La storia vera di Giovanni S.
Io e Francesca siamo stati fidanzati per cinque anni.
Eravamo compatibili su tutto e sempre molto affiatati, ma sin dai primi mesi la sua folle gelosia minava la nostra serenità, o quantomeno la mia.
Non avrei mai neppure pensato di tradirla, ma lei era ossessionata da questa eventualità.
Quando rimanevo a casa per studiare in vista di importanti esami universitari, mi chiamava al telefono fisso, sostenendo che il cellulare fosse irraggiungibile. In realtà voleva solo verificare che non uscissi di nascosto.
Lo sapevo bene ma non davo troppo peso alla cosa perché consideravo le sue attenzioni indice di forte amore.
Quando, però, lasciai l'università che non mi stimolava più per intraprendere la carriera di barman, la situazione degenerò.
Mi seguiva ad ogni festa pubblica e privata, e mi osservava seduta al tavolino in prima fila, anche fino alle quattro del mattino. Ogni volta che al banco si avvicinavano ragazze avvenenti per ordinare un cocktail, mi piombava davanti con il classico "Amore, mi daresti un po' d'acqua?". Lo faceva per "marcare il territorio".
Più volte avevo provato a lasciarla, ma tornava da me in lacrime, giurando che sarebbe cambiata, ed io non riuscivo a troncare poiché la amavo moltissimo.
La goccia che fece traboccare il vaso cadde, però, il giorno in cui venne alla luce la mia nipotina Ginevra.
Ero felicissimo di essere diventato zio e, ovviamente, le proposi di accompagnarmi in ospedale per conoscere la piccola e sincerarmi che mia cognata stesse bene.
Giunti in reparto, mi spiegarono che la bambina era stata portata in pediatria per dei controlli, ma sarebbe tornata di lì a breve.
Quindi ne approfittai per sedermi sul letto accanto a Lidia e chiederle com'era andato il parto. Mi mostrò le prime foto di Ginevra, assieme ad un breve video che mi fece commuovere. La abbracciai ringraziandola per aver esaudito il mio sogno più grande.
In quel momento Francesca si alzò bruscamente ed esclamò: "Se sono di troppo, me ne vado! Avete finito di flirtare?!".
Nella stanza calò un silenzio assordante.
Rimasi di ghiaccio. Mia cognata morì d'imbarazzo, assieme a mia madre e a mio fratello.
Per evitare gli sguardi dei presenti, d'impulso me ne andai.
Lei, ovviamente, mi seguì fino alla macchina, ma non le permisi di salire in auto.
Era riuscita a rovinare il giorno più bello della mia vita provando gelosia verso la donna che mi aveva cresciuto come un fratello minore.
Per la prima volta, la vergogna che provavo per il suo comportamento fu più forte dell'amore.
Uscii dal parcheggio lasciandola lì.
Ovviamente prese a telefonarmi senza sosta, ad appostarsi sotto casa mia, a mandarmi fiori e peluche, ma stavolta la mia decisione fu irremovibile.
Per mesi continuò a seguirmi senza pudore e a fare il terzo grado a tutti i miei amici, temendo che io avessi una nuova relazione.
Dopo circa un anno cominciai a lavorare come bar manager in un resort di lusso.
L'addetta al ricevimento, Annaluce, catturò subito la mia attenzione.
Dietro i suoi occhialoni scuri, nascondeva due occhi da cerbiatta che mi ipnotizzavano.
Era di una timidezza sconcertante ed abbassava lo sguardo ogni volta che cercavo un approccio.
Presi a lasciarle il suo cornetto preferito, ogni mattina, sul notebook ancora chiuso, con un biglietto: "Perché sei bella. Anche se forse non lo sai. Gio".
Dopo tre settimane, su quello stesso pc trovai un cioccolatino con un numero di telefono.
Era proprio il suo.
Così cominciammo a sentirci e a vederci, dentro e fuori dal resort.
Presto ci scoprimmo innamorati ed inseparabili.
Al lavoro ci chiamavano "piccioncini" e facevano sempre in modo che i nostri turni coincidessero, per permetterci di trascorrere il tempo libero insieme.
Erano tutti molto felici per la nostra storia. Anzi... Tutti tranne uno.
L'ombra di Francesca si fece sempre più presente.
Ovunque noi andassimo la trovavamo "casualmente" appostata pochi metri più in là. Il mio telefono cominciò a trillare senza sosta in modalità anonima.
All'inizio rispondevo e chiedevo insistentemente chi ci fosse dall'altra parte, ma non parlava mai nessuno.
Presto cominciai a rifiutare direttamente le chiamate.
La cosa si fece più preoccupante quando anche Annalù cominciò a ricevere telefonate anonime e messaggi carichi di insulti.
Ero certa che tutto questo provenisse da Francesca, quindi decisi di affrontarla.
