venerdì 4 ottobre 2019

Nell’attesa che lui cambiasse…

La storia vera di Arianna F.

Conobbi Luca in palestra. Ci andavo tutte le sere, dopo l’ufficio, per rilassarmi.
Ascoltava sempre la musica nelle cuffie, e non regalava larghi sorrisi a nessuno. Eppure, sin dai primi giorni, mi osservava silente, nonostante la sala fosse piena di ragazze ben più attraenti di me.
Mi incuriosì al punto che, una volta, mentre correvamo sui tapis roulant gli feci segno di togliersi un auricolare, e gli domandai cosa stesse ascoltando di bello.

Me lo porse, e sentii per la prima volta quella che sarebbe diventata la nostra canzone.
Ci innamorammo poco dopo, e dopo tre anni di fidanzamento mi chiese di sposarlo in grande stile. Accettai, in fondo mi rendeva felice, sebbene nel nostro rapporto vi fosse un’ombra non indifferente: sua madre.

Era figlio unico di genitori piuttosto maturi, quindi non me l’ero mai sentita di chiedergli di allontanarsi ragionevolmente da loro.
Devo dire, in tutta onestà, che mio suocero non ci aveva mai creato problemi. Era un uomo dimesso, molto silenzioso. Quasi non ci si accorgeva della sua presenza.
A tenere le redini della famiglia bastava lei, Lucrezia.
Tuttora avverto una fitta nello stomaco quando pronuncio il suo nome.
Non sono mai stata una ragazza litigiosa, quindi mi impegnavo molto per essere la nuora ideale. Tenere i nervi saldi, però, diventava ogni giorno più difficile.
Tre giorni dopo la proposta di matrimonio, Luca mi disse che ci saremmo sposati nella stessa chiesa e sala ricevimenti in cui avevano celebrato le nozze i suoi genitori, perché era il sogno di sua madre, e non poteva deluderla.
Devo dire che, sebbene la cosa mi infastidisse un po’, non vi diedi troppo peso, per restare fedele al mio carattere pacifico.
Sei mesi prima del matrimonio, però, cadde la famosa goccia che fece traboccare il vaso.
Eravamo a casa dei suoceri per un classico pranzo domenicale, quando Lucrezia tirò fuori dalla dispensa un pacchetto e ce lo consegnò.
Guardate che bella! È la bomboniera che ho ordinato per voi. Ne ho richieste cinquanta, dovrebbero bastare. Apritela!”.
Luca, emozionatissimo, la ringraziò, e cominciò a scartare il suo dono. Io, senza dire una parola, mi alzai da tavola e mi diressi all’uscita.
Forse, fu la prima volta che reagii all’invadenza e all’ignoranza di quella donna.
Mi raggiunsero chiedendo quale fosse il problema. Risposi, glaciale: “Prendi le tue cinquanta bomboniere e donale alla chiesa. Se un matrimonio ci sarà, e non ne sono più certa, saremo solo io e mio marito a scegliere cosa regalare ai nostri ospiti, assieme a tutto il resto!”.
Me ne andai, sbattendomi la porta alle spalle.
Luca mi raggiunse a casa due ore dopo, chiedendomi scusa per l’atteggiamento di sua madre, e giurandomi di averle spiegato che d’ora innanzi avrebbe dovuto imparare a farsi da parte, eccetto che sotto nostra esplicita richiesta.
Lo amavo molto, e decisi di dargli fiducia, ancora una volta.

