lunedì 23 marzo 2020

Giusto tutelare la privacy dei contagiati da coronavirus?

Qualche giorno fa leggevo che, a Nicosia (Enna), un commerciante risultato positivo al tampone per il coronavirus ha scelto di consigliare pubblicamente sulla sua bacheca Facebook a tutti i suoi amici di fare il test, nel caso in cui avessero avuto contatti recenti con lui.
Nonostante l'imprenditore abbia dovuto incassare decine di commenti spregevoli che lo accusavano di essere un untore, è convinto di aver fatto la scelta giusta.
Non conosco quest'uomo, e non sono andata a ricercare le sue generalità, ma credo che meriti tutto il mio rispetto e la mia stima.
Vi spiego.

Circa una settimana fa, nella mia città (Monopoli) è stato registrato il primo caso di paziente affetto da coronavirus.
In un video ufficiale, il sindaco ha dato la notizia ai cittadini, spiegando di non poter rivelare l'identità della signora 85enne positiva (deceduta qualche giorno dopo) per ragioni di privacy, ma assicurando di poter stare tranquilli, poiché tutti coloro che erano stati in contatto con la donna sarebbero stati sottoposti al tampone.
Ora.
Non mi soffermo sulle leggi che regolamentano la violazione della privacy, ma ne farò un discorso molto spicciolo e generico.

Come può un sindaco, un marito o un figlio avere la certezza assoluta di dichiarare con chi una donna è entrata in contatto negli ultimi giorni?
Se non si tratta di una paziente invalida e, quindi, allettata, trovo sia difficilissimo chiudere il cerchio.
Se fosse andata a fare la spesa, ad esempio, avrebbe potuto contagiare un sacco di persone di cui non conosce di certo il nome e il cognome.
E se, invece, fosse rimasta chiusa in casa, a contatto con giusto tre o quattro parenti, sappiamo che giri hanno poi fatto queste persone? No. La verità è che non lo sapremo mai.
Quindi, al fine di ridurre davvero le possibilità di contagio, trovo che sia indispensabile conoscere le generalità dei contagiati, per poter stabilire personalmente se ciascuno di noi è mai stato in contatto con loro, oppure no.

Che poi, detto francamente, non è di una malattia venerea che stiamo parlando.
Se anche io fossi positiva al virus, che colpa ne avrei, se non la sfortuna di averlo preso da chissà chi? Perché nasconderlo come se fossi una ladra?
Beh, io che son sempre stata coraggiosa, credo proprio che lo dichiarerei pubblicamente, come il commerciante in questione. E ne andrei fiera.

Voi che ne pensate?
Tanto i leoni da tastiera continueranno a ruggire a prescindere dalla positività ad un virus o meno.

35 commenti:

  1. Personalmente ritengo che sia corretto tutelare la privacy delle persone: la catena degli eventuali contatti si può ricostruire nel rispetto della privacy, assolutamente. Non sono i contagiati accertati che diffondono il virus, visto che questi e tutti i loro contatti vengono posti in quarantena, ma i contagiati asintomatici, che se ne vanno in giro da incoscienti. Poi se abbiamo di questi incoscienti credi davvero che si autodenuncerebbero scoprendo di aver avuto contatti con una persona poi risultata positiva all'infezione? Lo credi davvero? Come spieghiamo allora le fughe dal nord? Credimi sarebbe una cattiveria inutile verso chi è stato contagiato ed oltre a viversi l'angoscia per la propria salute e la propria vita si troverebbe anche a doversi misurare col pregiudizio sociale...

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    1. Continuo a non capire come si possano ricostruire i contatti.
      Prendiamo sempre il mio caso specifico.
      Martedì sono andata a fare la spesa. Qualora risultassi positiva segnalerei i nomi dei dipendenti del supermercato (perché li conosco personalmente), ma cosa ne sarebbe di tutti quelli che hanno fatto la fila con me, o che ho incrociato nel tragitto?
      Sarebbero tutti potenzialmente contagiati ed ignari di esserlo.
      Ecco, questo a mio avviso è molto pericoloso.

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    2. Suppongo che anche senza entrare nello specifico della tua identità la direzione del supermercato può fare una segnalazione della tua presenza quel giorno /periodo a far la spesa.
      Con un avviso ad esempio ben affisso e ben visibile.
      Ti dico solo che prima della quarantena all’inizio dell’epidemia nella nostra zona quando ancora la gente e pure il sottoscritto sottovalutava la vera entità di quello che poi saremmo andati incontro..
      Un anestesista mi raccontava che una donna si era presentata al Ps perché denunciava di avere respirato , passando con la macchina a finestrino aperto l’aria di un paese dove era stato diagnosticato uno dei primi casi di Corona Virus.