Mi presentai direttamente al suo citofono per parlarle.
All'inizio negò categoricamente la sua implicazione nella vicenda, ma poco dopo crollò e piangendo mi disse di amarmi. Mi si gettò addosso, nel tentativo di baciarmi, ma la respinsi con forza e le chiesi di lasciarmi in pace, altrimenti l'avrei denunciata ai carabinieri.
La mattina seguente trovai la mia auto con due pneumatici tagliati. Anche in questo caso non poteva trattarsi di una coincidenza. Non avevo le prove, però, per accusarla e fui costretto a lasciar correre.
Passarono due settimane apparentemente serene finché, di nuovo, la mia auto subì dei danni. Stavolta la fiancata destra era stata rigata in tutta la sua lunghezza con una chiave.
Annaluce era sempre più spaventata da questa situazione.
Francesca si era iscritta alla stessa palestra che lei frequentava da anni e aveva persino cambiato parrucchiere per incontrarla ogni sabato pomeriggio.
La sua presenza era diventata troppo ingombrante e non si poteva più andare avanti così.
Anche i messaggi sul suo telefono e sui social si fecero sempre più insistenti. "Lui vuole me", "sarai sempre solo un ripiego", "lo riprendo quando voglio".
Io, al suo posto, sarei fuggito. In fondo, stavamo insieme solo da pochi mesi e non so come facesse a reggere lo stress di un'ex fidanzata così invadente e molesta.
In cuor mio speravo, però, che non mi lasciasse, perché sapevo che Francesca avrebbe riversato la sua rabbia su qualsiasi mia compagna, impedendomi di essere felice lontano da lei.
Trascorsero altri otto mesi nei quali il rapporto con Annalù si fece sempre più saldo, nonostante fossimo costretti a sopportare le angherie di Francesca.
A nulla servirono, infatti, le minacce di querela, le richieste d'aiuto ai suoi genitori, i litigi a quattrocchi.
A novembre il direttore del resort per cui lavoravo mi fece un'offerta molto allettante, chiedendomi di ricoprire il ruolo di bar manager nella sede londinese dell'hotel.
Chiesi ad Annalù di partire con me, perché potessimo viverci la nostra storia lontano da tutti e con la serenità che due venticinquenni meritano.
Tempo di ottenere il consenso dei suoi genitori e i bagagli furono pronti.
Partimmo alla volta della capitale inglese, con la voglia di ricominciare a vivere senza più alcun peso sul cuore.
La convivenza si rivelò, infatti, meravigliosa.
Dopo soli tre mesi ci giurammo simbolicamente eterno amore in una chiesa inglese, con la complicità di un amico sacerdote.
Aprile, però, giunse in un baleno e con lui la possibilità di tornare in Italia per la stagione estiva.
Ne parlammo a lungo tra di noi e con le nostre famiglie.
L'idea di tornare a casa ci terrorizzava, perché sapevamo che Francesca avrebbe ricominciato a perseguitarci.
Quindi decidemmo di restare a Londra fino a fine anno.
A Natale, però, saranno quattro anni che stiamo qui.
Finalmente abbiamo deciso di tornare in Italia.
Due anni fa Francesca si è fidanzata con Mattia e pare che le cose vadano molto bene tra loro.
Noi lo speriamo, anche perché ci sposeremo a giugno, nella nostra città, circondati da amici e parenti e preferiremmo non aver paura mai più.
A tutti coloro che mi hanno deriso sostenendo che non si può temere una ragazzina di bassa statura se sei un uomo alto quasi due metri, auguro di non incontrare mai una donna come la mia ex.
A Mattia, invece, giunga il mio abbraccio solidale, scevro da ogni forma di sarcasmo.
Racconto pubblicato sul numero 37
della rivista “Confidenze”
del 3 settembre 2019
Il racconto mi lascia preoccupato per Mattia. Persone come Francesca cercano sempre qualcuno da "possedere", una vittima che si immoli alla loro follia.
RispondiEliminaHai ragione.
EliminaSono stata molto felice di raccogliere questa storia, a testimonianza del fatto che lo stalking non viene compiuto solo dagli uomini, anzi.
Giovanni quasi piangeva quando mi raccontava le prese in giro subite perché veniva molestato da una ragazzina.
Anche a lui dispiace per Mattia, ma è giusto che cominci a pensare un po' alla sua serenità.
I sentimenti non hanno sesso, e di conseguenza possono generare reazioni "malate" sia negli uomini quanto nelle donne.
EliminaHo la sensazione che certe persone scelgano apposta un partner come Giovanni, per soffocarlo con la propria presenza... Grande insicurezza, probabili traumi alle spalle... Tutte le giustificazioni di questo mondo, ma bisogna farsi seguire e curare, non imprigionare chi ci vuole bene.
