venerdì 23 marzo 2018

Mamma e lavoro: realtà o utopia?




Qualche giorno fa, leggendo un vecchio post pubblicato su Facebook, ripensavo a quanto amavo il mio lavoro.
Parlo al passato, perché oggi sono mamma, e non potrei più farlo.
Da diversi anni, infatti, lavoravo alla reception degli hotel. Il contatto col pubblico era il mio punto di forza, sin da quando scrivevo per i giornali. Le lingue straniere, poi, mi hanno sempre affascinata.
E i turni? Beh, quelli un po' meno.
Nella mia città si parla di otto o nove ore continuative, sei giorni su 7, con un unico riposo a settimana.
Praticamente, si lavora tutti i giorni dalle 7 alle 15, oppure dalle 15 alle 23 (straordinari esclusi), a giorni alterni.
Immaginiamo di volerlo fare adesso.
A settembre Lorenzo andrà all'asilo, dalle 8 alle 15.30.
Ora. Per il turno di mattina i problemi quasi non ci sarebbero, sebbene avrei di bisogno di qualcuno a cui lasciarlo all'alba, per poi farlo accompagnare a scuola ad un orario consono.
E per il pomeriggio? E la domenica? E ogni volta che avrà la febbre, la tosse, il raffreddore?
Ecco. Praticamente mi servirebbe una baby sitter quasi ogni giorno.
E' triste pensare che, in Italia, non vi siano concreti aiuti familiari per le mamme che lavorano.
O si hanno i nonni che si prendono la responsabilità di crescere i propri nipoti quasi h24, oppure occorre affidarsi a figure professionali dispendiose quasi quanto il proprio guadagno.
Eppure, non tutte le mogli possono permettersi di fare le casalinghe.
Purtroppo, i lavori part time, quantomeno qui al sud, non esistono più, e pochissime donne hanno la fortuna di poter gestire la propria professione da casa o, comunque, con orari flessibili.
Quindi, succede che ci si sente sole e impotenti.
Insomma, non so cosa farò nel mio futuro prossimo, ma vorrei che la gente imparasse, almeno, a non giudicare le scelte di vita di ciascuna madre perché, molto spesso, semplicemente non si hanno alternative. ❤

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