I mesi seguenti filarono abbastanza sereni, tranne che per qualche piccolo intoppo.
Ci sposammo in quella chiesa e festeggiammo nel ristorante tanto caro alla sua famiglia. Per fortuna Lucrezia non si vestì di bianco, altrimenti avrebbero potuto confonderla con la sposa. Era onnipresente sull’altare, nelle foto, davanti alla postazione dei regali.
Prese persino il microfono per ringraziare gli ospiti di essere intervenuti.
La prima notte di nozze piansi. Appena entrati nell’albergo che i nostri testimoni ci avevano prenotato a sorpresa, il mio neo marito telefonò a sua madre per raccontarle nei minimi dettagli il lusso della camera e il profumo delle lenzuola.
Quegli stessi tessuti che avrebbero dovuto avvolgere la nostra passione, e che invece ascoltavano stanchi le chiacchiere di due innamorati. Perché questo erano loro due. Immagino che se la legge italiana non avesse vietato il matrimonio tra consanguinei, si sarebbero sposati. Io ero soltanto una tappa obbligata per poter allargare la famiglia, coronando il loro sogno.
Non fu l’unica volta che mi nascosi per piangere, anzi. Dopo pochi mesi le mie fughe in solitaria divennero sempre più frequenti.
Avevo smesso di recarmi in palestra già da un paio d’anni, per lasciar spazio ad una nuova passione per lo jogging. Mi aiutava a scaricare lo stress, e a sentirmi in pace con me stessa.
Più la situazione si faceva pesante, e più io correvo. Ormai, indossavo la tuta in ufficio, a fine turno, e andavo a correre senza proprio passare da casa.
Tanto lo sapevo che tre sere su quattro ci sarebbe stata lei a tenere compagnia al suo cucciolo.
E no, non ero gelosa. Per fortuna questo sentimento non mi è mai appartenuto.
Soltanto non sopportavo di essere seconda persino nel mio ruolo di moglie, perché anche solo per comprare una nuova pentola, Luca si affidava a lei e non a me.

La nostra complicità lasciò presto il posto a sonore litigate. La più comune fra tutte era legata al fatto che Lucrezia avesse una copia delle chiavi della nostra casa, e che entrasse ed uscisse a suo piacimento, come se fosse normale.
Praticamente non ero libera di uscire nuda dal bagno, perché rischiavo di trovarmela di fronte.
Quella sera ricorreva il compleanno di Luca. Avevamo pranzato a casa dei suoi genitori, e prenotato una cena romantica in un ristorante sul mare.
Forse per il pranzo troppo pesante, però, verso sera decidemmo di disdire, e di restarcene a casa a guardare il nostro film preferito.
Avvisò Lucrezia, come d’abitudine, e ci mettemmo a letto.
La passione prese il sopravvento, e ci abbandonammo all’amore quando la porta s’aprì alle nostre spalle e sua madre accese la luce.
Se penso all’imbarazzo che provai in quell’istante, mi si gela ancora la schiena. Finse di mettersi una mano sugli occhi e ridendo ci invitò a rivestirci.
Non potevate certo trascorrere una serata così speciale in casa, dai. Vi ho portato la vostra zuppa preferita, papà sta parcheggiando. Ceniamo tutti assieme, no?”.
Non dissi un’unica parola per tutta la serata, ma le idee erano chiarissime.
Il giorno dopo comunicai a Luca la mia intenzione di andarmene.
Non potevo più restare in quella casa, con un mezzo uomo che non riusciva a spiegare a sua madre di lasciarci vivere il nostro matrimonio senza la sua ingombrante sagoma tra i piedi.
Non mi prese sul serio. Pensò che sarei tornata dopo aver trascorso qualche giorno da mia madre, ma non lo feci.

Il mio avvocato convocò sia lui che Lucrezia per informarli della mia ferma decisione di separarmi. Avevo perso gli anni migliori della mia vita con la persona sbagliata, e non potevo più temporeggiare.
Non fui affatto sorpresa nell’apprendere che lei non si oppose minimamente alla mia richiesta. Lui, invece, provò a farmi ragionare, ma senza insistere troppo. Evidentemente sbarazzarsi di me gli sembrò la scelta migliore.

