Buongiorno amici e buon inizio di settimana.
Durante lo scorso weekend ho letto la notizia di un bambino disabile lasciato solo in classe (a Catanzaro) mentre i suoi compagni si recavano in gita a Matera.
Il tutto all'oscuro dei genitori dello studente.
In molti hanno ipotizzato che si trattasse di una fake news, dato che appare alquanto improbabile che un'intera classe possa partire in gita senza che i docenti e il dirigente informino la famiglia di uno studente affetto da disabilità.
Io, invece, ci ho creduto eccome dato che ho vissuto la stessa circostanza sulla mia pelle.
Correva l'anno scolastico 2002/2003.
Nel mese di novembre ricominciai a frequentare le lezioni del mio secondo anno di liceo scientifico, dopo una lunga pausa dovuta all'incidente stradale e al coma.
Sotto consiglio del neurologo che mi teneva in cura, almeno per cinque o sei mesi avrei dovuto evitare l'esposizione alle radiazioni emesse dai monitor dei pc.
Pertanto, smisi di prendere parte alle lezioni di informatica.
Nello specifico si trattava di due o tre ore alla settimana, divise in più giorni. Quindi, logisticamente era impossibile uscire da scuola, ad esempio, alle 10, e rientrare alle 11 per non saltare il resto delle materie.
Perciò accadeva che, in quell'oretta, io restassi sola in classe, con la bidella (all'epoca si chiamava ancora così, adesso mi pare si chiami "collaboratrice scolastica") che si affacciava di tanto in tanto per sincerarsi che stessi bene.
Eppure, non stavo bene per niente.
Mettete il dramma psicologico di una ragazza di quindici anni che deve già lottare con i suoi nuovi handicap, i tanti chili di troppo giunti dall'oggi al domani, il senso di smarrimento che si prova nel non riconoscere più la propria immagine riflessa nello specchio, né tantomeno le proprie abilità mentali.
Aggiungete una grande aula piena di oggetti, ma vuota di persone.
Un libro da leggere, qualche disegno alla lavagna per passare il tempo, gli sms a sua madre con su scritto "Sto male, vieni a prendermi", cancellati sempre tre secondi prima dell'invio.
Perché, quando stai male davvero e ti senti diverso, pensi che evidenziando la cosa lo diventerai ancora di più.
Insomma, sono certa che la cattiva organizzazione dei miei tempi sia stata generata da una semplice ingenuità. Perché tutti conoscevano la Claudia forte ed impavida, quella che nemmeno la morte era riuscita a piegare, e magari non si aspettavano che durante quelle ore di solitudine i banchi dell'aula vuota potessero celare un terribile segreto: le sue lacrime.
Non lo confessai mai a nessuno, infatti.
Probabilmente, anche il bambino in questione ha nascosto il suo malessere a genitori ed amici per evitare di apparire fragile e noioso.
Intanto, io mi sento di abbracciarlo, sperando che d'ora innanzi la sua scuola possa trattarlo con maggiore tatto.
Sotto consiglio del neurologo che mi teneva in cura, almeno per cinque o sei mesi avrei dovuto evitare l'esposizione alle radiazioni emesse dai monitor dei pc.
Pertanto, smisi di prendere parte alle lezioni di informatica.
Nello specifico si trattava di due o tre ore alla settimana, divise in più giorni. Quindi, logisticamente era impossibile uscire da scuola, ad esempio, alle 10, e rientrare alle 11 per non saltare il resto delle materie.
Perciò accadeva che, in quell'oretta, io restassi sola in classe, con la bidella (all'epoca si chiamava ancora così, adesso mi pare si chiami "collaboratrice scolastica") che si affacciava di tanto in tanto per sincerarsi che stessi bene.
Eppure, non stavo bene per niente.
Mettete il dramma psicologico di una ragazza di quindici anni che deve già lottare con i suoi nuovi handicap, i tanti chili di troppo giunti dall'oggi al domani, il senso di smarrimento che si prova nel non riconoscere più la propria immagine riflessa nello specchio, né tantomeno le proprie abilità mentali.
Aggiungete una grande aula piena di oggetti, ma vuota di persone.
Un libro da leggere, qualche disegno alla lavagna per passare il tempo, gli sms a sua madre con su scritto "Sto male, vieni a prendermi", cancellati sempre tre secondi prima dell'invio.