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    3. Ahaha
      Un po' eccessiva questa signora.
      Qui, invece, proprio ieri é stato registrato un nuovo caso di contagio e, dopo pochi minuti, la caccia alle streghe ha portato i suoi frutti.
      Praticamente qualcuno ha saputo l'identità del contagiato e l'ha diffusa, ma adesso fioccheranno le denunce.

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  2. Cara Claudia, sempre cose molto delicate ci fai vedere, ma penso che abbia fatto bene.
    Ciao e buon inizio della settimana, con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  3. Troppa cattiveria, hai ragione.
    Ma lui per me rimane un "eroe" e di sicuro potrà ancora guardarsi allo specchio.

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  4. Premesso che purtroppo dal virus sembrerebbero immuni i soliti coglioni da tastiera, direi che potrebbe essere possibile derogare in parte alla privacy magari avvisando che quella persona è andata nel tale supermercato sabato tra le 11 e le 12. Sono invece contrario alla tracciabilità dei cellulari di cui si vocifera sottotraccia,

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    1. Effettivamente, adesso che mi ci fai pensare, basterebbe almeno rendere pubblica una sorta di mappa degli spostamenti della persona contagiata, pur nascondendone l'identità.
      Quanto alla tracciabilità dei cellulari, anch'io sono contraria, ma temo che potrà essere inevitabile per colpa dei tanti dementi che ancora se ne vanno a passeggio.
      È un po' come la richiesta di far intervenire l'esercito...

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  5. Sono totalmente d'accordo con te! 🤝
    Ritengo sia dovere civico informare se si è positivi.

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  6. La parola "untori" è proprio di cattivo gusto . Non penso sia una vergogna
    proclamarsi positivi , anzi , un atto di civiltà .
    Sono d'accordo con l'Imprenditore e con te .
    Buona giornata .
    Laura

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    1. Bravissima.
      Civiltà è la parola esatta. Ma quanti hanno ancora questi valori?

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  7. veramente in questi giorni ci son cose allucinanti che senti in giro ..
    E' una malattia, qualsiasi malattia non è un disonore ..tutti la possiamo prendere ..meglio sapere che fare finta di niente e far espanderla ..penso sia senso civico comunicare ..
    esempio : è come quando a scuola /asilo etc ..c'è malattia endemica tra bambini ..trovo stupido non comunicarlo ..ok c'è 'sto virus qua ..attenzione ..invece di solito si fà finta di niente e si espande a macchia d'olio ..
    il tutto senza panico ..e senza commenti idioti
    abbraccio grande
    e avanti !

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    1. Si fa finta di niente per paura del giudizio degli altri, ignoranza o egoismo?

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  8. Nel mio paese natio c'è un ragazzo contagiato che ora è in ospedale e che lavorava in un bar. Hanno chiuso il bar ma sulla pagina facebook hanno reso nota la questione chiedendo a chiunque fosse passato dal negozio di mettersi in quarantena e non uscire. Mi è sembrata una scelta saggia.
    Tuttavia non penso che rendere noti i nomi dei contagiati sia necessariamente una scelta saggia. Questa caccia all'untore non mi piace, la trovo ancor più straniante.
    Un abbraccio.

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    1. I titolari del bar sono stati molto onesti, secondo me.
      Non è questione di caccia, ma di rispetto.

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  9. Probabilmente il sindaco pugliese era abbastanza sicuro, in base a dichiarazioni degli stretti famigliari della donna, che quest'ultima non aveva potuto per fortuna fare tanti giri... Sarà questo.
    Nel senso, penso che altrimenti avrebbero esteso la verifica a più persone.

    Bravo il cittadino di Enna, ha fatto un bel gesto ma appunto si è preso le parole dei cretini... e forse anche per evitare queste ondate di ignoranza all'italiana che c'è la privacy sulla questione...

    Moz-

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    1. No. Il sindaco non era sicuro per niente. Semplicemente la prassi è quella.
      Ieri un altro caso, e nessuna indicazione alla città, sebbene stavolta si tratti di una persona notevolmente più giovane ed esposta a contatti sociali.