Dopo due anni conobbi Giuseppe, e fu amore a prima vista.
Viveva da solo già da tempo, nonostante fosse solo un ragazzo, sette anni più giovane di me.
Sapeva del mio divorzio, dato che in paese ci conoscevamo tutti, ma non gli interessava.
Quando rimasi incinta di Teresa, però, cominciò a diffondersi la voce che fossimo amanti da tempo, e che il mio matrimonio fosse finito proprio per questo.
Non potevamo più sopportarlo.
Ci trasferimmo in una città a venti chilometri di distanza, dove rilevammo la gestione di un negozio di abbigliamento per bambini.
Tre anni dopo, Teresa ci portò le fedi in comune, e festeggiammo con un pranzo con circa trenta invitati, senza nessuno sfarzo, come avevo sempre sognato e, soprattutto, come desiderava Giuseppe, senza lasciarsi condizionare da nessuno.
Eravamo io, lui e Teresa, felici come mai prima d’allora.
Gli affari non andarono benissimo, e fare la commessa non rientrava esattamente tra le mie doti. Lavorare con i numeri e con le fatture era ben diverso da stare a contatto con decine di clienti al giorno, ascoltando le loro storie, ed imparando ad interagire con il loro umore.
L’amore, però, mi impediva di scoraggiarmi, e di cancellare il mio sorriso luminoso che tutti apprezzavano.
Due settimane fa ho scoperto di essere incinta. Giuseppe ci teneva tanto ad allargare la famiglia e, sebbene io non ne fossi troppo convinta, ha saputo come corrompermi.
A chi ci chiede perché non ci siamo sposati in chiesa, rispondiamo che non siamo credenti.
Abbiamo smesso di dare spiegazioni al mondo, poiché l’amore è l’unica risposta che conta.

Racconto pubblicato sul numero 31
della rivista "Confidenze",
del 23 luglio 2019. 

40 commenti:

  1. Claudia,
    Ottimo testo!
    Le relazioni devono davvero essere vissute intensamente, perché in qualsiasi momento si raffreddano o finiscono.
    Un bacio e un buon fine settimana!

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    1. Grazie.
      Le storie che scrivo per Confidenze sono vere e molto più comuni di quanto non possa sembrare ad una prima lettura.
      Buon fine settimana a te.

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  2. La mamma di un mio amico era come Lucrezia!!! Sebbene lui non fosse figlio unico, l'ha allevato come suo servitore, confidente, riferimento, bastone della vecchiaia. Lui mai propositivo con la compagna, perché appena aveva tempi correva dalla mamma a 300km e ci restava per almeno un paio di giorni... Per motivi di salute, decise di trasferirsi in casa del figlio, mandando di fatto fuori la sua compagna poiché vi era una sola stanza da letto... Proprio maschi dominati dalla madre.

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    1. Il tuo amico ha trovato una compagna pacifica...
      Io li avrei defenestrati entrambi, altro che!
      Vuoi stare con mammina? Accomodati! Grrrrrrrr!

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  3. Mai, mai e poi MAI in nessun caso e per NESSUN motivo permettere alle suocere di intromettersi.
    Ne so qualcosa.

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    1. Alle suocere e alle madri.
      Non per fare discriminaziono di genere ma, tendenzialmente, sono le mamme dei maschi che si intromettono nei matrimoni..

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  4. Cara Claudia, ci sono delle suocere che sanno fare solo del bene, però non devono mai intromettersi nelle famiglie dei figli, una cosa molto delicata!!!
    Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Una buona madre dovrebbe saper rispettare gli spazi del figlio e soprattutto della sua compagna.
      Buona giornata a te.

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  5. Scoprire che ci siano storie come queste ancora oggi nel 2019 è pazzesco.

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    1. Il problema è, come dicevo, che sono mooooolto diffuse. Purtroppo..

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  6. Sì, ma io voglio sapere che fine ha fatto Luca.
    La parte bella (perché folle, malata, e forse più vera) è quella.
    Luca e sua madre Lucrezia.
    Dimmi di più, se lo sai.
    Sticazzi lei e Giuseppe XD

    Moz-

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    1. Sai che non gliel'ho chiesto?
      Il racconto di Arianna era così a lieto fine che non volevo inquinare la sua giornata con ricordi spiacevoli.
      Voglio sperare che lei non abbia più avuto contatti con l'ex, e che non si sia informata circa la sua eventuale nuova vita.

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    2. Ti prego chiediglielo: è la parte più interessante della storia!

      Moz-

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    3. Gliel'ho chiesto.
      Dice che onestamente non sa cosa stia facendo Luca adesso, perché continua a lavorare fuori sede, e non si sono mai più visti né sentiti.
      Di sicuro, però, non si è risposato e non ha avuto figli.
      Per fortuna, mi vien da pensare....

