti i nostri cari sembravano aver creato una cooperativa per incoraggiarci a provare la strada del commercio.
Persino zia Antonia, vedova sin dai quarant'anni e sempre arrabbiata col mondo, mi telefonò per offrirmi in comodato d'uso un locale commerciale situato proprio accanto alla mia casa e sfitto da qualche anno.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie. In verità, avevo sempre pensato che lei mi odiasse, perché non poteva avere figli, e spesso lamentava il fatto che i miei la tenessero sveglia di notte. Abitava al piano superiore, ma non era mai scesa a prendere un caffè, né mi permetteva di entrare quando le portavo la verdura che mia madre raccoglieva nell'orto di famiglia. Insomma, tutti sapevano che era meglio starle alla larga, e per questo non insistevo.
Dunque, la sua offerta mi lasciò senza parole e capii che non avrei potuto rifiutarla a priori.

Il commercialista ci spiegò quello che occorreva per avviare un'attività di vendita al dettaglio.
Un investimento di tempo e di risorse non indifferente, ma che ci avrebbe permesso di guardare al futuro con maggiore fiducia e serenità.
Io e Stefano saremmo diventati soci di un negozio che avremmo chiamato "L'angolo del sorriso".
Sapevamo che eravamo dei matti ad inaugurarlo con una pandemia in corso, ma un po' per incoscienza e un po' per un ritrovato entusiasmo di agire, avviammo l'iter burocratico per cominciare la nostra attività.
Decidemmo di aprire a metà luglio, in modo da avere il tempo per preparare il locale e per realizzare una buona quantità di merce.
Quindi, tra una poppata e l'altra, un gomitolo di lana usato per palleggiare con Matteo e le prelibatezze di Stefano che si riscoprì cuoco provetto, le scorte furono pronte e giunse il giorno dell'inaugurazione.

Per l'occasione, con la complicità di mia nonna, realizzai delle mascherine con al centro ricamato un largo sorriso, da offrire a tutti gli intervenuti, in modo che potessero indossarle ed esprimermi la loro gioia, senza rischiare, però, di infrangere le misure anti-contagio.
Sulla porta d'ingresso dipinsi un simpatico messaggio che sarebbe stato di buon auspicio per i miei clienti: "Se entri triste, uscirai col sorriso. Se entri felice, sei già mio amico.".
Io e Stefano ci alternavamo alla vendita a seconda delle esigenze dei bambini, sebbene non nascondo che il mio laboratorio sul retro fosse pieno di giocattoli e pannolini, poiché spesso li portavamo con noi in quello che era, ormai, il nostro regno.
Fra pochi giorni l'asilo di Matteo riaprirà i cancelli. La rappresentante di classe mi ha commissionato la realizzazione di sessanta bottoni sorridenti da applicare sui grembiulini dei bambini delle tre classi, come segno di speranza.
Gli affari vanno bene, e Stefano è finalmente felice, sebbene non escluda la possibilità di tornare a fare il suo lavoro, nel fine settimana, quando l'emergenza sarà solo un ricordo lontano.
Insomma, è bastato solo un sorriso. In tutti i sensi...

27 commenti:

  1. Un racconto che trasuda ottimismo. 😊
    Molto carino.

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  2. Sono quelle belle storie che per fortuna ogni tanto appaiono anche sui quotidiani (ovviamente la storia non viene raccontata con le modalità espressive di un romanzo, ma di un articolo) anche se purtroppo ho paura siano sempre delle eccezioni :(

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    1. Non sono delle eccezioni, dai.
      Di storie come queste ne accadono molte ogni giorno.
      Il segreto è riuscire a trovarle, perché i giornali non gli danno mai spazio.

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  3. Con coraggio e determinazione si arriva dappertutto, proprio una bella storia. C'è sempre una via d'uscita, basta cercarla.
    Buon venerdì, Stefania

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    1. Ne sono fermamente convinta.
      Buon fine settimana a te.
      Un bacio.

