venerdì 10 maggio 2019

Un amore di troppo

Immaginate due sedicenni che scoprono di aspettare un figlio.
Gioia, paura, panico, terrore.
Una climax di ansia che li conduce sino alla nascita di Maria, una bambina adorabile, con quegli occhioni smeraldo, e il dito sempre in bocca, perché nessuno si è ricordato di acquistarle un ciuccio.
Due anni dopo, però, Umberto decide di lasciare quella vita che gli sta troppo stretta per la sua età e di trasferirsi in Scozia, in cerca di lavoro, di emozioni, o chissà.

Da allora, sono passati vent’anni.
Maria è una ragazza adorabile, cresciuta con sani principi, nonostante fossimo sole.
Confesso che non ho mai avuto un gran rapporto con mia madre, e da quando scoprii di essere incinta, le cose peggiorarono al punto che cominciammo a non parlarci più.
Dopo l’abbandono di Umberto, infatti, ci trasferimmo a casa di nonna Marisa. Fu lei ad aiutarmi a ricostruire la mia vita da zero.
Non posso dire, però, che sia stata così dura. Certo, avrei voluto laurearmi, trovare un lavoro che mi gratificasse di più, comprare a mia figlia tutto quello che l’avrebbe fatta sentire uguale ai suoi coetanei.
Eppure, voglio credere che, in un certo senso, siamo state fortunate.
A quanti di voi è capitato di poter letteralmente crescere con il proprio figlio? Guardare i cartoni animati insieme, giocare con la meraviglia di scoprire sempre cose nuove, aspettare con ansia l’arrivo della stessa pellicola al cinema.
Scambiarsi i vestiti, le scarpe, i sogni. Perché il divario generazionale non esiste.
Persino i nostri amici più fidati lo erano per entrambe.
Eppure, in un giorno qualunque, la magia si ruppe, e la cosa peggiore é che avrei potuto e dovuto prevederlo, ma mi sono lasciata trasportare dagli eventi. E dal cuore.

Nel supermercato a due isolati da casa, dove mi recavo abitualmente per fare la spesa, conobbi Gianni. Era l’addetto al reparto ortofrutta, assunto solo da un paio di settimane.
Il suo sorriso illuminava l’intero locale, ed i nostri sguardi si incrociavano spesso.
Qualche settimana dopo, mentre mi porgeva il sacchetto delle arance, notai, al suo interno, un bigliettino giallo ben diverso dallo scontrino abituale.
Era ripiegato più volte su se stesso, impedendomi di capire di cosa si trattasse. In verità, pensai ad un’etichetta, e non diedi troppo peso alla cosa. Giunta a casa, però, fui travolta da uno stupore tutto nuovo, misto ad ansia.
Su quel pezzetto di carta Gianni aveva scritto il suo numero, chiedendomi a caratteri cubitali di chiamarlo.
Non vivevamo mica ai tempi dei social network, in cui bastavano un paio di like o di commenti per incuriosire la persona che ci interessava. Quindi, per riuscire a stabilire un contatto diretto con me, escogitò uno stratagemma piuttosto infantile, ma curioso.
Fui molto indecisa se telefonargli o no, quantomeno per i primi giorni, finché alzai la cornetta e composi quelle cifre che mi avrebbero cambiato la vita.
Sono Marta. Ho una figlia adolescente. Avrai pochi anni in più di lei.”, gli dissi.
Lo so. Ma io ne ho 26”, rispose “e tu mi piaci da morire!”.
In quel momento scoprii che non era così piccolo come sembrava, e che tra noi due vi erano soltanto dodici anni di differenza. Ma cosa saranno mai quando si è così giovani? A parti inverse non mi sarei neppure posta il problema che fosse sbagliato.
Così, accettai il suo invito per un caffè, al quale seguì quello per un panino, una pizza, e così via.
Mi confessò che aveva preso informazioni sul mio conto tramite un'amica comune, e che la presenza di Maria non gli creava alcun problema. In fondo, essendo figlio unico, aveva sempre desiderato avere una sorella minore da proteggere.
Così, dopo due mesi, quando eravamo ormai fidanzati ed innamorati, decisi di presentargliela.
Furono entrambi molto felici di conoscersi.
Gianni prese, infatti, a frequentare casa mia sempre più spesso.
Non eravamo più io e mia figlia, sole al centro del mondo. Finalmente potevamo contare su una terza persona, che si prendeva cura di noi con immenso amore.
Mi capitava spesso di trovarli entrambi a casa, quando tornavo dal lavoro, mentre preparavano la cena.
Perciò, tre anni dopo, gli chiesi di trasferirsi da noi. Accettò quasi subito, anche perché lo stipendio del supermercato gli bastava appena per pagarsi l'affitto, dato che viveva da solo sin dal compimento della maggiore età. 
Oltretutto, in quel periodo, Maria non c'era quasi mai, perché stava frequentando l'università a cinquanta chilometri da casa, e spesso si fermava intere settimane da una sua amica di facoltà.

