Devo smetterla di guardare il telegiornale.
Me lo ripropongo ogni giorno ma, puntualmente, cedo.
Tanto, se anche non accendessi la tv, verrei comunque a conoscenza delle notizie di cronaca, poiché sui social viaggiano praticamente in tempo reale.
Quindi, oggi, ho appreso di una nuova aggressione ai danni di una donna avvenuta a Roma, questa mattina.
Un commercialista di 42 anni Alessandro Tolla, in seguito ad una violenta lite con la moglie, Maria Giuliano, avvocatessa di 37 anni, ha tentato di sgozzarla e si è poi lanciato dal terzo piano della loro abitazione.
All'arrivo dei soccorritori l'uomo era già morto, mentre la moglie è stata trasportata in ospedale in gravi condizioni per un profondo taglio alla gola, ma non è in pericolo di vita.
I vicini sostengono di non averli mai sentiti discutere, prima di oggi.
"Una coppia tranquilla", dicono. Eppure, un uomo che tenta di ammazzare sua moglie e poi si suicida non dev'essere esattamente sereno.
Perché non ci si lascia quando non si va più d'accordo?
Per quale motivo si continua a farsi del male, fino a raggiungere un livello di stress psicologico che non si riesce più a controllare.
Un marito che uccide una moglie non lo fa per una lite isolata, o per un'unica incomprensione.
Attenzione, neppure un miliardo di discussioni giustificherebbero un gesto tanto vile, però forse dovrebbero bastare a gettare la spugna, prevenendo conseguenze catastrofiche.
Non so se è la paura del divorzio a tenere insieme molte coppie, la dipendenza economica del coniuge più debole (troppo spesso, ahimè, la moglie), il desiderio di non deludere i figli.
Quel che è certo, però, è che nessuna donna dovrebbe temere la propria incolumità all'interno delle mura domestiche, e finché avrò un foglio per scrivere, un sito web, o un profilo social, una spiaggia, continuerò a denunciare, nel mio piccolo, il fenomeno del femminicidio.
No alla violenza, sì all'amore. Quello sano. Tutto il resto è menzogna!
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