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  4. Una storia bella con un lieto fine. Giusto quello che serve a strapparci un sorriso.

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  5. bello e ci voleva questo racconto stamani
    fuori la bufera col vento che sibila e mugola tra gli alberi in fondo al giardino.
    Siamo o non siamo Italiani???
    siamo o non siamo invidiatissimi
    questa è la prova
    grazie di averci partecipato a questa bella storia

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  6. si insomma c'è chi che come me crede che la vita può cambiare e non sempre in peggio..io sempre lavorato ma momenti alle stelle altri a..terra ,ma sempre tentato non ho studiato ;)) famiglia patriarcale / maschilista..sei donna che ti serve ? ..in estate andavo da vicina di casa ad aiutarla faceva tomaie x calzaturificio ..e mi ha insegnato a cucire e quant'altro ..era molto brava ..saputo che in un posato cercavano cucitrice tomaie x campionario vado :che sai fare ? tutto ..con faccia di bronzo ..titolare ok fammi vedere ..mi da dei pezzi e ..fammi vedere come ne fai una tomaia ..non sò come dopo un'oretta pronta OK! e da li sempre stata nel reparto campionatura ..anche se entravo come operaia normale ..tempo un paio di mesi punto più in alto ..ah non è che me lo trovavo su un piatto d'argento ..con tanto lavoro ,orari impossibili e quant'altro ..nessuno mi ha mai regalato niente tutto sudato con enorme fatica ..nel frattempo sposata e con un figlio ..e problemi di salute costanti ..ma vado avanti ..chiude fabbrica dove lavoro ..per un paio di mesi mi dedico a papà che non sta bene ..son in ospedale con lui ..leggo giornale cercano controllo qualità calzature ..chiamo faccio colloquio..ma serviva anche conoscenza tecnica tessile ..ce l'ho!!!tra i 16 /20 anni mia mamma mi obbligava frequentare corsi taglio cucito ..le bave donne devono farlo ..altra scuola no questa si!! ok mai cucito un vestito ..ma nel tecnico e cartamodello la numero 1 ..!!inizio a girare per l'Italia e Germania facendo il mio meraviglioso lavoro ..vedo delle cose meravigliose :scarpe ,borse ,acessori ,vestiti e quant'altro ..lavoro dove fai i muscoli ..perchè entri nel magazzino ..ti mettono davanti le cataste di cartoni piene di merce ..e tu devi prender cartoni (random) e controllare la merce ..di solito si controllava il 15 /20 % ..e di solito nessuno che ti dava una mano !! ..pertò mi piaceva tanto !!anche se faticoso .
    arriviamo a circa 4 anni fà ..mi avevano proposto lavoro all'estero ..ma ho un grave problema di salute ..e di lavorare all'estero NIENTE!!
    che si fà ??per qualche tempo smoccolo e mi incavolo ..ma marito ha una piccola azienda agricola che tenevamo come secondo lavoro pesche /albicocche /pere / mele ..e altro..insomma era per non tenere il terreno incolto..e ci dava un micro reddito ..allora che fare: invece di portare la frutta al mercato ..la vendo direttamente ..abito su una trafficatissima provinciale ..e la vendita và! .posso dire che si fermano dei "personaggini " a volte inquietanti ..ma importante l'obbiettivo ..VENDITA !!..si sorride e via ..adesso faccio anche mercati della terra ..e ho cominciato a produrre un pò di marmellate ..fatte con la mia frutta e mie ricette (me le faccio fare da cucina attrezzata)..e pian piano si và ..
    questo per dire :mai arrendersi ..ok magari a volte il momento è tosto ..ma piangere e smoccolare SI!!..ma solo per un paio di giorni !!..poi ricominciare da dove si può e come si può .. insomma rimboccarsi le maniche e VAI!!
    quando nel mio blog scrivo :MAI ARRENDERSI !! è perchè in primis lo faccio io ..
    ah e qua ho parlato solo del lavoro ..perchè anche con la salute non scherzo !
    ciao