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  7. Mi dispiace troppo per il tuo amico, cavolo!
    E' assurdo che l'invadenza di suoceri o genitori possa arrivare a distruggere psicologicamente una persona o, addirittura, un'unica famiglia.
    Spero che lui trovi la forza di reagire.
    Un abbraccio

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  8. Oppure potresti dirgli di mettersi in contatto con me.
    Scrivere le storie della gente è il mio pane quotidiano, e lo faccio con molto amore.
    La mia empatia mi porta spesso a star male per quello che mi raccontano, ma sono convinta che vederlo su carta li aiuti a superare certe paure.
    Intanto, se andrai a trovarlo, abbraccialo anche da parte mia. <3

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  9. Già, che fine hanno fatto Luca e Lucrezia? XD
    Purtroppo -e qui torno serio-ne ho visti di matrimoni finire a causa dell'invadenza dei suoceri.
    Anche io anni fa dovetti chiudere una storia a causa della mia ex-suocera, oggi per fortuna sia la mia attuale moglie che i miei suoceri sono persone intelligenti.

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    1. Mi fa piacere che tu abbia dei suoceri in gamba.
      Quanto a Luca e Lucrezia, invece, mi state facendo sentire sciocca a non averne chiesto notizie ad Arianna.
      Detesto così tanto i pettegolezzi che proprio mi esce di mente la possibilità di approfondire.
      Quasi quasi, però, le invio un messaggio e le chiedo di aggiornarCI. ;)

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  10. Mi fanno paura queste donne.
    E mi fanno paura questi mezzi uomini.
    Però una "colpa" Arianna ce l'ha: sicuramente nei 3 anni di fidanzamento aveva avuto il tempo di capire l'invadenza di Lucrezia e il suo rapporto particolare con il figlio. Avrebbe dovuto scappare già allora.

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    1. Infatti.
      Ho pensato che al suo posto non avrei mai accettato di sposare un "tipo del genere".
      Però, c'è da dire che col senno di poi siamo tutte bravissime.

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  11. Che storia, mamma mia...
    Non è che il tizio invece che Luca si chiama Norman?? 😬😬

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    1. Ahahah
      Ho visto il film ma non ricordavo il nome del protagonista.. ;))

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    2. Sono felice per il lieto fine, però questa storia pare pare ma ha dei risvolti preoccupanti da brividi, ti dirò!
      Leggendo mi è tornata istantaneamente in mente la scena finale di Psyco con Norman sdoppiato con la voce della madre 😱😱

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    3. Inquietante.
      Mi hai fatto venire voglia di riguardare il film perché, onestamente, non lo ricordo più.

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  12. Storie come queste, credo ce ne siano tantissime...purtroppo.

    Buona giornata.

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  13. Le suocere devono uscire fuori dai rapporti di coppia, vale per entrambi, non mi piacciono le ingerenze esterne.
    Sereno pomeriggio.

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    1. Bravissimo.
      Vale per la mamma dell'uomo quanto per quella della donna.
      Almeno col matrimonio bisogna recidere il cordone ombelicale, sebbene occorrerebbe farlo moltissimi anni prima...

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  14. Io. Io sarò la miglior suocera che le mie future nuore erediteranno dalla loro relazione con i miei figli. 😜

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    1. Lo dico sempre anch'io.
      Io voglio fare la differenza, ma passeranno almeno vent'anni prima che la vita possa mettermi alla prova.
      Tu, invece, ci sei quasi.
      Mi raccomando!

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    2. Già sono pronta con le valigie: mi trasferisco in casa del primo che si sposa. 😂🤣😂

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  15. Oddio confidenze lo comprava sempre la mia prima suocera e io lo leggevo da lei avevo 18 anni! Che bel lavoro fai! Come si fa a collaborare con una rivista del genere per raccontare queste storie? È sempre stata una curiosità non avevo capito che ci lavoravi!

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    1. In realtà è abbastanza semplice.
      Basta scrivere una storia vera ed inviarla all'indirizzo di redazione che trovi sul giornale.
      Se piace ti viene pubblicata e, magari, puoi continuare a scriverne.
      Io ho iniziato così, ormai due anni fa, e non ho più smesso.
      Lo staff è molto professionale e disponibile. Come si dice, tentar non nuoce. 😘

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    2. Grazie mille per la disponibilità e il consiglio! Mo hai riportato indietro di.una vita...Buon weekend

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