Perché, quando stai male davvero e ti senti diverso, pensi che evidenziando la cosa lo diventerai ancora di più.
Insomma, sono certa che la cattiva organizzazione dei miei tempi sia stata generata da una semplice ingenuità. Perché tutti conoscevano la Claudia forte ed impavida, quella che nemmeno la morte era riuscita a piegare, e magari non si aspettavano che durante quelle ore di solitudine i banchi dell'aula vuota potessero celare un terribile segreto: le sue lacrime.
Non lo confessai mai a nessuno, infatti.
Probabilmente, anche il bambino in questione ha nascosto il suo malessere a genitori ed amici per evitare di apparire fragile e noioso.
Intanto, io mi sento di abbracciarlo, sperando che d'ora innanzi la sua scuola possa trattarlo con maggiore tatto.
Mha ..speriamo non sia vero, dico del bambino disabile abbandonato a se stesso per una... "giornata"?
RispondiEliminaIn quanto a te mi spiace per quello che hai dovuto passare con l'ora d'informatica.
Non penso ti sollevi il morale se ti scrivo che odiavo la materia informatica!
Potevano impiegare quel tempo che eri costretta a star da sola in aula per qualcosa di alternativo..un altra materia assieme ad un altro insegnante.
O magari potevano farti andare a seguire un altra lezione in qualche altra classe durante quel tempo...ma non lasciarti sola.
Non credo possa tirarti su di morale ma ti faccio una confidenza : a me l'informatica non è mai piaciuta.
Buona giornata
Invece a me piaceva un sacco, infatti mi dispiacque molto dovermi assentare dalle lezioni.
EliminaEra una delle mie materie preferite, tanto che avevo scelto il liceo scientifico con indirizzo, appunto, informatico.
Credo che all'epoca sottovalutarono il mio malessere (psicologico oltre che fisico), per inesperienza o ingenuità.
Per fortuna, nel mio caso, non ho riportato conseguenze ma perché, come dici spesso tu, sono una tosta.
Nel caso del bambino spero davvero che sia una fake news.
Non so se l'hai capito...a me l'informatica non piace
RispondiEliminaDiciamo che ne avevo un vago sentore, ma non ne ero certissima.. 😜
EliminaPenso che essere esclusi da qualcosa sia sempre brutto; soprattutto per un ragazzino che non può comprenderlo appieno o farsene una ragione.
RispondiEliminaGià. Spero che d'ora innanzi saranno più cauti, come la stessa preside ha promesso alla stampa.
EliminaDetesto tutto ciò che è militare. "E che c'entra?" dirai giustamente tu... C'entra perché in una storia militare che ho letto o visto, non ricordo, viene detta una frase che peraltro è ora presente anche come motto di varie associazioni che si occupano di persone in difficoltà: "Nessuno resta indietro!", nemmeno i corpi dei compagni caduti in missione...
RispondiEliminaCredo quindi siano da condannare duramente gli episodi come quello vissuto da te in passato, e di recente dallo studente disabile.
Un lasciare indietro che ha vissuto anche una mia amica, esclusa quando era bambina da una gita parrocchiale perché stava facendo una terapia (prendeva dei farmaci) e nessuno di questi "uomini di fede" volle accoglierla, vedendola più come una bomba a orologeria che una persona con un disagio temporaneo... La cosa gravissima fu che quel veto fu espresso in presenza di tutti gli altri bambini, umiliandola e facendola sentire diversa!
Mi dispiace un sacco per la tua amica.
EliminaSpero che oggi sia una donna forte e serena.
Quanto alla comunità parrocchiale, non vorrei che il mio giudizio apparisse falsato dal mio ateismo, ma posso dirti che non mi meraviglio del tuo racconto.
La sensibilità non ha religione, né età e né sesso.
Posso dirti che questa amica si è sbattezzata... E sì, la sensibilità non c'entra nulla con la religione, ma da certi ambienti un abbraccio forse te l'aspetti di più...
EliminaSai che hanno consigliato anche a me di sbattezzarmi?
EliminaMa credo così poco nella chiesa (molto meno che in Dio), che non ho intenzione di perdere un solo minuto o un solo euro per queste formalità.
La fede si ha nel cuore oppure no. Delle carte non mi interessa nulla.
