martedì 30 luglio 2019

Mi chiamava sorellina

La storia vera di Lucia G.

Elena era la mia migliore amica, sin dai tempi delle scuole elementari.
Mi chiamava sorellina perché, sebbene avessimo la stessa età, era più giunonica di me che, a suo confronto, sembravo piccola e mingherlina.
Avevamo scelto lo stesso percorso di studi, per poter continuare a crescere insieme.
In amore, però, lei era da sempre la più fortunata, mentre io preferivo dedicarmi alla carriera.

In primo liceo, infatti, s’innamorò di Antonio, un giovane musicista di pochi anni più grande, che di lì a poco sarebbe partito sulle navi da crociera, per inseguire la sua passione.
Quindi, vivevano questa storia molto intensa, ma a distanza, il che per me non era un problema, dato che significava potermi godere la mia amica senza intralci.
Sì, lo so che può sembrare egoistico, ma in fondo ci tenevamo compagnia, e la lontananza da Tony le pesava un po’ meno.
Per il diploma, i nostri genitori ci regalarono una vacanza di una settimana a Praga.
Fu indubbiamente il viaggio più bello della mia vita, sebbene non fosse il primo né l’ultimo che mi concedevo, in quanto girare il mondo è sempre stato il mio unico vizio.
Ci iscrivemmo alla facoltà di lingue, in una città che distava poco più di cento chilometri dalla nostra, e quindi decidemmo di affittare un monolocale nei pressi dell’università, per evitare di dover affrontare, ogni giorno, lunghi viaggi in treno.
Tutte le volte che Tony tornava, però, mi fermavo dai miei, per lasciargli la loro intimità.
Dopo la laurea cominciai a lavorare come reservation manager per una grossa catena alberghiera, mentre Elena scelse di accettare un contratto da segretaria in un’azienda locale.
Fu allora che conobbi Silvano, un maître di origini siciliane emigrato al nord in cerca di un futuro professionale più stabile.
Ci innamorammo ben prima di quanto non potessimo credere, e cominciammo a fantasticare insieme su un futuro lontano ma vicinissimo.
Dopo sei mesi, infatti, mi chiese di sposarlo, e non esitai un solo istante ad accettare.
Eppure, presto quella proposta avrebbe segnato un drastico cambiamento nella mia vita, al quale tuttora ripenso con amarezza.

Ricordo bene quel pomeriggio di inizio settembre, quando telefonai ad Elena per supplicarla di liberarsi per un gelato, dato che avevo qualcosa di importante da dirle.
Andammo nel nostro chiosco preferito, in riva al mare e, senza troppi giri di parole, le comunicai che mi sarei sposata.
La sua reazione mi lasciò interdetta.
Cioè ti sposi prima di me??? Ma ti rendi conto?? Ed io come dovrei sentirmi?!”.
Felice. Io, al suo posto, sarei stata felice. Anzi, euforica ed elettrizzata. Ma lei no, e il gelo calò su quel tavolino e nel mio cuore.
Provò a farmi cambiare idea, sostenendo che fosse troppo presto, e che il matrimonio non andasse preso sottogamba.
Dovevo fare come lei, fidanzata da una vita con lo stesso ragazzo che magari ormai la annoiava, ma dal quale non avrebbe potuto ricevere cattive sorprese.
Mi sentii tradita. La persona che avrebbe dovuto condividere la mia gioia ed accompagnarmi in questo nuovo percorso, palesava il suo senso di competizione con me.
Avevo sempre letto sui giornali o visto in tv storie di rivalità fra sorelle, amiche o colleghe, ma mi sentivo superiore a tutto ciò, poiché il confronto con le altre non mi era mai interessato.
In fondo, perché pensare a se stesse e alle proprie ambizioni non realizzate piuttosto che felicitarsi con la persona che ci ha sempre tenute per mano, negli alti e bassi di una vita intera?

