venerdì 16 aprile 2021

Tutto in una notte

La storia vera di Donatella G.

È incredibile pensare che la notte più brutta della tua vita equivalga alla più bella mai vissuta.
Dopo una lunga malattia durata due anni, in una rovente mattinata di fine agosto, mia madre ci lasciò.
Eravamo tutti preparati all'idea di perderla, sebbene fosse giovanissima e con ancora una voglia infinita di vivere, ma il giorno del suo funerale sentii crollarmi il mondo addosso.
Chiesi ad amici e parenti di lasciarmi sola per qualche tempo e spensi persino il telefono. Non volevo la loro commiserazione, né tantomeno lezioni di vita su come fare per andare avanti.

Nessuno poteva davvero comprendere il lutto col quale combattevo, ad eccezione di mio padre e mia sorella.
Persino la presenza di Stefano mi infastidiva.
Nonostante ci amassimo molto e da ormai sei anni, il nostro rapporto si era incrinato a causa della sua totale incapacità di starmi accanto durante il calvario della mamma.
Secondo lui, eravamo giovani e non dovevamo smettere di divertirci a causa di un "incidente di percorso". Lo odiavo quando lo chiamava così!
Più volte avvertivo il desiderio di prenderlo a schiaffi.
Sembrava che a morire fosse stato il nostro pesciolino rosso. Invece, si trattava della persona più importante della mia vita e a cui dovevo tutto.

Pretendeva, ad esempio, che andassimo a ballare il sabato sera mentre mamma si sottoponeva alla chemioterapia. Per distrarci, diceva, ma io non volevo assolutamente pensare ad altro, bensì starle accanto nella sua fase terminale, senza perdermi un solo istante.
Per una volta volevo essere egoista e occuparmi solo di me e lei.

Quella sera, quindi, mi recai al cinema da sola per guardare l'ultimo film del mio comico preferito. Speravo di riuscire a rilassarmi un po' o, addirittura, a ridere.
Per tutto il primo tempo, però, piansi ininterrottamente, cercando di non disturbare chi era seduto nelle file dietro alla mia.
Forse uscire era stata una pessima idea, ma avevo bisogno di staccare e di sentirmi sola al centro del mondo, di vagare indifferente tra la folla. Di essere invisibile, ecco. Avvertivo la necessità di sentirmi invisibile, sebbene avrei presto scoperto di non esserlo.

Durante l'intervallo, infatti, mi si avvicinò un ragazzo e mi chiese se il posto accanto al mio fosse libero. Gli dissi di sì e si accomodò sorridendo.
Lo conoscevo di vista, perché al liceo frequentava la classe attigua alla mia.
"Non ho potuto fare a meno di notare le tue lacrime - disse -. Hai ragione. Questo film fa proprio schifo! Dovrebbero restituirci i soldi del biglietto!".
Scoppiai inevitabilmente a ridere. Continuammo a chiacchierare e mi spiegò che sapeva di mia madre e del dolore che mi portavo nel cuore, perché ci era già passato in prima persona.
Gli chiesi di raccontarmi la sua esperienza e per la prima volta negli ultimi due anni mi sentii meno sola.
Aveva perso una cugina per la stessa patologia di mia madre. Erano coetanei e cresciuti praticamente come fratelli, in quanto lui era figlio unico.
Il cancro se l'era portata via in soli sei mesi, e con lei aveva trascinato nel baratro l’ingenuità di un ragazzino che si era visto catapultato, suo malgrado, nel mondo degli adulti.

Le luci in sala si spensero e il film ricominciò.
Continuammo a chiacchierare complici bisbigliando, finché qualcuno ci intimò di tacere.
Fu allora che Ivan mi prese per mano e disse: "andiamo!".
Mi alzai di scatto, senza la minima esitazione, e lo seguii.
Mi portò al mare, nel suo posto preferito.
Prendemmo due panini e un'aranciata da un chioschetto sulla spiaggia e ci sedemmo a mangiarli qualche metro più in là, nella quiete assoluta.
Era insolito che quella sera non vi fosse nessuno, nonostante il periodo ancora fortemente turistico.
Il rumore delle onde sovrastava quello dei pensieri e tutto intorno sembrava annullarsi.
Ironizzò sul fatto che avesse prenotato l’intera spiaggia per colpirmi. Non sapeva che, in realtà, pendevo inspiegabilmente dalle sue labbra sin dalle prime battute in quella sala cinematografica.
Io che ero sempre stata una ragazza molto razionale, fin troppo per la mia età, per la prima volta nella vita mi stavo abbandonando all’emozione senza ragionare.