La mia storia con Gianni procedeva così a gonfie vele, che più volte parlavamo dell'eventualità di sposarci.
In realtà, il fatto che io avessi una figlia ormai grande, mi aveva sempre fatta sentire, in un certo senso, divorziata, e quindi senza nessuna voglia di indossare il famigerato abito bianco.
Maria, invece, diceva spesso che sognava di accompagnarmi all'altare e di concedermi in sposa ad un uomo che mi avrebbe restituito tutto quello che la vita mi aveva tolto, regalandomi finalmente un po' di felicità. 
In effetti, questa sembrava proprio essere la volta giusta.
Eppure, dopo qualche tempo cominciai a sviluppare una certa gelosia verso il suo rapporto con Gianni.
Il fatto che loro condividessero molte passioni, come quella per i videogames e per le serie tv, mi faceva a volte sentire di troppo.
Per mia figlia era diventato più naturale confidarsi con lui, piuttosto che con me. Ed io soffrivo, ma senza mai avere il coraggio di parlarne con nessuno dei due.
La mia amica Silvana, poi, prese ad ironizzare sul fatto che, presto o tardi, lui mi avrebbe lasciata per Maria.
Effettivamente, dinanzi a tanta complicità, non escludevo che ciò potesse accadere davvero.
Fu così che io e Gianni finimmo, inesorabilmente, per allontanarci.
In una sera di fine autunno, al termine di un brutto litigio, raccolse le sue cose e andò via, giurando che non sarebbe tornato mai più, perché non meritavo né lui e né la sua fedeltà.
Pochi giorni dopo lasciò il lavoro al supermercato, e non ebbi più sue notizie
In verità, non diedi peso alla cosa, poiché a preoccuparmi era il fatto che mia figlia avesse iniziato a prendere le distanze da me, delusa dalla mia decisione di troncare la relazione con quello che ormai era diventato un vero pilastro nella sua vita, il suo migliore amico, la sua spalla.
Non sapevo più nulla neppure dei suoi progressi universitari, poiché tornava a casa molto raramente e, sostenendo di dover studiare, si chiudeva nella sua stanza per ore.
Qualche tempo dopo, però, durante un pranzo domenicale a casa di nonna Marisa, ci confessò di aver trovato l'amore, ma senza aggiungere dettagli.
Ne fui molto felice, sperando che questo fosse un segnale di apertura nei miei riguardi, perché tornassi ad accogliere le sue confidenze.

L'anno prossimo Maria si sposerà, ma non riesco ad essere pienamente felice per lei.
E non so se questo mi rende una cattiva madre.
Sostiene che il suo compagno le dia esattamente quello che ha sempre desiderato.
Lui, infatti, è davvero molto premuroso, presente ed innamorato, ma ha un grosso difetto che proprio non mi va giù. 
Si chiama Gianni.
Ed io non so se riuscirò mai a guardarlo con gli occhi di una suocera, perché in cuor mio avevo già capito tutto.
E lo avevo lasciato andare. Proprio tra le braccia di mia figlia.
Sebbene lo amassi ancora moltissimo.

Racconto pubblicato sul numero 16
del settimanale Confidenze, del 9 aprile 2019

23 commenti:

  1. Mamma mia che stria.
    non credo finirà bene.
    lui s'è bivaccato parecchio!!

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    1. Personalmente non so come un figlio possa vivere lontano dalla propria madre (in termini sentimentali, non geografici).
      Quindi, spero sempre che a prescindere dagli errori commessi, ci si possa ritrovare regalandosi una nuova opportunità.
      Poi, l'amore di una madre può sopportare e perdonare tutto. Non trovi?

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    2. mah non saprei...
      la madre è un essere umano pure...
      e pensa ancora a quello...

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    3. Sicuramente è dura smettere di amare qualcuno, ma voglio credere che per il bene di un figlio diventi naturale.