Qualche giorno dopo, ci ritrovammo alla festa di compleanno del nostro compagno di scuola Andrea. Fu, purtroppo, un’occasione in cui l’intera classe prese a raccontare i traguardi raggiunti nella sfera professionale e sentimentale.
Venne fuori, quindi, che io e Silvano stavamo cercando una casa in cui convivere, per poi sposarci.
Mentre gli altri presero a congratularsi con me, ironizzando sul fatto che dovessero sbrigarsi a mettere da parte i soldi che gli sarebbero serviti per farci il regalo di nozze, Elena inscenò un improvviso mal di testa e se ne andò.
Poco più tardi mi inviò un sms nel quale mi accusava di essere stata pessima nel tirar fuori la vicenda del mio matrimonio, per farla apparire ancora più inutile e fallita.
Mi sembrava che stesse perdendo il contatto con la realtà. Qualunque cosa io facessi o dicessi, per lei era un affronto personale, o un modo per evidenziare la mia superiorità.

Due mesi dopo mi trasferii nella nuova casa e la invitai a cena per mostrargliela, ma rifiutò, così come declinò la mia richiesta di accompagnarmi a scegliere l’abito da sposa.
Era sempre stato il nostro sogno. Avremmo fatto la damigella l’una dell’altra, curando tutti i dettagli insieme, proprio come fanno le sorelle.
Ma io, ormai, ero diventata un’estranea e senza alcuna colpa se non quella di essere felice.
Ne parlai a lungo con Silvano e capii che questa situazione mi faceva più male che bene, quindi mi presentai a casa di Elena per chiarirla.
Ricordo ancora che mi si gelò il sangue quando mi incolpò di tutti i suoi fallimenti. Di averle consigliato di perdonare Antonio, molti anni prima, per un tradimento fugace consumato su una delle sue navi. Di non averla costretta a cercare un lavoro che la gratificasse di più o che fosse in linea con la sua laurea. Di non averle più chiesto di accompagnarmi nei miei viaggi.
Quantomeno, secondo lei, avrei dovuto temporeggiare per sposarmi, in modo da non rischiare di ferirla, dato che lei lo desiderava già dal compimento dei vent’anni.
Vidi mancarmi il terreno sotto ai piedi. Ero diventata pessima e meschina in un istante, quando invece le avevo sempre aperto il cuore, considerandola la mia vera anima gemella.
Uscii da quella casa senza aggiungere una parola. La stessa sera, però, le inviai un messaggio nel quale le chiedevo di non farsi mai più sentire, né vedere.
Così fu.

Mi sposai sei mesi dopo, in una chiesa gremita di amici e parenti, che però sembrava deserta.
Più volte, durante la funzione, voltavo lo sguardo verso la porta di ingresso, sperando di scorgerla all’orizzonte.
Ero stata molto orgogliosa a chiederle di uscire dalla mia vita, ma il sapore delle lacrime e della delusione che avevano accompagnato il giorno della nostra rottura, mi portò a credere di aver fatto la scelta giusta.
Sono passati sei anni da allora. Mia figlia Diletta ne compirà due ad ottobre.

Elena è ancora fidanzata con Antonio. Non ci siamo mai più rivolte la parola, sebbene capiti spesso di incontrarci per strada o sui social.
Un nostro amico comune sostiene che più volte lei abbia desiderato telefonarmi per chiedermi scusa, ma non l’ha fatto. Si vergognava di avermi accusata dell’impensabile e voltato le spalle nel periodo più felice della mia vita.
Non so se le sue scuse mi avrebbero fatto piacere. Probabilmente, non sarei più riuscita a fidarmi della sua buona fede, perché ormai mi ero convinta del fatto che non fossimo mai state davvero sorelle, ma semplici compagne di viaggio, come quelle che incontravo sul tram o nella metro, durante il mio peregrinare.
E chissà se anche per lei era stato così.

Racconto pubblicato sul numero 25
Dell’11 giugno 2019
Della rivista Confidenze

23 commenti:

  1. 🌹😘

    la mia scrittrice in erba (non nel senso di cannabis, eh)

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  2. Ne ho sentite di storie così. Davvero tristi.
    Anche per questo ormai evito di stringere amicizie molto strette. Sono pochissimi i rapporti davvero privi di incomprensioni, invidie, competizioni, rancori, voglia di rivalsa.
    Ce l'ho avuta un'amica per la vita, quando ci siamo divise ho sofferto come un cane, mi mancava la terra sotto ai piedi, non ci dormivo la notte. Mentre per lei era un passaggio obbligato, che non le ha fatto versare neanche una lacrima.
    Mai più, per me. Ora adotto una distanza di sicurezza e mi va bene così.
    Scusa se ho usato questo post per parlare di me, in realtà non volevo, è uscito da solo. Un bacio.

