4 anni di Chi scrive non muore mai: ma non chiamatemi blogger

 

Anche quest'anno, come da tradizione, ho dimenticato di celebrare il compleanno del blog.

"Chi scrive non muore mai" nasceva il 4 febbraio del 2018, quindi vi tiene compagnia, letteralmente ogni giorno, da quattro anni.

Come sapete, non amo fare bilanci. Piuttosto, mi piacerebbe riflettere su un aspetto di cui parlo spesso con alcuni amici.

La verità è che io non potrei mai essere una blogger comune.

Resterò qui con voi per altri venti o cento anni, ma continuerò a pensare sempre alla scrittura in chiave giornalistica.

Prendete uno dei miei primissimi post, infatti, e confrontatelo con uno scritto due settimane fa. Lo stile è identico. Asciutto, sequenziale.

I contenuti, anche.

Evito gli argomenti troppo trattati, eccezion fatta per i casi di cronaca eclatanti. Eppure i blogger amano dire la loro su tematiche ricorrenti, approfondendole dal proprio punto di vista. Io, invece, ritengo che un post debba essere anzitutto utile, unico se vogliamo, oppure molto personale.

Non perderei un solo minuto del mio tempo libero per scrivere di un tema che rimbalza di blog in blog.

A volte mi capita addirittura di eliminare delle bozze già pronte, soltanto perché mi rendo conto che altri blogger del mio giro hanno già trattato l'argomento.

È sciocco, lo so, ma mi infastidisce l'idea di non essere, a mio modo, originale.

Ve ne avevo già accennato, parlando della moda tra i blogger (e non solo) di scopiazzare i contenuti altrui.

In ogni caso, le etichette non mi sono mai piaciute, né interessate. Scrittrice? Giornalista? Blogger?

Io scrivo.

Lo faccio da sempre e mai smetterò.

Questa casa virtuale mi piace un sacco. L'ho costruita esattamente come desideravo, e continuerò ad adornarla come gli strati di una torta, con i gusti che amo di più.

Buon compleanno a lei, e grazie a voi di essere (ancora) qui.