Il problema è che chi esercita questi comportanti non si rende conto di avere una vera e propria patologia, e pensa che ossessionare il partner sia normale...
EliminaBellissima storia ♡ sopratutto per il nome di lei Annaluce (meraviglioso ♡)
RispondiEliminaPer il resto tutto bene quel che finisce bene. Ormai c'è Mattia da tormentare. Non credo tornerà indietro.
Purtroppo certe psicosi se non le curi ti rovinano la vita e la rovinano agli altri.
Lo sai che è stata la prima cosa che ho detto a Giovanni?
EliminaAnnaluce è stata un vero faro per lui... <3
Lo stalking fa male a tutti, purtroppo ci sono sempre più casi.
RispondiEliminaSereno giorno.
Hai ragione. Lo stalking è ormai all'ordine del giorno.
EliminaPurtroppo.
Ha sbagliato a non denunciarla, l'ha fatta sentire onnipotente. Condoglianze a Mattia.
RispondiEliminaQUante donne muoiono di femminicidio nonostante le ripetute denunce alle forze dell'ordine? I loro aguzzini magari vengono anche arrestati per qualche mese, ma quando vengono rilasciati "finiscono il lavoro".
EliminaEcco, non mi sento di biasimare Giovanni per la sua scelta di cambiare vita lontano anni luce da lei.
Almeno adesso è felice. E se lo merita.
Avrei voluto aggiungere "e corcarla di mazzate dopo gli sfregi alla macchina" ma sapevo di trascendere...
EliminaStatisticamente, le donne sono meno portate ad ammazzare. E se a Giovanni non avessero offerto lavoro all'estero, starebbe ancora lì a subire?
Per curiosità, tornano in Italia solo per sposarsi o sono rimpatriati definitivamente?
Tornano definitivamente. E spero che non se ne pentano mai.
Eliminaeh
RispondiEliminaeh...
EliminaAhaha... Annalù, che cazzo è, una fiction scrausa di Rai1? XD
RispondiEliminaComunque, quando le donne ci si mettono, sanno essere stronzissime.
In fondo capisco la gelosia, anche se questa è malattia.
Moz-
Scemo.
EliminaAnche tu sei Michele detto Miki, no?
Annalù è bellissimo. :P
Sì, per una fiction tipo Il peccato e la vergogna è bellissimo XD
EliminaMoz-
SCEMO! :P
EliminaCara Claudia, certe volte bisognerebbe pure denunciare casi del genere.
RispondiEliminaCiao e buona giornata con un abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
E' vero Tomaso.
EliminaMa Giovanni non se l'è sentita.
Queste persone mi fanno paura. Che siano uomini o donne non fa differenza.
RispondiEliminaSono contenta che nonostante tutto le cose tra lui e Annaluce siano andate a gonfie vele.
Sì, ne sono stata felicissima anch'io.
EliminaMi mandano ancora delle loro foto insieme, qualche volta.
Continuo a fare il tifo per loro.
Bel racconto , ben scritto e finita bene per Giovanni . Ora tocca a
RispondiEliminaMattia sopportare la gelosia di Francesca che dovrebbe farsi curare.
Qui piove sempre . Bacione . Laura.
Povero Mattia. Non vorrei essere nei suoi panni.
EliminaMagari, però, il suo carattere forte lo aiuterà a gestire meglio la situazione.
Bacio.
Come dicevo a Livia, non so se davvero sarebbe stato meglio.
RispondiEliminaCerte situazioni sono ben più grandi di noi, meglio non giudicarle.
Ciao Claudia! Storie di questo tipo sono tra quelle che mi fanno più paura… perché segnano una perdita della libertà. Le vittime di stalking si sentono in prigione e provano panico anche solo se devono andare in ufficio o a fare la spesa. E, una volta che i persecutori lasciano in pace una vittima, ne puntano subito un'altra...
RispondiEliminaPurtroppo è una catena che rischia di non spezzarsi mai.
EliminaEd è davvero molto pericolosa...
anche questa una storia di violenza, chissà quanto putroppo non emergono o vengono fuori troppo tardi
RispondiEliminaTemo che per ogni storia del genere raccontata o denunciata alle autorità ne esistano almeno cinque tenute segrete...
EliminaIo sono sempre stata gelosissima ma a questi livelli è malattia davvero...santa pazienza che hanno avuto tutti e due :-O
RispondiEliminaTi vogliamo tutti bene Mattia....
Magari fra un anno mi contatterá per raccontarmi la sua storia a lieto fine... 🤞
EliminaFino a qundo la pena non sarò una certezza queste cose accadranno sempre...purtroppo!
RispondiEliminaBuon giovedi a te.
Infatti.
EliminaLa certezza della pena sarebbe un incentivo fondamentale per spingere a denunciare queste vicende.