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    1. Ma scherzi??
      Questo è il genere di commenti che preferisco.
      Conoscevo qualcosa in merito a questa storia. Me ne avevi già parlato, ma ogni volta scopro dei dettagli in più che ti rendono sempre più speciale.
      Sai bene che anch'io ho avuto un'esperienza analoga, ma ciononostante non riesco ad adottare la distanza di sicurezza di cui parli. E non è un bene. <3

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    2. Non so quale dei due atteggiamenti sia il più giusto.
      Forse un solo atteggiamento giusto non esiste, forse ciascuno riesce a fare solo quello che può.
      Io ho eretto barriere altissime, conosco tantissima gente ma non conosco veramente nessuno e certamente nessuno di loro conosce me. E' triste, se ci pensi, ma chi arriva più vicino con me se lo deve proprio meritare. Sono un istrice che scoraggia tutti, anche senza rendersene conto. Magari ci farò un post, chissà. Un abbraccio mia cara.

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    3. Magari l'hai fatto, proprio oggi...
      E mi hai emozionata un sacco. <3

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  3. Cara Claudia, con questo post ci ai dimostrato che non tutto è perfetto nelle amicizie.
    Certo che certe cose è difficile a dimenticare, ma tu sai superare tutto!!!
    Ciao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Tomaso, questi racconti non mi riguardo.
      Sono storie vere, ma non mie.
      Io le scrivo soltanto, e le pubblico sul giornale.
      Un bacione

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  4. Un mio amico mi ha sempre preceduto in tutto, sebbene più giovane di me: patente, auto propria, laurea, lavoro... Solo nel trovare l'amore l'ho preceduto, e ci ha messo anni prima di accettarlo.
    Il tuo racconto mi ha ricordato questa vicenda.

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    1. Caspita.
      Mi chiedo che amico sia uno che non riesce ad essere felice per l'innamoramento dell'altro.
      Che amarezza!

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    2. Ma è normale !!!
      Non essere felici se il tuo amico si trova la morosa e te no...che discorsi!
      Felici sto cazzo!!!
      Il compagno di scorribande e serate all boys (le migliori per me) ti saluta e te dovresti gioirne ?
      Odi lui e uccideresti la stronza che te lo porta via!
      Non ho letto il racconto...non c'ho le forze ;)

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    3. Ahahaha
      Ma come?????
      E mica possiamo essere tutti single con amici single..
      Non è meglio trovarsi amici che non vengono tenuti al guinzaglio dai propri partner e che possono ancora concedersi delle bevute serali in santa pace? :P

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  5. Sono felice che vi siate ritrovate, ma in questo caso non credo che accadrà.

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  6. Ma tutte tu le vai a incontrare ste donne irrisolte che ti si appoggiano alicheno e poi ti rivoltano contro??

    Mi spiace ma chi ci ha perso è lei!!

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    1. Ahaha
      Ma perché ogni volta che pubblico un RACCONTO, a maggior ragione scrivendo che è uno di quelli di Confidenze, pensate che sia autobiografico.
      E meno male che ho aggiunto in alto "Storia vera di Lucia G."..
      Volete anche la sua carta d'identitá?? 😂😂😂😂

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  7. Conosco bene il sentimento dell'amica di Lucia , si chiama invidia .
    L'amica che mi ha presentato mio marito era carinissima .
    Testimoni alle reciproche nozze , madrina io di una delle sue
    tre figlie , inviti a prime Comunioni ecc....
    Poi è cambiata . Si intrometteva nella mia vita dicendomi cosa
    dovevo fare , consigli non richiesti , voci che mi giungevano
    poco carine nei miei riguardi . Io ne soffrivo ,facevo finta
    di niente . L'ultima che mi è giunta ha fatto traboccare il
    bicchiere . Le ho scritto una lettera spiegandole i motivi per i
    quali intendevo interrompere la nostra amicizia .Non l'ha presa
    bene e ha fatto leggere la lettera a diverse persone .
    La brutta figura l'ha fatta lei , visto il contenuto .
    Preciso che lei viveva in Piemonte e io mi ero già trasferita
    in Liguria . Parlo al passato perchè è mancata ancora giovane .
    La cosa mi ha lasciata indifferente .
    Buona giornata . Besos
    Laura