L'augurio è che quella sia una fake news perché abbandonarlo per una giornata intera secondo me è un caso da denuncia e non so quanto la scuola voglia correre il rischio. Ma se ne sentono così tante sulle scuole... Per quanto riguarda te lo trovo comunque gravissimo, anche se erano poche ore. Avrebbero dovuto impostare delle attività anche per te. Come quando uno non fa l'ora di religione, per esempio. Ora come allora, la scuola non sempre è il posto dove si educa integrando.
RispondiEliminaCredo che nel mio caso fossero soltanto impreparati alla vicenda.
EliminaOltretutto ben conoscevano il mio carattere forte e spavaldo, e immagino che non si aspettassero tutta la fragilità che vi si celasse dietro.
Ciao Claudia! La vicenda del bambino disabile lasciato a casa dalla gita ha lasciato anche a me un triste senso di stupore.
RispondiEliminaMi dispiace tanto per la tua esperienza: sentirsi esclusa dopo essere sopravvissuta ad un incidente così terribile deve essere qualcosa che riapre ferite ancora fresche. Sentirsi "diversi" è una delle cose peggiori che possono capitare nel corso dell'adolescenza, quando si cerca la propria identità. Un abbraccio e buona settimana!
Hai centrato il punto.
EliminaSentirsi diversi è terribile a quell'età e credo per tutta la vita.
Ricambio l'abbraccio e l'augurio di una buona settimana.
Non è la prima volta che sento succedere una cosa del genere. So solo solo che si trattasse della classe dei miei figli o proprio si uno di loro non starei a guardare
RispondiEliminaBisogna capire se davvero i genitori fossero all'oscuro di tutto.
EliminaIo ho deciso di cambiare scuola a mio figlio per molto meno di questo...
Mi fa tenerezza saperti in classe da sola mentre gli altri sono via.
RispondiEliminaLa voglio abbracciare anche io quella piccola Claudia di qualche anno fa.
Quanta dolcezza nelle tue parole.
EliminaMa l'abbraccio sarebbe graditissimo anche oggi che di quella ragazzina è rimasto poco o nulla. :*
e poi mi vengono a dire che il problema sono i figli che non vogliono dialogare...
RispondiEliminaI problemi sono così tanti che mi sembra comunque impossibile stabilire di chi siano le responsabilità.
Eliminaqualunque esclusione..fa male.
RispondiEliminae non ha giustificazione.
idiota la classe del ragazzino
idioti i tuoi compagni.
Non credo che i compagni abbiano potere decisionale nelle due vicende.
EliminaMagari i docenti sono stati un po' superficiali.
Comunque li perdonai subitissimo.
Il rancore non ha mai fatto per me.
Prima di tutto volevo dirti che non conoscevo la tua storia, non sapevo niente di tutto quello che ti è capitato. Ho letto ciò che hai scritto e credo che sia stato molto difficile acettare e venir fuori dai bruttissimi momenti del dopo incidente. Questi momenti probabilmente, non si superano mai del tutto. E anchre il fatto di essere escusa dalla lezione di informatica può solo accrescere il disagio. Non so se sia vera o no la notizia del bimbo escuso dalla gita perchè disabile. Io sono un'insegnante e non credo proprio che sia possibile nascondere la cosa ad un genitore perchè esiste tutta una procedura da rispettare , quando c'è da approvare una gita . In ogni caso, il bambino non può essere lasciato solo a scuola, va affidato ad un'altra classe, ma è chiaro il disagio del bimbo. Saluti
RispondiEliminaLa notizia è vera, ma credo che non sia completa.
EliminaNon sappiamo se il bambino disabile è affidato alle cure di una docente di sostegno, né la reale posizione della sua famiglia.
Resta che la vicenda è incresciosa.
Strano che non conoscessi la mia storia.. Ne ho scritto molto spesso. E posso dire di aver superato tutto egregiamente.
Grazie del pensiero.
Non è vero che li hai sempre cancellati un minuto prima di inviarmeli... Ricordo il dramma e la paura di quando mi telefonasti e con voce tremante dicesti: mamma sono sola sulle scale antincendio, mi viene da piangere, ho paura, vienimi a prendere.
RispondiEliminaE ricordo la sfuriata che feci al dirigente scolastico per l'accaduto.
Non mi ci far pensare guarda..
Eppure non cambiò nulla.
EliminaErano altri tempi, dai.
Voglio credere che oggi sarebbero stati più attenti..
Cara Claudia 15'enne , come mi dispiace che ti lascino sola in classe
RispondiEliminaa soffrire ,specialmente sapendo il tuo dramma trascorso .