Mi chiese se cantassi ancora. Ricordava le mie esibizioni durante i concorsi canori di interclasse.
Davanti al mio assenso mi implorò di intonare qualcosa per lui.
Accettai, ma a patto che fosse lui a scegliere la canzone. Non potevo immaginare che mi avrebbe richiesto proprio il brano preferito di mia madre. Così, dopo la prima strofa, cominciammo a ballare, stretti l'una nell'altro.
Mi baciò. In verità non aspettavo alto.
Lo fece ancora e ancora.
La passione prese il sopravvento al punto che, un attimo dopo, eravamo avvinghiati in un unico corpo, nella sua macchina, con la naturalezza di chi si conosce da un giorno ma si ama da sempre.
Facemmo l'amore con un'intensità tale da far impallidire qualsiasi coppia.
Non avevo mai tradito Stefano, né i pochi fidanzati che avevo avuto prima di lui, quindi scoppiai presto in un pianto liberatorio denso di vergogna per l'errore commesso, e chiesi ad Ivan di perdonare la mia reazione infantile o comunque inopportuna.
Lui, però, mi abbracciò e mi rassicurò, sostenendo che il mio cuore fosse libero da molto tempo ormai. Probabilmente da quando il mio compagno aveva smesso di prendersi cura di me, sminuendo e ridicolizzando il mio dolore invece di tentare di alleggerirlo.
Aveva ragione. Avrei dovuto lasciarlo molti mesi prima, ma mi era mancato il coraggio.
Adesso, però, non avevo più scampo e non avrei permesso al senso di colpa di rovinare la notte più bella della mia vita.

Tornammo in spiaggia per aspettare l'alba insieme, la prima di una lunga serie.
Ivan mi raccontò del suo lavoro di pittore e di quanto desiderasse farmi un ritratto.
Cominciò a delineare il mio volto trascinando i polpastrelli sulla sabbia. Sembrava stesse proprio creando un quadro. Mi disegnò un largo sorriso, proprio quello che stranamente non ero riuscita a togliermi dalla bocca sin dal nostro incontro al cinema.
Abbozzò persino il mio piercing sull’incisivo. E pensare che quando tre anni prima l’avevo messo, Stefano non se ne accorse neppure. Fui costretta a dirglielo dopo ben tre giorni, e mi rispose che era un dettaglio troppo sciocco e trascurabile, dunque non potevo prendermela per la sua non curanza. Ivan, invece, l’aveva notato pur avendomi incontrata praticamente al buio.
Mi parlò a lungo della sua passione per i viaggi e di tutte le meravigliose città che avrebbe voluto visitare con me.
Le nostre anime erano unite da poche ore e già ci sembrava di poter restare insieme per sempre.
Mi piace pensare che sia stata proprio mia madre a condurlo sulla mia strada. Nel preciso istante in cui lei è andata via, infatti, un uragano di amore ed emozioni mi ha travolta, per non lasciarmi mai più.
Mi sono sentita felice, seppur col cuore che ancora sanguinava per la sua perdita.
E sono certa che lei lo sia stata per me. E continuerà ad esserlo.

23 commenti:

  1. Stiria molto toccante. Trovo incomprensibile il comportamento di Stefano che non riesce a capire il dolore di Donatella per quella grave perdita nonché il suo comportamento durante la malattia della madre di Donatella.

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    1. Purtroppo ho vissuto sulla mia pelle un'esperienza analoga, col mio ex fidanzato.
      Una volta, a due settimane dalla morte di papà, mi commossi guardando un film in cui un padre accompagnava la figlia all'altare e lui mi ammonì: "Vabbé ma per quanto tempo andrà avanti sta storia che piangi quando vedi padri in tv? E che palle!".
      Lo lasciai dieci mesi dopo.
      Avrei dovuto farlo subito.

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    2. Che stronzo di ex.
      Scusa il francesismo.

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    3. In realtà non era mai stato così insensibile.
      Credo che fosse troppo giovane per affrontare un lutto così grande e che l'impreparazione lo abbia portato a scegliere la strada peggiore.
      Dopo quattro anni di semi convivenza, gli ho dato diverse chance, sperando che si potesse salvare il salvabile, ma poi ho detto basta.