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    1. Caspita. Se ti ha lasciata indifferente significa che l'aveva fatta proprio grossa.
      Non credo che riuscirei a restare impassibile davanti alla morte di una mia ex amica.
      O forse sì.
      Chi lo sa. Anche perché caratterialmente siamo molto simili..
      Buona giornata a te.
      Bacioni

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  8. Che amarezza... Avevo una collega sul lavoro a cui mi sono legata tanto, mi ha aiutata quando è nato Davide, poi sono andata in pensione e lei lavorava ancora, le scrivevo...ma non rispondeva. Si è sposata la figlia, ha avuto tre nipotini, ma tutto questo lo so perchè scrive sul blog o mette qualche foto su whatsapp. Continuo a volerle bene... ma non ho mai saputo il motivo che ci tiene distanti. Non è l'unica persona che si è comportata in questo modo con me, avrò qualche cosa che non va???

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    1. Tesoro, ma no.
      Probabilmente la tua malattia è difficile da gestire per chi ti sta accanto, e quindi gli amici senza carattere preferiscono sparire.
      Spero che prima o poi incontrerai qualcuno alla tua altezza.
      Un abbraccio

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  9. Le mille paranoie contorte delle donne.
    Oh, ma che ne sai che invece, sottilmente, proprio la protagonista (gelosa anch'essa inizialmente del rapporto dell'amica col musicista, non tanto per lui ma del tempo e dello spazio che avrebbe tolto al loro rapporto) non abbia incosciamente tenuto a freno la vita dell'altra, senza farla "esplodere" con un nuovo lavoro, un nuovo amore dopo il piccolo tradimento, ecc?

    Moz-

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    1. Ahaha
      Addirittura. Da vittima a carnefice.
      Interessante. Chissà. Spero che Lucia non legga il tuo commento, però.
      Scherzi a parte, tutto può essere, ma ho conosciuto così tante amiche invidiose nella mia vita, ma per istinto credo alla sua versione.

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  10. Devo essere sincero, definire "fratello" o "sorella" cari amici non solo mi da fastidio ma mi ha sempre portato sfortuna verso chi, in qualche modo, ritenevo tale (Siamo come due fratelli/ fratello e sorella).

    In passato ci scherzavo su con un carissimo amico, che col passare degli anni -e una donna in mezzo- fece la "Kansas City Shuffle", o mossa Kanas city per gli italiani: Lei mi mollò per lui e mi son ritrovato solo come un cane, complice una compagnia che seguiva lui come leader del gruppo.

    Poi ci siamo rivisti a distanza di anni e ci abbiamo bevuto e scherzato su, anche se ovviamente l'alchimia era passata da "Joey & Chandler" ai Fratelli Gallagher (in quanto entrambi adoravamo gli Oasis, soprattutto nel periodo delle superiori)

    Questo è uno dei tanti esempi.

    L'unica affermazione degna di nota, e la concedo, l'ha detta a tavola mia madre durante una cena di natale dov'eravamo io, lei, il mio migliore amico e la sua compagna: "Sei il fratello che Mirko non ha mai avuto".

    In questo caso, se detto dal cuore di una madre, lo concedo.

    Preferisco dimostrare a gesti l'affetto e l'amore che provo verso determinati amici. Senza azzardare parole pesanti in quanto "superstizioso" visto il mio passato.

    Riprendendo gli Oasis, citati prima...

    "How many special people change?
    How many lives are living strange?
    Where were you while we were getting high?"

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    1. Francesco è il fratello maggiore che non ho avuto.
      Siamo amici da 20 anni. Mio fratello, invece, che amo sopra ogni cosa, ne ha solo 22. Lo trovi qui (vediamo se funzionano i link attivi come mi ha spiegato Dave).
      Non me ne frega niente della sfiga. Lui è un fratello e basta, ma effettivamente anch'io ci vado cauta con questi titoli.
      Certo, perdere la propria fidanzata e il proprio migliore amico è una combo pericolosissima, ma mi fa piacere che nel tuo caso non sia bastata ad inasprirti al punto da non voler più provare amicizia per nessuno.
      E sì, hanno proprio ragione gli Oasis.......

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