In
un piccolo paesino del sud Italia, lo zoo Magari ospitava intere famiglie di
tartarughe di terra.
A
prendersene cura era Pippo, il custode del parco, un simpatico ragazzo con
tanti riccioli rossi e le lentiggini.
Ciascuna
testuggine aveva un nome e delle caratteristiche ben delineate, tanto che era
impossibile scambiarle l’una per l’altra. L’unica cosa che le accomunava tutte,
però, era la lattuga. Bastava porgergliene una foglia verde e fresca, che le
tartarughe eseguivano qualsiasi comando.
A
fare la differenza c’era, infatti, Uga, la tartarughina più birichina dello
zoo.
Era
la più giovane del gruppo, e, come tale, voleva tutte le attenzioni di Pippo
per sé. Non stava ferma un istante e si ribaltava spesso, per far sì che il suo
amico umano corresse a riposizionarla nel giusto modo.
L’aspetto
più preoccupante era, però, che Uga mangiava qualsiasi tipo di frutta e
verdura, ma solo ed esclusivamente dalle mani del suo fedele compagno.
Ogni
volta che lui non andava al lavoro, infatti, lei era ben determinata a
digiunare.
Un
giorno, però, Pippo scivolò e si fece molto male ad una gamba. I medici
stabilirono che dovesse restare a casa per cinque mesi.
A
sostituirlo fu chiamata Simona, una giovane e dolce signorina con la passione
per gli animali.
Le
spiegarono che sarebbe stato difficile occuparsi di Uga, ma lei non volle darsi
per vinta.
Così
passarono ore, giorni, settimane.
La
testarda tartarughina non toccò una sola foglia di lattuga.
Sebbene
le testuggini siano abituate a periodi di digiuno, la nostra protagonista era
troppo piccola per poter sopravvivere senza cibo, e infatti cominciò ad
ammalarsi.
Nessun
veterinario sembrava trovare una soluzione al suo deperimento e alla sua palpabile
tristezza.
Intanto,
ogni giorno Pippo telefonava a Simona per avere notizie della sua amichetta, e,
ovviamente, la situazione non faceva che preoccuparlo. Non riusciva più nemmeno
a dormire, al pensiero che Uga stesse così male.
Così,
una mattina di settembre, il ragazzo inforcò le sue stampelle e, senza farsi
scoprire dai suoi genitori, prese l’autobus e raggiunse lo zoo.
I
suoi colleghi lo accolsero con immenso affetto, e lo scortarono al villaggio
delle tartarughe.
Arrivò
canticchiando la sua canzoncina preferita.
Quella
melodia giunse dritta al cuore della piccola Uga, che giaceva, da tempo,
rintanata sotto un groviglio di foglie secche.
Immediatamente
eccola fare capolino ed esporsi, finalmente, alla luce del sole.
Impossibile
descrivere la gioia che provò nel vedere all’orizzonte il suo migliore amico.
Dopo
le coccole di rito, Pippo le diede un po’ di lattuga e le spiegò che la sua
gamba non era ancora guarita, perciò doveva imparare a fidarsi di Simona.
L’amicizia
è una cosa meravigliosa, ma non bisogna mai chiudersi a riccio col resto del
mondo, perché, a volte, la vita ci porta lontano dai nostri affetti, anche se i
cuori rimangono sempre vicini.
Per
fortuna, la dispettosa tartarughina si convinse a fidarsi della sua nuova amica
umana, e cominciò a mangiare regolarmente tutto quello che questa le offriva, a
patto, però, che cantasse sempre la canzoncina che le dedicava Pippo, finché la
gamba non guarì completamente, e tutto poté tornare alla normalità.
Ciao Claudia, eccomi con piacere sul tuo blog.
RispondiEliminaLa tua storia è bella, insegna valori importanti come la fiducia e l'amicizia.
Sono contenta di averti scoperta, continuerò a seguirti con piacere e se vorrai farmi visita sul mio blog sarai la benvenuta!
Un abbraccio a te e al tuo bimbo!
L'ho già guardato con immenso piacere, e posso ricambiarti i complimenti.
RispondiEliminaI libri, purtroppo, non sono mai stata la mia passione, perché, a causa di un problema mnemonico che mi caratterizza, non riesco a terminarne la lettura senza dimenticarli. Quindi, mi diletto in storie, riflessioni ermetiche, racconti brevi.
Chissà, magari deciderò di allenare la mente proprio con un tuo testo.. Se non superi le cento pagine, posso farcela! ;-)
Caspita! Hai detto blog, ed io, invece, avevo trovato il tuo sito. Adesso sì che potrò seguirti come si deve! :-*
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