Vai in un'altra classe , oppure parlane con l'insegnante o direttore.
Devi far capire che si è forti fino un certo punto , poi....
Un po' di anni fa , un medico mi disse "Non bisogna vergognarsi a
chiedere AIUTO ". Da allora non ho più dimenticato le sue parole ,
in tutti i sensi .
Un abbraccio alla ragazzina che eri , e un bacio alla "ragazza"
di oggi . Laura
Il problema è che anche oggi che sono una donna e madre chiedo aiuto molto raramente.
Elimina"Chi nasce tondo non può morire quadrato", si dice.
Magari invecchiando imparerò la lezione di quel medico....
Ma ne dubito, sai?
Un bacione.
Mi dispiace per la bruttissima esperienza che hai dovuto vivere, ti mando un abbraccio e per quanto riguarda lasciare solo un bambino oppure te anche solo per un ora dopo quello che avevi vissuto è veramente spregevole, qualche anno fa ho fatto la bidella in una materna e capitava spesso che la maestra lasciava un bambino da solo perché non voleva mangiare mentre gli altri giocavano in giardino, io mi recavo da lui e cercavo di farlo mangiare con un po di amore, avrebbe dovuto farlo la sua maestra, se così si poteva chiamare, scusa se mi sono dilungata ma queste cose mi fanno arrabbiare davvero, buona serata.
RispondiEliminaNon capisco perché alcune maestre costringono i bambini a mangiare. Purtroppo conosco molti casi come quello che hai descritto, e mi fanno venire la pelle d'oca.
EliminaPurtroppo non esiste una bidella come te in ogni scuola, e quindi molti bambini soffrono.
Poveri loro.
Buona serata a te e grazie.
Ma spero sia una fake news quella del piccolo ragazzo disabile lasciato solo...Ma veniamo a te, mi spiace davvero per quello che hai passato, per il senso di solitudine, per la forza da dimostrare e avere anche quando non c'è...Sei stata una ragazzina in gamba davvero! <3
RispondiEliminaGrazie cara.
EliminaSono stati anni difficili, ma per fortuna è tutto passato.
Un bacio
Ho un cuginetto autistico e sua madre ritiene la notizia più che attendibile visto quello che devono affrontare ogni giorno. Mi spiace per la solitudine e l'angoscia che hai dovuto affrontare, la scuola spesso manca di empatia.
RispondiEliminaEcco, l'empatia è proprio quel che manca in queste circostanze.
EliminaUn abbraccio al tuo cuginetto. 😘
Ormai non c'è più da sorprendersi, infatti credo sia tutto vero e sia quindi vergognoso, soprattutto del mancato "avvertimento", io per esempio sapevo (la comunicazione ai genitori era d'obbligo, anche perché mica era gratis..) e mentre i miei compagni andavano in gita rimanevo tranquillo a casa. Sulla tua esperienza dico che comprendo il tuo senso di solitudine all'epoca, anche se non mi è, paradossalmente, mai successo, accadeva solo alla ricreazione, però nel frattempo io mangiavo ;)
RispondiEliminaComunque sarà stata colpa dei compagni o della scuola? I miei di compagni non l'avrebbero mai permesso...
No. I miei compagni mi volevano bene.
EliminaCredo non avessero solo considerato il peso delle circostanze.
Ma comunque ormai è passato.
ho appena scoperto che nelle scuole danesi abbracciarsi è una materia ����
RispondiEliminahttps://www.youreduaction.it/danimarca-abbracciarsi-materia-scolastica-serve-per-sviluppare-empatia/
Una delle materie più importanti, mi vien da dire.
EliminaBellissimo esempio.
Magari non è tutta la storia, ma tendo a crederci... Era successo qualcosa di simile in Italia, mi pare fossero gli insegnanti che si rifiutarono di accompagnare un alunno in gità perché con un grave problema medico e i genitori, ovviamente, facevano interviste molto indignati.
RispondiEliminaIl tuo caso è altrettanto triste, forse non c'era ancora molta preparazione per certe necessità (diciamo) abbastanza improvvise. Eppure bastava che a turno qualcuno rimanesse a farti compagnia...
Ti abbraccio, ciao :)
In realtà sarebbe bastato farmi assistere alle lezioni della classe accanto alla mia, tanto il programma era pressoché identico, e gli alunni molto simpatici.
EliminaBuona serata