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    4. Mi dispiace per la tua storia, non sono troppo d'accordo sul fatto che fosse troppo giovane per non capire. Probabilmente troppo immaturo. Il rispetto per il dolore e il lutto altrui è fondamentale. Un abbraccio

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    5. Quando morì mio padre avevamo entrambi 24 anni e stavamo assieme da quattro.
      Diciamo che ho provato a giustificarlo perché so che non è una persona cattiva, e non serbo rancore per lui.
      Non oggi che sono passati dieci anni, ma nemmeno il giorno stesso in cui l'ho lasciato.
      Quando vivi sulla tua pelle il dolore più grande, impari che le persone fortunate non sempre hanno la sensibilità di capire quali siano i veri problemi della vita, e in un certo senso diventi più indulgente con loro. Per rassegnazione.

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  2. Se Donatella non ha aveva mai tradito Stefano, probabilmente lui l'aveva già tradita... con sé stesso, minimizzandone l'esistenza, il mondo, la vita, e concentrandosi esclusivamente su ciò che girava attorno a lui. Purtroppo persone così fredde, anaffettive, e spesso manipolatrici, ce ne sono. E meritano di restare sole e non conoscere l'amore.

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    1. Hai ragione.
      Persone così non sono rare, ma molte volte i loro partner se ne rendono conto troppo tardi.
      Per fortuna Donatella ha fatto in tempo a non buttare la sua vita dietro ad un uomo così.

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  3. Non avevo dubbi che la tua splendida famiglia non ti abbia lasciata sola in questi momenti di sconforto.
    Spero che tua madre adesso stia bene.
    Un abbraccio.

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  4. Un po' invidio chi inciampa così nell'amore, anche se sono contenta per Donatella. Stefano incommentabile, le corna se le è meritate in pieno, comunque certa gente coi lutti non sa proprio come comportarsi. Quando morì mia madre il compagno del mio ex mi disse qualcosa come "su con la vita" e il mio compagno part (quasi full) time, informato via sms, scrisse "RIP ha tolto il disturbo". Dopo spiegò che intendeva che era morta pacificamente, ma immagina che pessima impressione fece (e mica glie l'ho perdonata). Come hai detto te, chi non è stronzo di suo può tuttavia attingere al vocabolario degli orrori.

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    1. Se chiunque avesse osato scrivermi "ha tolto il disturbo", avrebbe sicuramente anch'egli tolto il disturbo.
      Ma stiamo scherzando?
      Posso accettare un "ha smesso di soffrire", in caso di lunga malattia. Ma disturbo di che? Piuttosto, toglilo tu e sparisci dalla mia vita!

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  5. che bello leggerti stamani, una storia bellissima de scriverci un romanzo, prova claudia. Il romanzo poi della tua vita è stato anche nel fare la modella?
    Direi che quasi quasi è da lacrime e de augurare alla migliore amica.
    Buona giornata

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    1. I romanzi non fanno per me.
      Sono troppo sintetica e preferisco, appunto, i racconti brevi.
      Buona giornata anche a te.

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  6. Raccapricciante il fidanzato che definiva "un incidente di percorso" quello che stava accadendo alla madre di lei.
    Forse la vita è questa: qualcosa che ci viene tolto, qualcosa che ci viene donato.
    Un abbraccio a Donatella.

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    1. L'ho sempre pensato, sai?
      Ogni volta che abbraccio mio figlio penso che se tutto quello che ho perso nella vita ha contribuito in qualche assurdo modo a donarmi lui, allora è stato giusto così.

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  7. Una bella storia, nonostante tutto!

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  8. Un racconto, che fa tanto riflettere.
    Saluti a presto.

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    1. Io non riuscirei mai a tradire il mio uomo, ma come diceva Livia, beati quelli alla cui porta bussa l'amore così per miracolo.

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  9. Molto triste la prima parte del racconto , una Mamma se ne è andata e una
    figlia che soffre per la perdita . Stefano , un insensibile che non le è
    di supporto e vuole divertirsi.
    Molto bella la seconda parte e con un lieto finale . Forse la sua Mamma è
    intervenuta e le ha mandato quell'angelo di Ivan .
    Spero siano felici insieme con tanto Amore .
    Buona serata . Bacione . Laura

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    1. Penso anch'io che ci sia stata un'intercessione dall'alto...
      Buona serata a te. 😘

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  10. Per fortuna le persone sensibili esistono sempre, ciao Angelo.

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    1. Voglio credere che siano molte di più rispetto a quelle senza cuore.
      Buona serata.

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