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  3. Dodici anni di differenza...
    Io , personalmente penso che quando una donna ne ha tanti di più rispetto al suo compagno , non è proprio il massimo
    Non è un pregiudizio il mio, è il mio personale pensiero e personalmente mai e poi mai potrei vivere una storia d'amore con un uomo che ha 12 - 15 anni meno di me
    Comunque complimenti a te, una storia forte credo anche molto attuale
    Ciao Claudia , buon fine settimana

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    1. Grazie Marinetta, lo penso anch'io.
      Però, al tempo stesso, penso che moltissime donne vivono matrimoni d'amore con uomini anche 15 anni più grandi, e per la società non c'è nulla di strano.
      Mio padre era dieci anni più grande di mia madre, si amavano alla follia ed erano bellissimi insieme.
      A parti inverse, immagino che sarebbero stati criticabili.
      Perchè?
      Buon fine settimana a te. Un bacio.

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  4. Ma che storia triste...mi ha demoralizzata . Ma questa MAMMA quanto
    deve aver sofferto e soffrirà ancora visto che la figlia sposerà
    il SUO Amore . Ora è rimasta sola , speriamo che i rapporti con
    figlia e genero possano tornare sereni. Lo auguro con tutto il cuore.
    Buona giornata a te . Laura

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    1. Lo spero anch'io, nonostante sia difficile.
      Così come spero, però, che essendo lei così giovane possa innamorarsi di un altro uomo, e vivere serenamente con lui.
      Buona giornata

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  5. Una storia incredibile, una madre distrutta e lacerata sono senza parole. Forse avere così poca differenza d'età tra madre e figlia non è stato così positivo alla fine.

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    1. Io e mia madre ci passiamo solo 18 anni, e per fortuna non abbiamo avuto questi problemi.
      C'è da dire, però, che lei è stata accanto a mio padre per più di vent'anni, prima che lui morisse, e di certo non potevano interessarle i miei coetanei.

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  6. Secondo me Gianni doveva pensarci bene...
    Era meglio lasciare tutto dopo aver fatto questo casino..Me lo sentivo, leggendo, che si sarebbe messo con la figlia della protagonista.

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    1. Purtroppo lo immaginavi perché, in un certo senso, era prevedibile data l'età dei protagonisti e la forte affinità tra di loro.
      Sì, penso anch'io che Gianni avrebbe dovuto tirarsi fuori da questo triangolo pericoloso, ma purtroppo al cuore non si comanda, no?

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  7. Trovo la storia un po' cringy (mi spiace che non ci sia un termine italiano che renda abbastanza), un po' imbarazzante. Credo che questo Gianni non abbia saputo mantenere le distanze dalla figlia Maria, e sia stato anche poco attento nei confronti della donna. Al cuor non si comanda? Forse....

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    1. Sai che ho dovuto cercare su google quel "cringy"? No, non l'avevo mai sentito.
      Effettivamente, la storia è molto imbarazzante e credo che tutti i protagonisti della vicenda possano definirsi, al tempo stesso, vittime e carnefici.
      Io mi sento, quindi, di assolvere questo ragazzo. Dici che sono troppo buona?

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    2. Sì, credo che non essendo un ragazzino di 17/18 anni avrebbe dovuto capire la sua posizione. Già se una tua amica si mette col tuo ex un po' strano ti fa (anche se magari la situazione è chiusa bene), figurati tua figlia... La figlia non è da meno, ma già era più giovane.

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    1. Sempre di poche parole tu.
      Stavolta non ti ho capito. Ci rinuncio. :P

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  9. Mha...può sempre sperare che Gianni lasci la figlia e torni con lei , le consiglierei di non demordere.

    Beautiful insegna!😀😀🤔
    Ciao

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    1. Ma no, daiiiiiii!
      Lasciamo questo genere di storie alla soap opera. 😂

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  10. Che storia. Mi ha lasciato l'amaro in bocca e non so perché.
    Forse l'idea che lui sia stato sia con la madre che con la figlia e che abbia, in un certo senso, rovinato per sempre il rapporto che le legava.
    Un mio cliente una quindicina di giorni fa se ne è uscito con questa frase:"Non si deve mettere la paglia vicino al fuoco", ad indicare che a certe cose bisogna pensarci, perché è naturale che capitino.
    Se tu porti un bel ragazzo dentro casa, gli consenti di passare tanto tempo con tua figlia che è quasi sua coetanea...eh, ti tocca anche mettere in conto che possa nascere altro oltre quello che vorresti.

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    1. Esatto.
      Purtroppo una madre certe cose deve prevederle.
      Anche se capisco che si abbia piena fiducia nella propria figlia e nell'uomo che si ama.
      Anzi.. nel ragazzo..
      Perché in fondo il problema sta tutto qui..

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    2. C'è poco da aver fiducia, secondo me.
      L'istinto fa comunque il suo corso in certe situazioni.
      Poteva frequentarlo ma fuori casa.

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