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    2. Vuol dire che penserà quella persona a informare chi gli è stato più vicino, ma lo farà privatamente...

      Moz-

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    3. "Chi gli è stato più vicino".
      Quindi "salviamo" solo amici e parenti?

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  10. Se non ci fosse in giro tanta gente stupida e cattiva ti darei ragione, ma visto come vanno le cose, credo sia meglio tutelare la privacy dei malati. Poi ognuno è libero di scegliere se annunciare pubblicamente che lo è, come ha fatto quel signore, di certo molto corretto e coraggioso.

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    1. Purtroppo il coraggio non è una dote che hanno tutti mentre, la vera malattia pericolosissima è proprio la cattiveria.

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  11. E' una situazione nuova e complicata diciamo, non so quale sia la scelta giusta, però la trasparenza deve esserci.

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  12. Ne parlavo oggi con mio marito. Se all'inizio ero scettica nel sapere il nome dei positivi, adesso che la situazione si fa sempre più complessa lo vorrei sapere.
    E sì, anche io lo andrei a dire pubblicamente: non è una vergogna ma una disgrazia!!

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    1. Bravissima.
      È una disgrazia, e in molti casi neppure evitabile.

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  13. ma certo che si, è da applaudire questa persona. ci sono medici che all'inizio della epidemia a chi aveva frequentato positivi consigliavano di tacere

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    1. Assurdo che proprio i medici consiglino una cosa del genere.

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  14. Stiamo vivendo qui in Sicilia una situazione simile, ma molto più malevola: un gruppo di persone, di cui alcuni sicuramente infetti, sono tornati da una settimana bianca a Madonna di Campiglio, si sono infettati ma non solo non si sono denunciati, non si sono nemmeno messi in quarantena, proseguendo il loro lavoro. Si parla di professionisti di primo livello, avvocati, medici e così via. Ora c'è il toto nomi, ma già, qualcuno di questi infetti sta impedendo al sindaco ed immagino anche ai giornali, tramite avvocato, di impedire di fare i nomi, proprio per il diritto alla privacy.
    Io in verità non ho un'opinione a riguardo, penso che a principio ci voglia il rispetto che deve passare dal singolo, come nel caso di questo commerciante che in autonomia si è autodenunciato. La situazione poi però a cui faccio riferimento secondo me non merita alcun rispetto

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  15. In effetti è una situazione complicata. Poniamo il caso che io vada al supermercato e poi scopra che sono positiva al Coronavirus. Se lo dicessi su Facebook lo leggerebbero solo i miei amici, ergo potrei anche farlo sapere in privato. Potrei rendere il post pubblico, ma è impensabile che tutte le persone presenti nel supermercato vengano a leggere proprio il mio post, essendo per loro sconosciuta. Se il supermercato, in qualche modo, comunicasse invece che il tale giorno, alla tale ora, si è segnalata una persona positiva, tutti coloro che erano presenti potrebbero chiedere il tampone. Mi hanno però detto che il tampone non si fa agli asintomatici, ma solo a chi comincia ad avere difficoltà respiratorie, quindi queste persone rischiano comunque di rimanere nel dubbio. Insomma, è una situazione complicata. Se poi ci mettiamo anche gli imbecilli che commentano come se un malato fosse un untore, siamo proprio a posto!

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    1. Il tampone non si fa agli asintomatici, ma nel momento del triage telefonico ti chiedono se sei stato in contatto con contagiati e, in quel caso, rispondere di sì sarebbe preziosissimo.
      Quanto al pubblico dei post su Fb, considerando che questi verrebbero sicuramente ripresi dai giornali locali, sarebbe molto più vasto di quanto si possa immaginare.

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  16. Io sono molto più radicale.
    In questo momento non esiste il diritto alla libera circolazione, non esiste il diritto a praticare un'attività motoria. Figuriamoci il diritto alla privacy...
    Quindi per me nomi e cognomi sui giornali (locali, zona per zona), come elenchi della spesa.
    Ma nascondono i nomi per un motivo preciso: non per la privacy, ma perché la popolazione andrebbe incontro a reazione isteriche. E non mi sento di biasimarli, per questo..

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    1. Reazioni isteriche il cavolo, dai.
      Se io scoprissi che il mio panettiere di fiducia è positivo, mi verrebbe un po' d'ansia, ma se lo fosse una persona ics che non ho mai incontrato nella vita cosa me ne importa? Continuerei a vivere tranquilla nel mio isolamento.

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