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    1. Adoro quando mi racconti le tue infinite esperienze di vita.
      Io la penso proprio come te.
      Non mi arrendo mai.
      Non l'ho fatto nemmeno quando a 24 anni ho perso papà, che era la fonte primaria di reddito della mia famiglia.
      Dopo poche settimane sono riuscita a trovare un lavoro a mia madre, e poco dopo ho ricominciato anch'io.
      Stessa cosa ho fatto qualche mese fa, quando il giornale a causa Covid mi ha ridotto drasticamente le pubblicazioni. Ho trovato una nuova attività, e ogni giorno faccio nuovi progetti.
      Insomma, volere è potere. Piangersi addosso non fa per me e detesto quelli che lo fanno.
      Buona giornata.
      Un abbraccio.

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    2. Complimenti a Tissi , una gran donna degna di ammirazione .
      Abbraccio . Laura

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  7. naturalmente senza mai farsi spegnere il sorriso da niente e nessuno!!

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  8. Guarda non ho letto il post ..magari più tardi lo farò adesso son di fretta e ho letto solo i commenti e quello di tissi mi ha catturato .
    Veramente una persona in gamba a cui va tutta la mia ammirazione.
    Buona giornata

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    1. Anch'io ammiro molto Tissi per il suo coraggio e la sua determinazione.
      Per molti versi mi sento simile a lei, sebbene per fortuna non abbia (ad oggi) seri problemi di salute, come nel suo caso.

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  9. E' bello che questa famiglia abbia saputo reinventarsi così.
    Però spero che Stefano possa, il prima possibile, tornare a svolgere il lavoro che ama. Incrocio le dita per lui e per tutti coloro che sono nella medesima situazione.

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    1. Anch'io lo spero tanto, perché mio marito è nella stessa barca, e qui non si sa davvero cosa ci riserverà il futuro.
      Di sicuro, però, non ci lasceremo sopraffare dall'ansia e dalla paura, ma troveremo delle alternative, qualora il suo lavoro non dovesse sbloccarsi.

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  10. Sono tante le donne, hai ragione, ma purtroppo anche gli uomini.
    Centinaia di padri di famiglia che sono rimasti senza lavoro e non sanno più come fare la spesa.
    La situazione non è tragica, ma catastrofica.
    Spero davvero che possano uscirne al più presto.
    Un bacione.

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  11. Che bella storia, mi sembra persino troppo bella per essere vera...ma sì dai, un po' di ottimismo ci vuole in queste giornate così grigie. Un abbraccio a te e al tuo bimbo!

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    1. L'ottimismo è l'unica cosa che possa salvarci, adesso.
      Ricambiamo l'abbraccio. Bacione.

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  12. Bastava non fare il secondo figlio, e tutto era meno pesante!!
    Mannaggia a questo vizio di procreare in questi tempi incerti XD
    Comunque, bella storia di reazione, resilienza e fantasia.

    Moz-

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    1. Aahahahhah
      Ma non si aspettavano mica che sarebbe "finito il mondo". 😂😂

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    2. Ma si sa che non è comunque un buon momento... Si è egoisti, se non si pensa a ogni conseguenza! 🤓💪

      Moz-

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  13. Questa mattina avevo commentato poi , forse mi sono dimenticata di inviare.
    Bella storia d'amore , speranza , forza e inventiva .
    Auguro a questa coraggiosa donna grande successo con il suo negozio e che
    il marito possa trovare un lavoro . Due figli da crescere , al giorno
    d'oggi , se non entrano soldini in casa , l'è dura , l'è dura ...
    Auguri , Federica , che il Nuovo Anno ti porti tante gioie, soddisfazioni
    e sorrisi da regalare a tutti .
    Bacioni a te , Claudia . Laura

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    1. Stamattina ho ricevuto soltanto il commento con i complimenti a Tissi.
      Spero anch'io che lui possa tornare al suo lavoro, perché significherebbe essere fuori da questa emergenza che ci sta tormentando.
      Bacione one one a te.

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